Vince il polacco "Sofia" ma potremo vederlo mai? di Sandro Casazza

Vince il polacco "Sofia" ma potremo vederlo mai? Alla mostra del film d'autore a Sanremo Vince il polacco "Sofia" ma potremo vederlo mai? Un raffinato apologo sulla terza età di Ryszad Czekala - Il premio opera prima diviso tra Iran e Finlandia ■ Gli attori più bravi (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 31 marzo. Ha vinto il cinema polacco. La ventesima Mostra Internazionale del film d'autore si è conclusa con il gran premio, di 5 milioni, a Sofia, il primo lungometraggio di Ryszad Czekala, con un riconoscimento per l'interpretazione femminile a Krystyna Wachelko-Zaleska protagonista di I bambini della domenica diretto da Agnieszka Holland e con il successo della retrospettiva dedicata al regista Andrzej Munk, morto in un incidente d'auto nel 1961. Il premio per l'opera prima è stato diviso dalla giuria tra Terra sigillata dell'iraniana Marva Nabili e La santa famiglia del finlandese Anssi Manttari. Miglior attore il turco Erkan Yucel per Inquietudine di Yilmaz Guney (il registi, attualmente in carcere al quale è stata dedicata l'altra interessante personale del festival) e Serif Goren. Sono tutti film di intenso impegno ideologico e politico, di un rigore stilistico ai limiti del formalismo, che offrono Oggi al Teatro Carìgnano inedite testimonianze su realtà sociali spesso sconosciute. In gran parte, però, si tratta di pellicole interdette al grande pubblico. La difficoltà dei linguaggi usati, l'ostentato rifiuto degli allettamenti spettacolari, la diffidenza dei grandi mercanti del cinema commerciale e spesso anche di certi circuiti alternativi, relegano questi prodotti nei confini angusti del festival negando loro qualsiasi diffusione. E tutti questi sforzi organizzativi rischiano, salvo rarissime eccezioni, di rimanere chiusi ad un discorso iniziatico per le troupes ormai fisse e itineranti dei «cinéphiles» festivalieri. Citiamo l'esempio del vincitore, Czekala. Ha 38 anni, si è diplomato all'Accademia delle Belle Arti di Cracovia e dal 1968 firma come regista, sceneggiatore e scenografo, cartoni animati che hanno conquistato premi prestigiosi un po' in tutto il mondo: Cracovia, Mannheim, Adelaide, New York. Tanti riconoscimenti culturali che non gli hanno mai aperto una via alle sale pubbliche. Un destino uguale, forse, toccherà anche alle raffinatezze stilistiche di Sofia. E' la storia di una anziana signora che vive in un ospizio. Tra i vecchi compagni si sente privilegiata e provvisoria. Lei può vantare l'affetto di una figlia, di un genero e di un nipotino, che presto, spera, l'accoglieranno nel calore della loro famiglia. Nell'isolata attesa Sofia vive alcune curiose esperienze: un piccolo molo in un film, il lavoro come modella per un gruppo di studenti delle Belle | Arti, la simpatia di un anziano regista che le chiede di trascorrere insieme le feste di Natale. La donna respinge tutto e tutti, andando incontro ad una angosciante delu¬ sione nella casa della figlia dove la sua presenza è evidentemente mal sopportata. Ancora più sola e disperata farà ritorno all'ospizio dividendo i regali, preparati con tanta cura per i suoi familiari, tra i compagni di viaggio e il finestrino. Una parabola amara, che poco sembra aggiungere tematicamente al discorso sulla «terza età» già affrontato nel cinema da autori come De Sica (Umberto D), Bergman Ul posto delle fragole), Allio (lina vecchia signora indegna). Ma Czekala, attraverso una esasperata ricerca formale, ha saputo realizzare un'opera, a giudizio della giuria, «in possesso delle qualità più. originali, per la forza e l'espressività delle immagini, per la stretta e profonda comprensione tra il regista e l'interprete principale Ryszarda Hanin, per il risalto conferito ad una emblematica condizione umana di isolamento in contrasto con gli obiettivi sociali». Sanremo ha laureato un altro «autore». Il pubblico delle sale cinematografiche lo conoscerà mai? Sandro Casazza