DALL'ESTERO di Livio Zanotti

DALL'ESTERO Distensione e armi strategiche dopo la missione Usa a Mosca Breznev, difficile equilibrio tra Casa Bianca e Cremlino (Dal nostro corrispondente) Mosca, 2 aprile. «L'incertezza della stagione allontana l'estate», dice un proverbio russo posto a commento delle dichiarazioni del ministro degli Esteri, Andrei Gromyko. L'improvviso ritorno del gelo invernale seguito al fugace tepore primaverile della settimana scorsa, è indicato come un parametro meteorologico su cui misurare la curva delle relazioni con gli Stati Uniti. Ed 6 una metafora che vale una risposta quando viene da ambienti ufficiali. Ancora oggi, radio, televisione e giornali diffondono brani della polemica conferenza stampa di giovedì scorso e la mobilitazione dei «mass-media» rivela che essa era diretta all'opinione inter. na non meno che a quella internazionale, ciò che ne spiega anche certe reticenze. Uno sforzo propagandistico, certo, ma assolutamente non comune e tale, anzi, da tradurlo in un gesto politico concreto, dal quale attendersi conseguenze. In un alternarsi di irrigidimenti e disponibilità, l'accento cade sull'immutato desiderio dell'Unione Sovietica per una pronta ripresa del dialogo. La pace è un vecchio cavallo di battaglia. Non sarà l*Urss a smettere di cavalcarlo. Ma per altre vie trapela soprattutto preoccupazione. Si lascia che filtrino indiscrezioni sulla riunione del «Politbjuro» seguita all'ultimo in contro di Gromyko con Vance, nella quale fu deciso di far incontrare il ministro degli Esteri sovietico con i giornalisti stranieri. Vi sarebbe stato dibattito intenso e, da parte di certuni, critiche per la presunta arrendevolezza manifestata dallUrss nella politica estera degli ultimi mesi. Ha parlato a lungo Di mitri Ustinov, il ministro della Difesa, uomo del partito ma anche portavoce degli ambienti militari. Si sarebbe schierato a favore di una risposta rigida, garantendone l'appoggio da parte delle forze armate. Comunque, il suo intervento lascia intendere l'ampiezza della discussione suscitata dall'esito degli incontri con il segretario di Stato americano. Per Breznev e per la psicologia russa, il dogmatismo idealistico e il pragmatismo politico di Carter sono semplicemente una somma di ambiguità. Egli ha puntato gran parte del proprio prestigio nel Paese e fuori sulla carta della distensione. Ora che i frutti di questa stentano a maturare può temere che gli oppositori interni ritrovino fiato e tentino di indebolirlo nel partito. Sarebbe tutta una strategia tessuta durante anni a venire posta in discussione. E poiché Carter non ignora certamente tutto ciò, diventa credibile che vi abbia puntato per mettere lUrss con le spalle al muro. Il segretario generale del pcus se n'è visibilmente irritato e adesso è impegnato a mostrare di non essere una «tigre di carta», che i suoi non sono «sternuti», come ha detto Carter. Si era capito già dall'andamento dei colloqui con il segretario di Stato. Breznev gli aveva parlato subito fuori dei denti: «La critica e la propaganda sono una cosa, il finanziamento ai dissidenti e le esortazioni di "Radio Liberty" all'insurrezione contro il potere sovietico sono un'altra. Questa è ingerenza nei nostri affari interni». Poi se n'era andato lasciando la delegazione americana in attesa dì una risposta che è arrivata soltanto all'ultimo momento e che malgrado l'ostentato ottimismo di Vance quasi tutti gli osservatori, quelli americani per primi, si attendevano negativa. Perché Mosca aveva detto e ripetuto che non avrebbe accettato un accordo sulle armi strategiche in cui gli Stati Uniti conservassero i «cruiser missiles», capaci di garantirgli una superiorità strategica anche a parità numerica di vettori. L'analisi del discorso di Gromiko conferma che la visita di Vance era già segnata in partenza. I sovietici non accettano la diplomazìa «open mouth», a bocca aperta, come l'ha chiamata James Reston. E il ministro degli Esteri l'ha irrisa come segno di scarsa serietà. Egli ha manifestato tutta la sua irritazione per essersi visto sottrarre dagli americani uno «slogan» come quello del «disarmo generale e completo», fabbricato e pubblicizzato dal Cremlino. Un'irritazione cui si aggiunge quella dovuta alla difficoltà di replicare attivamente all'attacco subito per il rispetto dei diritti umani nell'Urss. L'abbandono della logica di Vladivostock (riduzione qualitativamente e non solo quantitativamente bilanciata delle armi strategiche) è infine il punto di più difficile assorbimento: perché per argomentare efficacemente il proprio rifiuto Gromyko avrebbe dovuto ammettere esplicitamente la superiorità tecnologica dell'industria bellica (e, ovviamente, non solo bellica) degli Usa, ciò che avrebbe compromesso l'immagine della potenza sovietica all'interno e di fronte al Terzo Mondo, e perché la crisi delle relazioni con gli Stati Uniti rafforza indirettamente la Cina ponendo in pericolo la frontiera d'Oriente. Livio Zanotti Parigi. Il segretario di Stato americano Vance durante i colloqui con Giscard all'Eliseo

Persone citate: Andrei Gromyko, Breznev, Gromiko, Gromyko, James Reston, Ustinov