Indiziati 12 medici per truffa all'Inam
Indiziati 12 medici per truffa all'Inam Equipe sanitaria di Caserta Indiziati 12 medici per truffa all'Inam (Dal nostro inviato speciale) Caserta, 29 marzo. Sotto inchiesta Véquipe sanitaria dell'ospedale civile di Marcianise, comune a sei chilometri da Caserta con oltre venticinquemila abitanti. Il direttore sanitario, prof. Filippo Di Mezza, primari ed assistenti — complessivamente dodici medici della divisione di medicina e chirurgia e dei reparti di ortopedia e pediatria — sono indiziati di truffa e falso ai danni dell'Inam. Avrebbero contraffatto le date di inizio e di fine malattia relative ai ricoveri dei pazienti, prolungato i periodi di degenza, alterato le cartelle cliniche ed i costi degli interventi. Secondo l'accusa l'istituto di assistenza avrebbe sborsato somme considerevoli, non rispondenti alle prestazioni effettivamente ottenute dagli assistiti, con un danno di varie decine di milioni. I fatti risalgono al periodo 1972-73, quando l'Inam decise di svolgere un'indagine-campione su novecento pratiche e ricoveri ospedalieri. La «rosa» dei controlli si restrinse a 136 casi che in prevalenza interessavano l'ospedale civile di Marcianise, un complesso zonale con centocinquanta posti letto ed una équipe di venti sanitari. Le voci, a Marcianise, sono tante. Si parla di operazioni di appendicite contrabbandate per delicati interventi chirurgici allo stomaco, di altre compiute soltanto sulla carta, di presunti costosi ac¬ certamenti. Non è facile districarsi nel vespaio delle illazioni ed il segreto istruttorio, molto rigoroso, non aiuta a penetrare la complessa vicenda. Ma quale vantaggio derivava ai medici, trattandosi di un ospedale civile e non di una casa di cura privata? Nel 1972 erano state ormai abolite da tre anni le compensazioni sanitarie, le «quote capitali» che toccavano agli operatori chirurgici ad ogni intervento. Gli enti di assistenza malattie pagavano rette comprensive di tutto — operazione, anestesia, farmaci, assistenza, posto letto — ed ai sanitari, oltre allo stipendio, non spetta, da quella data, alcuna altra voce extra. Se un vantaggio ci fosse stato, era soltanto diretto all'amministrazione dell'ospedale. «E' falso tutto ciò che si dice — afferma il prof. Filippo Di Mezza —. Noi sanitari non avevamo alcun interesse a scrivere una cosa per un'altra. Siamo in un ospedale, non in una casa di cura privata; avremmo falsificato cartelle cliniche per favorire l'amministrazione. E' assurdo». L'inchiesta giudiziaria trova una sua spiegazione; c'è chi dice che un primario sia venuto in contrasto con un funzionario dell'Inani addetto alle ispezioni. Si ricorda che in quel periodo alcuni ammalati, dopo gli accertamenci, di sera rientravano a casa per poi ripresentarsi il mattino dopo. a. lu.
Persone citate: Filippo Di Mezza, Inam
Luoghi citati: Caserta, Marcianise
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