PRIME SULLO SCHERMO

PRIME SULLO SCHERMO PRIME SULLO SCHERMO Jancsò. musical sulla rivoluzione Salmo rosso di Miklos Jancsò. Ungherese a colori. Edizione originale con sottolitoli italiani. Cinema Arco. (a.bl) Presentato a Cannes nel 1972, e due anni dopo a Torino, ma per una sera soltanto, in occasione di una rassegna del cinema ungherese, Salmo rosso di Miklos Jancsò viene ora distribuito da noi in edizione originale con sottotitoli italiani: con molto ritardo quindi, si pensi che a Milano e in altre città se n'è vista lo scorso anno una versione teatrale curata dallo stesso Jancsò e allestita dal « Teatro XXV» di Budapest. Ma aggiungiamo subito che si tratta di due opere, com'è giusto, affatto diverse, accomunate soltanto da quel «rito» che costituisce poi la forma, e nello stesso tempo il contenuto, dei film del regista ungherese. Il rito e la rivoluzione: benché sia ambientato alla fine del secolo scorso, quando il popolo magiaro incominciava a prendere coscienza di sé e dei suoi diritti ma proprio attraverso le sconfitte subite lottando contro gli agrari, l'esercito e il clero, Salmo rosso non è un canto funebre per il socialismo, ma un inno per il suo trionfo. E' come se la rivoluzione avesse già vinto: per questo i «fatti» non si succedono in ordine cronologico né rispettano la logica ma, trasfigurati in simboli, si svolgono per così dire tutti insieme e continuamente si ripetono con un moto circolare che è già metastorico. Di questi «fatti» eccone in ogni modo alcuni: i braccianti bruciano la loro misera parte di raccolto e il padrone che li esorta ad accontentarsene; la truppa muove contro i rivoltosi, un cadetto che rifiuta di sparare è assassinato dagli altri ufficiali ma ritorna in vita con il bacio di una ragazza mentre i soldati fraternizzano con i contadini; all'ipocrita mozione degli affetti di un agrario, un operaio risponde uccidendolo con la semplice lettura di una lettera di Engels; a nulla valgono gli esorcismi di un prete che viene preso a frustate mentre la sua chiesa va a fuoco; improvvisamente i militari escono dal gruppo festante degli insorti, li accerchiano e li sterminano, ma una giovane resuscita, impugna una pistola e abbatte ad uno ad uno i soldati con i loro capi. Girato a colori in pochi piani-sequenza con una camera in perpetuo movimento, e magistralmente guidata da Janos Kende, Salmo rosso è intrecciato da canti, cori e danze che ne fanno una vera e propria commedia musicale, una «rivista» rivoluzionaria fitta di poetici simboli. Tutto in esterni, e la pianura ungherese gli offre un naturale e immenso palcoscenico, il film reca l'impronta del miglior Jancsò (e dello sceneggiatore Gyula Hernadi) con la sua icastica ripetitività e le sue coreografi' che figurazioni nelle quali il nu do femminile — le tre bellezze rusticane che riprendono il motivo delle tre Grazie — è ancora una volta una castissima sigla di progresso e di libertà. Il marito in collegio di Maurizio Lucidi, con Enrico Montesano. Silvia Dionisio, Anna Proclemer. Commedia a colori, Italia 1976. Cinema Cristallo. (a. v.) Nozze bianche tra un'altezzosa ma squattrinata ragazza alto-borghese e il benzinaio sempliciotto di cui ella è cliente. Il matrimonio tra la signorina snob e il giovanotto in tuta è dovuto al capriccio d'uno zio ricco, che non regala più un soldo alla nipote spendereccia se questa insiste a restare nubi- le. Nell'aristocratica casa della sposina, dove tutto è rigorosamente sofisticato, l'ex benzinaio dà scandalo per la sua scarsa raffinatezza e mette i brividi soprattutto a una vecchia tradizionalista nonna, già dama di corte. Costei, allo scopo di dirozzarlo, lo spedisce in un collegio elvetico perché vi impari le buone maniere. Lezioni inutili: in definitiva sarà più facile che la famiglia chic impari da lui a essere rustica, comprese nella metamorfosi, nonna e sposina (che all'epilogo non sarà più tale solo di nome). Derivato dall'omonimo romanzo satirico di Guareschi, il film è stalo sceneggiato da Terzoli e Vaime con l'idea di attualizzarlo. Il risultato è discreto, però il racconto permane «datato»; tolta la sposina, impersonata da Silvia Dionisio, gli altri antagonisti del marito proletario, sono tutti imbalsamati e anacronistici. Le loro reazioni scattano a freddo; i contrasti faceti restano circoscritti specie quello che doveva essere il più vivo di tutti tra il benzinaio parvenu schizzato da Enrico Montesano e la nonna d'altri tempi disegnata da Anna Proclemer.

Luoghi citati: Budapest, Cannes, Italia, Milano, Torino