Piero Costa si riposa in un rifugio segreto di Giorgio Bidone

Piero Costa si riposa in un rifugio segreto Appena libero si è allontanato da Genova Piero Costa si riposa in un rifugio segreto L'interrogatorio rinviato a dopo Pasqua - Secondo un magistrato manca (per ora) la certezza della responsabilità delle "Br" (Nostro servizio particolare) Genova, 4 aprile. Piero Costa ha lasciato Genova oggi pomeriggio per destinazione ignota; forse è andato a Rapallo, ospite di un grande albergo di proprietà della famiglia, forse è nella villa di un cugino a San Michele di Pagana, forse ha scelto la montagna (San Giacomo di Roburent): lo ha fatto, certamente, per meglio riprendersi dallo choc degli 81 giorni di prigionia trascorsi legato a un lettino, gli occhi bendati e con due auricolari negli orecchi, per impedirgli di udire rumori attraverso i quali dare indicazioni agli inquirenti sulla località in cui è stato tenuto prigioniero. Prima di lasciare Genova, l'ingegner Piero Costa si è recato al cimitero di Staglieno a rendere omaggio alla tomba del padre, Giacomo II, morto durante la sua prigionia, ma del cui decesso l'armatore ha avuto notizia soltanto ieri mattina, dopo la liberazione: «Avevo intuito qualcosa durante la lunga prigionia — ha detto Piero Costa — ma non ne avevo la certezza». L'armatore ha trascorso le prime 24 ore di libertà nella sua casa di Spianata Castelletto insieme alla moglie, Giuliana Casnedi, e alle figlie, attorniato dai parenti. «Vuole godersi la famiglia — hanno detto alcuni intimi dei Costa —. Per riprendersi e normalizzarsi al più presto. Una prigionia così lunga, e in quelle condizioni non può non lasciare il segno, soprattutto sotto il profilo psicologico e dei nervi, anche sulla persona più forte». Piero Costa e i familiari, quindi, hanno chiesto al magistrato inquirente, il sostituto procuratore Luciano Di Noto, di rinviare l'interrogatorio sulla vicenda, che si prevede lungo e minuzioso, per cui l'armatore sarà sentito dal giudice soltanto dopo Pasqua, martedì 12, quando farà ritorno a Genova. Soltanto allora, quindi, sarà possibile avere maggiori particolari e indicazioni sul sequestro, anche se già ieri mattina, nel corso di un colloquio con gli inquirenti in questura, Piero Costa ha fornito alcuni dati, le indagini, peraltro, partono sostanzialmente da zero: gli elementi in mano a carabinieri e polizia sono pochi, si limitano al farneticante volantino col quale le «Brigate rosse» hanno rivendicato il rapimento (definendolo «una tassazione alla multinazionale dei Costa, preludio a un esproprio totale»), e agli «identikit» delle tre persone, tra cui una donna, che hanno ritirato a Roma i soldi del riscatto. Gli identikit seno fatti sulla base delle descrizioni rese dalla sorella e dal fratello del rapito, incaricati della delicata missione: stando alle loro descrizioni, fra i tre vi sarebbero stati Maria Pia Vianale e Antonio Lomuscio. La pista «politica» viene data per sicura dagli inquirenti anche se stamane, a Palazzo di Giustizia, in una breve conversazione con i giornalisti, il Procuratore capo della Repubblica, dottor Lucio Grisolia, ha stranamente contrad- detto le dichiarazioni rese unanim&mente da polizia e carabinieri: «E chi ha detto che siano state le "Brigate rosse" a rapire l'ingegner Costa? — ha sostenuto l'alto magistrato —. Non possiamo affermarlo con certezza». Quando i giornalisti gli hanno fatto notare come da tempo gli inquirenti seguano la «pista politica», il dottor Grisolia ha ribattuto che si tratta di una ipotesi di lavoro che non trova, allo stato, fondamento nei fatti. Giorgio Bidone Genova. Piero Costa, poco dopo il rilascio (Telefoto Ansa)

Luoghi citati: Genova, Rapallo, Roburent, Roma