Gli "operai,, delle Piramidi

Gli "operai,, delle Piramidi archeologìa • Velia Armuzzi Gli "operai,, delle Piramidi E' stata ed è opinione diffusa quella che gli antichi Egizi fossero un popolo di schiavi oppressi dall'autorità faraonica e sacerdotale, obbligati a lavori forzati in massa, senza alcuna retribuzione. Come tutto ciò sia frutto di errati preconcetti è, una volta di più, confermato da un professore inglese al convegno annuale dell'« Associazione Americana per il progresso della scienza »: il dott. Kurt Mendelssohn, docente all'università di Oxford, da anni studioso di Egittologia, smentisce in pieno queste idee dichiarando che «operai e non schiavi costruirono le piramidi». Secondo la sua tesi, le piramidi sarebbero state costruite, quasi tutte, nello stesso periodo e, essendo quella di Meidum crollata a metà costruzione (65 m), perché i lati erano troppo ripidi, nell'erigerc le piramidi successive, è stato necessario un ritocco, per evitare di incorrere nello stesso errore; questo il motivo per cui abbiamo la «Bent Piramid» (piramide piegata). La tecnica sarebbe stata questa: giunti ad una certa altezza, il lavoro doveva subire una più accentuata angolatura, necessaria per dare maggiore stabilità alla cima (cuspide) triangolare, poggiata sulla base quadrata. Sempre stando alla tesi dell'egittologo inglese, l'insieme delle costruzioni sarebbe servito ad attuare un grandioso programma di messa in opera di lavori pubblici, compiuti da operai debitamente retribuiti ed alloggiati. Tutto ciò allo scopo di creare, con ciclopici lavori di massa (come gli antichi Aztechi), svolti insieme, un senso di collettivismo e di unità, per un Egitto più grande e forte, in funzione di nazione-stato. Questa ennesima, autorevole voce che si leva per smentire l'ormai trito concetto di schiere di uomini sfruttati da tiranni egoisti e megalomani, fa piacere ascoltarla non fosse altro per amore della verità che prende luce da infiniti reperti archeologici. Molto improbabile (diciamo pure inedita), appare la tesi che tutte (o quasi) le piramidi siano state erette insieme, poiché molti dati dimostrano il contrario e, primo fra tutti, quello che le costruzioni sono sorte durante il regno di vari Faraoni succedutisi nelle diverse dinastie, quindi in progressione cronologica. La grande piramide (alta 146 m, lato base m 227) è di gran lunga più antica e superiore alle altre, sia come assoluta perfezione geometrica interna ed esterna, come materiale, tecnica di costruzione (non ancora scoperta), sia infine come impiego poiché non è mai stata usata come tomba ed è l'unica ad avere due condotti d'aria nella camera del sarcofago reale vuoto. Dalle sue misure sono state ricavate profezie e dati astronomici (la distanzo Terra-Luna), che hanno sbalordito studiosi e profani (a parte le esagerazioni di alcuni piramidologi). «Dobbiamo rettificare l'aberrazione che le piramidi siano testimonianze di un mostruoso dispotismo: nulla di più falso! I faraoni erano l'Horus, il dio garante della prosperità, lavorare per lui era un aito di fede compensato materialmente e spiritualmente». (Walther Wolf, Ritrovamenti in Egitto, Ed. Mediterranee). Ed ancora per smentire le dicerie dello schiavismo in Egitto, basti dire che, sotto il Faraone Pepi II (VI Din. 2200 A.C. 94 anni di regno), alcune categorie di operai si permisero persino di scioperare perché non soddisfatte del salario. Gli unici schiavi erano i pri¬ gionieri di guerra impiegati, per lo più, nelle cave di pietra, granito, diorite ecc., lavoro duro, svolto in condizioni estremamente disagiate, per la mancanza di tutto; alcuni Faraoni, in successivi periodi, fecero costruire appositamente una strada per non far mancare loro l'acqua. Si sa che, nell'antico Egitto, c'erano mesi in cui il Nilo in piena straripava inondando e fertilizzando le campagne col suo limo. Durante il lungo tempo dell'allagamento i contadini, gli artigiani, che costituivano la maggior parte della popolazione, sarebbero rimasti senza lavoro e senza proventi; questo era un grave inconveniente da ovviare, poiché l'ozio non è producente in nessun campo. Allora, nei lunghi periodi di stasi agricola, fervevano le opere di costruzione di tombe, dighe e templi, impiegando migliaia di persone in lavori retribuiti, che permettevano di vivere ad intere famiglie. Oltre a tutto, chi costruiva per gli dei, dopo morto, sarebbe andato nell'Amenti (Paradiso) beato per l'eternità, a raccogliere le dorate messi delle buone azioni compiute. Nulla di truce dunque, come risulta dalle pitture murali (V. tomba di «Ti» ed altre) ove uomini e donne attendono lietamente ai loro mestieri, nella serenità dell'ambiente quotidiano. Esistevano anche punizioni corporali per chi le meritava. Il saggio Amenemophe, tra le sue massime, diceva al maestro: « Quando il ragazzo non ti ascolta, usa la frusta perché le sue orecchie sono sulla sua schiena! ». Ed un'altra massima di Merikarè: « Se hai una moglie, trattala bene, coprila se ha freddo, ungi il suo corpo e proteggila: una buona moglie è come un campo, se lo coltivi bene dà buoni frutti ».

Persone citate: Armuzzi, Faraoni, Kurt Mendelssohn, Paradiso, Walther Wolf

Luoghi citati: Egitto, Oxford