Come derubare il pubblico

Come derubare il pubblico H. FATTO TECNICO L'arbitro Casarin e le "manfrine" sui calci di punizione del derby Come derubare il pubblico Siamo ormai arrivati al furto continuato nei confronti dello spettatore, che magari non se ne rende conto ma avrebbe diritto ad uno spettacolo • pieno », il più vicino possibile ai novanta minuti di gioco. Il derby ò stato una fregatura assoluta, in proposito. Se colpe ne ha avute Casarin, va almeno considerata la sua preoccupazione: non voleva che la gara gli sfuggisse di mano. Certo, ha sbagliato nel non colpire più duramente le scorrettezze intenzionali (quelle per manifesta inferiorità, vogliamo dire) e fermare Invece il gioco per scontri rudi ma leali, ma i più colpevoli sono stati I giocatori per le ignobili manfrine sulle punizioni e sul calci d'angolo, in merito alla distanza fra chi calcia la palla e chi si pone davanti. E' ora che gli arbitri si decidano a tirare fuori il cartellino giallo, ed ammonire chi « ruba » al pubblico e si rifugia in trucchettl da fiera del paese. La raccomandazione c'è, I direttori di gara non la mettono in pratica forse timorosi di non essere capiti dal pubblico. Invece il pubblico è il primo che dovrebbe compiacersene. Abolita per una logica riflessione sul « diritto » l'ammonizione al capitano della squadra che non sta alla distanza (metri 9,15, dice il regolamento), bisogna colpire II singoio. Il problemino, non trascurabile per altro, 6 più complesso per il nuovo modo di battere — e difendere — I calci di punizione. Rari I casi in cui chi ha subito II fallo tenta II calcio diretto, la regola è II tocco laterale per un compagno. DI conseguenza ai fianchi della barriera si dispongono due giocatori «mobili», pronti a chiudere chi riceve la palla per II tiro. Una com¬ plicazione, perché se già la barriera « ruba » sempre metri (fossero solo centimetri...) i giocatori mobili si avventano ben prima che gli avversari tocchino la palla (infrazione chiara al regolamento). Gli specialisti del balzo in avanti sono, per le torinesi, Furino e Peccl. Non si vedono più direttori di gara che misurano a passi la distanza fra pallone e barriera. « Il motivo è semplice — spiega il designatele arbitrale Renzo Righetti —, li passo lo si può allungare o accorciare, non è una cosa seria. Ma esistono dei riferimenti precisi. La distanza dal punto del rigore alla lunetta dell'area è di metri 9,15. Se la palla ò tre metri fuori della lunetta, la barriera deve essere posta tre metri davanti al dischetto. Semplice, ma di difficile applicazione per la cattiva volontà del giocatori, per un certo ritegno dei direttori di gara ad arrivare all'ammonizione, che rimane comunque l'unico modo per porre fine al malvezzo ». Giusto, ma anche chi usufruisce della punizione dovrebbe farsi più furbe, sveltirsi un poco. Posto che il fischio dell'arbitro che rileva il fallo sancisce anche la possibilità di battere la punizione (ed il regolamento vitta che un avversarlo si ponga davanti alla palla in attesa che la sua barriera si disponga), à sufficiente che la sfera sia ferma al punto giusto per poter essere calciata. Ma ormai chi batte e chi subisce è votato alla manfrina, ed il pubblico sta a guardare minuti e minuti di nulla (che paga regolarmente). Allora, coraggio arbitri e fuori I cartellini. Anche perché tollerando e perdonando, I giocatori si abituano male. E poi succede come a Dusseldorf, vero Zaccarelli? b. p.

Persone citate: Casarin, Furino, Renzo Righetti, Semplice, Zaccarelli