Due carabinieri scoprono " vertice „ mafioso: uccisi di Tino Neirotti

Due carabinieri scoprono " vertice „ mafioso: uccisi Dietro ogni caduto, una tragedia La lista dei morti s'allunga. La divisa del carabiniere o dell'agente è diventata ormai il bersaglio d'un continuo tragico tiro a segno di delinquenti comuni, di terroristi con etichetta rossa o nera, di mafiosi. Il poliziotto della stradale che s'avvicina a un'auto può ricevere, invece d'una patente esibita, una sventagliata di mitra addosso, com'è capitato agli sventurati che fermarono in febbraio la vettura di Vallanzasca o quella del brigatista rosso Fontana; il carabiniere che chiede documenti o spiegazioni può essere abbattuto nello stesso modo, come è accaduto in febbraio all'appuntato di Brescia e l'altro ieri ai due di Taurianova in Calabria. L'anno scorso, secondo il procuratore generale della Cassazione, si contarono 39 morti e 2153 feriti tra le forze dell'ordine, o meglio tra i «forzati dell'ordine», come qualcuno chiama questi uomini costretti a garantire ad ogni costo, anche a quello della propria vita, il funzionamento della legge e l'incolumità di tutti noi cittadini. I numeri e gli elenchi dicono poco. Ma se si ricorda che per esempio le due vittime, i due caduti, come si diceva una volta, di Taurianova avevano entrambi una famiglia, che uno aveva 47 anni, con due figli di 16 e 12, e l'altro 27 anni, con una moglie quasi bambina e incinta di cinque mesi, si capisce quali drammi, quali enormi sofferenze ci sono dietro ogni numero e ogni nome di queste persone, che hanno scelto di lavorare per lo Stato e di difenderlo, con stipendi quasi da fame. Il fatto è che il servizio d'ordine pubblico contro la criminalità comune, e peggio contro quella politica, è diventato più difficile e più rischioso che nel passato, sia al Nord sia al Centro e nel Sud dell'Italia, ma è diventato addirittura quasi impossibile in terre come la Calabria, dove mafiosi latitanti, coperti da una fittissima rete di complicità, impongono la propria legge spietata. In vari centri polizia e carabinieri di sera si chiudono, assediati, nelle loro sedi. La guerra contro la mafia, contro le cosche che sorgono, scompaiono e si riformano, è una tela di Penelope da ricominciare ogni giorno. Per la solita difficoltà dei processi — mancanza di testi e prove, complicità locali e politiche, debolezza o forse persino complicità di taluni magistrati — questa delinquenza organizzata che è la mafia rimane di fatto immune, con i suoi arsenali, le sue strutture organizzative, i suoi killers. La lotta dei carabinieri e della polizia ha avuto dei successi, ma ad un prezzo crescente di vittime. Le insidie sono infatti dovunque, con una malavita mobilissima, che può vivere lungamente in clandestinità, ben rifornita di protezioni e di armi, pronta ad uccidere, con un'alta probabilità di salvarsi. Certo non è possibile eliminare i rischi. Tuttavia in molti casi bisogna chiedersi se agenti e carabinieri siano preparati e allenati a fronteggiare questo tipo di criminalità comune oppure la criminalità politica che della prima usa i sistemi e spesso anche i mezzi e gli uomini. Agenti troppo anziani talvolta affronta¬ no fuorilegge pericolosi e armati con tecniche adatte ai ladri di polli di buona memoria o con controlli di routine: così muoiono. I problemi dell'istruzione, dell'allenamento, delle tecniche operative, delle forze di pattugliamento in zone pericolose, delle misure precauzionali per gli arresti si pongono con tragica attualità e urgenza. Tanti episodi dimostrano che (salvo pochi fanatici) i criminali, quando perdono la speranza, si arrendono, dimostrandosi persino vili, come Vallanzasca e Concutelli. Tra le tante necessità che premono in questo periodo di trasformazione sociale, economica e politica in Italia, quella dell'adeguamento delle forze dell'ordine non è l'ultima. Altrimenti rimarremo con l'attuale drammatico paradosso che la polizia, più numerosa da noi che negli altri Paesi europei, ha, anche per causa di molti impieghi dispersivi, una minore forza effettiva e un più alto numero di morti. Tino Neirotti

Persone citate: Concutelli, Fontana, Penelope, Vallanzasca

Luoghi citati: Brescia, Calabria, Italia, Taurianova