LA TV di Ugo Buzzolan

LA TV LA TV di Ugo Buzzolan II Faust di Buazzelli tra maschere e diavoli Il grande Christopher Marlowe ebbe fama d'essere un tenace ateo (in tempi In cui essere atei era piuttosto rischioso), tanto che quando nel 1593, mori di pugnale In una taverna (rissa banale per la disputa sul conto o assassinio politico camuffato da rissa?) i puritani esultarono dicendo che l'empio era stato raggiunto dall'ira celeste. In realtà doveva essere uno che non credeva né al cielo né all'Inferno e, a nostro avviso, il regista Leandro Castellani l'ha sottolineato nella sua versione televisiva de « La tragica storia del dottor Faust ■ ribattezzata // Fausto di Marlowe e trasmessa In due parti, l'altra sera e ieri sera. L'ha sottolineato rendendo assolutamente incredibili i diavoli che Insidiano Faust (che qui è, italianamente, e un po' discutibilmente, Fausto): Mefistofele se ne va In giro vestito da frate, con una faccia pallida pallida e gli occhi rossastri cerchiati di nero che pare il conte Oracula in abito talare; e Lucifero e Belzebù non sono da meno, con certe ghigne che paiono arrivare direttamente da un carro carnevalesco. In altre parole, ci sembra che Castellani abbia voluto rendere grotteschi burattini i tradizionali demoni che, cosi, diventano simboli di un potere cui lo scienziato, l'uomo di cultura vende l'anima, cioè sé stesso, cioè la propria indipendenza e libertà, e da cui viene annientato II momento che, pentito, si tira Indietro. Castellani, che alla televisione ha dedicato e dedica una puntigliosa attività, con risultati magari alterni ma sempre nell'ambito dell'impegno e dell'intelligenza, si è posto il problema di come offrire al pubblico della tv un classico del teatro elisabettiano, e ha scelto la strada della narrazione o rappresentazione popolare attraverso una tecnica cinematografica: è andato nelle Marche e ha filmato, tra rupi scoscese, paesaggi agresti e antiche mura, l'avventurosa parabola di Marlowe, spostando l'accento — ma di finezza, senza mai dare fastidio — su un certo clima di rustica tradizione Italica con maschere ingenuamente terrificanti. Cosi varia e dinamica, la storia indubbiamente si presta ad un racconto che esca dai limiti del palcoscenico. Il regista, pur giostrando con l'obbiettivo, ha fatto ogni sforzo per essere fedele al testo. Ma qui si può disputare all'Infinito. Nel gioco delle immagini II testo è passato in second'ordlne? Dei classici è meglio approntare allestimenti di tipo teatrale? O una traduzione In film cattura maggiormente la platea televisiva? In ogni caso la • traduzione » di Castellani ci sembra abbia funzionato bene come spettacolo favoloso e colorito: avremmo solo desiderato che II ritmo si mantenesse sempre teso, mentre nella parte trasmessa ieri sera c'erano delle pause e delle stanchezze. Assai bravo Tino Buazzelli che in mezzo a diavolacci, marionette, apparizioni fantomatiche e macchiette ha conservato una ferma, dolorosa umanità: l'unico personaggio reale era lui, Fausto, tutto il resto altro non era che la proiezione del suo tormento.

Luoghi citati: Marche