Da simbolo a bersaglio

Da simbolo a bersaglio Da simbolo a bersaglio Chi ha visto la forsennata demenza nell'ultimo film di Pasolini deve aver provato lo stesso disgusto e lo stesso odio rabbioso leggendo dei quattro delinquenti che hanno seviziato e torturato Claudia Caputi; devono aver sentito la stessa infinita pietà pensando a questa giovane vittima dei sadici teppisti. Ma i sentimenti che questo caso suscita non si esauriscono nell'orrore, nella pietà e nella sacrosanta richiesta che i responsabili, tutti, siano scoperti e puniti con la durezza che meritano. Ci sono almeno due altre considerazioni. Una riguarda il movimento femminista che di questa vicenda ha fatto una bandiera. Claudia, che è sola e non ha aiuti, riceve dal movimento solidarietà, assistenza e certamente affetto, ma ne è diventata anche uno strumento, indicata ed esaltata come il simbolo della sofferenza per le ingiustizie maschili nella società. E da simbolo a bersaglio il passo è facile. E poi c'è la polizia. Nonostante le minacce denunciate in udienza e Io svolgersi del processo, Claudia Caputi non era protetta. Sappiamo bene che il numero degli agenti di p.s. e dei carabinieri è scarso di fronte ai compiti enormi di questi tempi, fra terrorismo e delinquenza. Ma un dubbio è lecito: se fosse stata la figlia di qualche personaggio, la scorta le sarebbe mancata? n#

Persone citate: Claudia Caputi, Pasolini