Iniziato a colpi di dollari e marchi il "mercato" dei turisti stranieri di Lino Vetere

Iniziato a colpi di dollari e marchi il "mercato" dei turisti stranieri Un "summit,, di esperti e di organizzatori a Vibo Valentia Iniziato a colpi di dollari e marchi il "mercato" dei turisti stranieri Ottimistiche previsioni per l'afflusso dall'estero nel Mezzogiorno - Prezzi troppo alti per noi (Dal nostro inviato speciale) Vibo Valentia, marzo. C'è il mercato dei calciatori e c'è il mercato dei turisti. Quello si tiene d'estate, come tutti sanno, e riguarda poche centinaia di atleti; questo si è iniziato adesso, alle prime avvisaglie della primavera e coinvolge nella domanda e nell'offerta di sostanziosi «pacchetti» turistici decine e centinaia di migliaia di persone. Sul campo di gioco, che è l'intero territorio italiano, agisce l'industria delle vacanze, croce e delizia, ieri come oggi, della nostra economia. Questo «summit» turistico a colpi di dollari e di marchi che aggrediscono la nostra liretta ha avuto nei giorni scorsi la sua più genuina espressione in un convegno organizzato su vasta scala a Vibo Valentia. Questa l'etichetta ufficiale: «Incontro operativo per lo sviluppo turistico del Mezzogiorno d'Italia» promosso dal ministero del turismo e preparato accuratamente dallTSnit e dall'assessore regionale per la Calabria, Scarpino. Al convegno sono convenute anche le forze vive e operanti delle quattro regioni interessate: Basilicata, Calabria, Campania e Puglie (ma non i tre assessori al turismo delle tre regioni ospitate); oltre settanta operatori ed esponenti delle maggiori organizzazioni di viaggi di undici nazioni europee; rappresentanti delle aziende turistiche più importanti del Sud con una capacità ricettiva di circa 100 mila posti letto in alberghi, villaggi turistici e campeggi; infine lo stato maggiore al completo dell'Ente turismo nazionale, coordinatore della manifestazione, al seguito del generale in capo, aw. Michele Pandolfo. Questo grosso incontro, o meglio, questo scontro fra dollari, marchi e lire, con la posta in gioco di centinaia di migliaia di pazienti turisti, è appena terminato e se ne può già trarre qualche conclusione. Anzitutto quella che, forse per la prima volta in Italia, si è fatto sul serio. Questa intenzione si era già capita nel primo giorno dall'intervento del ministro per il turismo e lo spettacolo, Antoniozzi, il quale aveva fatto poche chiacchiere ma esposto subito qualche fatto positivo, oltre a molti buoni propositi. Sono infatti elementi concreti il fatturato annuale del turismo in Italia: 8-10 mila miliardi (nel 1966 furono 2000) e i 2500 miliardi di entrate valutarie effettive, specialmente nelle aree come il Mezzogiorno in cui nell'industria e nell'agricoltura si registrano gravi ritardi e problemi di sviluppo di non facile soluzione. La serietà di intenti è stata rivelata anche da un'altra iniziativa: gli operatori stranieri sono stati portati a visitare direttamente le strutture ricettive più qualificate. Non si vende più il prodotto a scatola chiusa, ma lo si studia e osserva in tutti i suoi aspetti, anche in quelli negativi. Si sa che l'Italia oggi non è più la sola padrona dell'area turistica mediterranea; che la concorrenza è spietata, sia all'Est che all'Ovest, che le strutture nazionali sono un po' traballanti, travagliate dal vertiginoso aumento dei costi, ma ancor poco si è fatto e molto si deve fare. Ed ecco questo convegno calabrese, giunto a proposito per toccare il polso e per fare una prima diagnosi della situazione nel Sud. I segni di ripresa — non è così purtroppo in altre zone del Paese — ci sono e la stagione estiva che è alle porte dovrebbe (dicono) essere etichettata come si fa per i vini delle buone annate. Le correnti turìstiche straniere sono pronte per la pacifica invasione delle coste italiane. Solo il caso «Cavtat» e la pietà per i poveri uccellini sottoposti a barbari massacri (ma la legge contro l'uccellagione è già passata in Senato) fanno ancora esitare molti bene intenzionati. Il cambio sempre più favorevole e la bellezza dei luoghi — la Calabria anche in questi giorni è stupenda — sono incentivi troppo forti per frenare gli entusiasmi dei turisti, soprattutto tedeschi e scandinavi (tanto che quest'anno se ne prevede un 10 per cento in più). Per gli operatori italiani il grosso problema è quello dei prezzi. Molti accordi di massima ci sono stati all'incontro calabrese, ma pochi contratti finora. Gli operatori stranieri tendono a pagare il più tardi possibile (aspettare è conveniente, date le oscillazioni della lira). Ed anche il codicillo sul costo del denaro fat¬ to con i tedeschi che ammette una sfasatura del 10 per cento sui prezzi già concordati non è sufficiente a tranquillizzare gli operatori italiani. Inoltre, più il «pacchetto» di presenze turistiche offerto è consistente, minore è il costo della vacanza. Così lo straniero finisce per pagare molto ma molto meno del turista italiano. Un operaio specializzato tedesco, per esempio, che guadagna in Germania 2000 marchi al netto (circa 750 mila lire) e che come tutti i suoi colleghi ha l'abitudine di mettere da parte 300 marchi al mese per le vacanze estive, potrà scendere in Italia con 1 milione 200 mila lire disponibili e pagare comodamente le 30-50 mila lire al giorno richieste per la pensione in un albergo di lusso o di prima categoria. Con questa somma in Germania pagherà al massimo l'affitto di una camera per un giorno. Se poi lo stesso turista tedesco avesse la fortuna di trovare un'attrezzatura alberghiera di minori pretese, la sua vacanza in Italia gli costerebbe poco o niente. Ma questo non è tanto facile. Manca infatti nel Sud una rete intermedia di attrezzatu¬ re ricettive dotate di servizi confortevoli e di personale specializzato. I grandi complessi alberghieri — ne abbiamo visitati molti nei giorni scorsi — si ergono come delle enormi cattedrali nel deserto, o meglio, come delle colossali portaerei servite puntualmente da voli charter che aumentano una corrente di traffico turistico costante con l'estero. C'è il nuovo aeroporto dì Lamezia, ottimo ed efficiente anche se non agibile al traffico notturno, che però serve oggi soltanto a rifornire di ospiti i grandi alberghi. Ma che cosa ce ne facciamo di un simile aeroporto quando manca in Calabria ogni programmazione turistica e soprattutto le strutture accessibili ai lavoratori italiani? Per il nostro Paese così travagliato, il turismo non deve più essere una scelta sussidiaria ed occasionale; è per questo che, al di là delle cifre, occorre nel Sud e non solo nel Sud, un'intesa, un indirizzo che siano frutto di un lavoro comune, linee chiare di politica turistica comune. Soltanto così si potrà proporre con dignità l'Italia all'attenzione del turismo internazionale e beneficiarne noi stessi. Lino Vetere

Persone citate: Antoniozzi, Michele Pandolfo, Scarpino