Mentre si sta svolgendo il processo contro i prim seviziatori di Silvana Mazzocchi

Mentre si sta svolgendo il processo contro i prim seviziatori Mentre si sta svolgendo il processo contro i prim seviziatori Violentata e sfregiata una seconda volta la ragazza che denunciò i suoi aggressori Claudia Caputi venerdì scorso aveva ottenuto che si svolgesse a porte aperte il processo contro i sette che l'avevano seviziata - Ieri è stata aggredita per vendetta da 4 giovani, portata in un prato, violentata e tagliuzzata con una lametta - Ora è all'ospedale sotto choc - Corteo di diecimila donne a Roma Roma, 31 marzo. Claudia Caputi, la ragazza che ieri è stata violentata e seviziata per la seconda volta in pochi mesi, non piange. «La coscienza di essere donna la sto pagando di persona — dice senza lacrime — ma non mi rassegnerò». E' stata ferita con una lametta al volto, all'inguine, sul seno; i medici temono una lesione cranica, ma Claudia nel letto di corsia dell'ospedale San Camillo racconta lucidamente l'ennesima vendetta di cui è stata vittima. Claudia Caputi ha diciotto anni; venerdì scorso aveva chiesto ed ottenuto che il processo contro sette giovani che nell'agosto scorso l'avevano violentata, si svolgesse a porte aperte. In tribunale l'aula era stracolma di donne; il movimento femminista romano si era mobilitato e il coraggio di Claudia era stato tanto. Durante la prima udienza del processo aveva denunciato pubblicamente di aver ricevuto minacce di morte per aver fatto arrestare alcuni dei suoi violentatori e ne aveva indicato uno che era seduto tra il pubblico: Ginesio Lettieri, fratello di Bruno, uno degli imputati. La mattinata di ieri Claudia l'aveva trascorsa con il suo avvocato, Tina Lagostena Bassi e verso le 14 l'aveva salutata in corso Vittorio sotto il suo studio legale. Claudia aveva fame ed è entrata in un bar per mangiare un panino; fuori pioveva e lei ha aspettato per un po' bevendo una bibita, poi si è avvicinata al telefono per chiamare alcune sue compagne femministe presso cui abita. Mentre parlava con loro ha visto quattro giovani sulla porta del bar e ne ha riconojciuti tre; erano del gruppo di quelli che l'avevano violentata lo scorso agosto e che lei non aveva potuto identificare. Si è spaventata e, senza riflettere, è fuggita dal bar. In breve però è stata raggiunta, stordita e caricata su una macchina «un'auto rosso amaranto — dice — grande, con quattro porte». Di corsa la vettura ha raggiunto la periferia: «Ricordo un canneto — racconta Claudia — e poi più niente...». I quattro l'hanno violentata; il tormento è durato due ore, «poi uno di loro — dice Claudia — ha parlato di un appuntamento, ha detto che era ancora presto e che si potevano divertire un altro po'». E ancora umiliazioni e violenza: con una lametta, ridendo, l'hanno ferita al seno, all'inguine, nelle parti del corpo più delicate per una donna, scegliendole con premeditazione orribile, con una logica banale perché maschile prima che deviata. Claudia ha urlato, poi è svenuta; i quattro l'hanno buttata sul ciglio di una strada al Portuense, ai margini della periferia a sud della città. Era ormai sera, nel buio è passato almeno un quarto d'ora prima che una vettura di passaggio si fermasse. Claudia è stata soccorsa e trasportata all'ospedale di San Camillo. Tutto questo Claudia ha detto alla polizia già ieri sera, ancora sotto choc e il racconto è stato ripetuto oggi al dottor Scigliano, un funziona' rio della squadra mobile che ha riempito nove pagine con le deposizioni della ragazza «tanto dettagliate» che i responsabili di questa terribile aggressione dovrebbero esse re identificati in breve tempo Dinanzi alla corsia dove è ricoverata, ieri sera si sono radunate decine di femministe di numerosi collettivi ro mani; alcune di loro hanno chiesto e ottenuto (non senza difficoltà) di assistere a turno Claudia che a Roma è sola. I suoi genitori, le sue sorelle, da quando «ha osato mettere in piazza il disonore» denunciando di essere stata violentata non le parlano più né mai sono venuti a trovarla. In ospedale è accaduto l'inevitabile: la curiosità morbosa, le allusioni umilianti di qualche infermiere e persino del medico di turno (che sarà denunciato dalle femministe per diffamazione) hanno reso a Claudia più pesante questa ennesima prova. «Io spero di avere sempre la forza di lottare», sussurrava oggi Claudia a chi l'informava che una manifestazione era stata indetta per lei. Il corteo, al quale hanno aderito il movimento femminista e lUdi (che riunisce le donne del pei) si è mosso da San Giovanni alle cinque del pomeriggio. Sono sfilate diecimila donne; i collettivi di quartiere delle scuole, di alcune fabbriche, le militanti dellTJdi. In testa al lungo corteo, un solo striscione verde con una scritta bianca: «Claudia non ha paura». Gli slogan hanno denunciato tutte le forme di violenza che la donna subisce nella società e scandendoli il corteo ha raggiunto il quartiere dell'Alberone (do- ve Claudia viveva e lavorava quando subì la prima aggressione e dove c'è il bar nel quale si riuniscono i ragazzi della zona). Oggi, poiché in ospedale sono stati notati « tipi sospetti », l'avvocato Tina Lagostena Bassi, che difende Claudia ha chiesto al magistrato che la ragazza venisse sorvegliata in corsia da un agente. Domani l'avvocato difensore presenterà querela con¬ thdsDlpa tro i quattro giovani che ieri hanno violentato la ragazza; del «caso» si sta occupando il sostituto procuratore Paolino Dell'Anno (pubblico ministero nel processo in corso); ma l'avvocato Lagostena Bassi presenterà un'istanza per chiedere la riunificazione di questo processo con uno che ancora è in fase di istruttoria. Il p.m. Gianfranco Vignetta sta infatti tuttora indagando sulla prima lettera con minacce di morte che Claudia Caputi ricevette l'estate scorsa subito dopo aver denunciato la prima violenza. Dopo l'episodio di ieri, l'avvocato Maria Causarano, già parte civile nel processo Lopez, la ragazza assassinata al Circeo proprio in seguito a violenze sessuali, che nel processo di Claudia assisteva paradossalmente l'imputato Bruno Lettieri, ha fatto sapere di aver rimesso il mandato. Silvana Mazzocchi Roma. Claudia Caputi, fotografata la settimana scorsa nei corridoi del Tribunale (Ap)

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