Come nasce e come curare il tumore della mammella

Come nasce e come curare il tumore della mammella Come nasce e come curare il tumore della mammella Enrico Anglesio Presidente della Lega contro i tumori La mammella rappresenta, come è noto, un organo importante dal punto di vista estetico e funzionale e lo sforzo attuale, dopo i buoni risultati ottenuti nel tumore uterino, è quello di prevenire e combattere efficacemente anche il cancro mammario, poiché questo rappresenta attualmente il pericolo più insidioso per la donna. In 10 anni in Italia si è avuto un aumento della mortalità per questo tumore dal 13 al 16 per cento e solo in Piemonte se ne scoprono ogni anno 1500 nuovi casi. Come si è accennato i problemi sono di due ordini: 1) la prevenzione, 2) la cura. Lo spazio riservato alla prevenzione è, per ora almeno, ancora ristretto data la scarsa conoscenza dei fattori che possono dare inizio allo sviluppo di un tumore in quest'organo. Alcuni fattori sono ben noti, e sono gli ormoni, soprattutto estrogeni e prolattina, entrambi necessari alla normale funzione ma dannosi in singolari circostanze, al punto da produrre lo stimolo tumorale. Il meccanismo è finora sconosciuto, soprattutto non si sa se agiscono soli o in concomitanza con altri fattori. Comunque sia gli ormoni di questo tipo si possono in qualche modo tenere a freno. Mancano notizie invece di altri eventuali fattori coinvolti nel processo e per i quali sarebbe auspicabile poter applicare una prevenzione cosiddetta « primaria », quella cioè che sottrae l'organismo all'azione dannosa dell'ambiente dove detti fattori sono concentrati. Per la cura, questa è ormai avviata su larga scala ma la soluzione auspicata ha due risvolti: da un lato deve essere efficace, dall'altro poco o affatto mutilante, due aspetti non sempre, conciliabili. Per tornare alla prevenzione, nei centri che hanno preso di punta questo problema, non potendo sottoporre ad esami periodici tutta la popolazione femminile di una certa età, si è deciso di controllare solo le donne che hanno maggior rischio di sviluppare tale tumore. Sono i soggetti che hanno superato la cinquantina, o quelli che hanno precedenti ereditari sospetti o appartengono a categorie particolari, o infine che abbiano un nodo o una tumefazione sospetta. La procedura comporta un esame clinico e la mammografia. Questa serve a rivelare lesioni non palpabili e tale accertamento distingue i soggetti in due gruppi: quelli indenni, invitati ad eseguire periodicamente l'autoesame del seno ed a presentarsi poi al controllo annuale, quelli invece con lesione sospetta e da accertare. Di questi ultimi si occupa la senologia (così si chiama la branca che da qualche tempo ha per oggetto lo studio delle malattie del seno), che ha sviluppato una larga serie di indagini che vengono eseguite rutinariamente nei centri specializzati (negli Usa la « forza d'urto per il tumore mammario », in Europa da Gros a Strasburgo o da Forrest in Scozia) e comprendenti: la xeromammografia, la teletermografia, la termografia per contatto, la ecografia e l'esame citologico del liquido aspirato con ago sottile. Con tale batteria di esami si raggiunge la quasi sicurezza diagnostica nel 90 per cento dei casi e per i restanti il giudizio definitivo spetta alla biopsia. Naturalmente si esige che gli esami stessi siano eseguiti con tecnica rigorosa e controllati da esperti. Tale procedimento è dettato dalla necessità di rendere più obiettivo il giudizio un tempo fondato sui soli criteri clinici, muniti di un bagaglio di pochi elementi, spesso fallaci. Resta ancora da definire il problema della cura, la cui soluzione incontra anche difficoltà per la tendenza, contrastata, a sottrarre alla radicalità di una mutilazione un sempre maggior numero di soggetti. Proprio perché le varie tendenze sono ancora troppo distanti si oscilla fra i fautori dell'asportazione del seno (come suggerisce un esperto qua¬ le è Forrest) a causa della sospettata multifocalità della lesione e quelli che limitano all'estremo l'intervento, circoscrivendolo all'asportazione del nodo puro e semplice. Procedura questa che lascia il fiato sospeso perché non assicura sempre la liberazione completa dal male quando, ad esempio, capita di incontrare un nodo benigno che nasconde dietro un minimo focolaio maligno. Come si vede, ad onta dei progressi tecnici, resistono incertezze e preoccupazioni. Ma in un modo o nell'altro un progresso nella prevenzione e nelle cure si è già ottenuto, e come! Ne fanno fede anche il maggior spazio consentito oggi alle cure radianti ed al trattamento profilattico con chemioterapici, l'uno e l'altro applicati con successo quando c'è il rischio della comparsa di nuovi focolai.

Persone citate: Enrico Anglesio, Gros

Luoghi citati: Europa, Italia, Piemonte, Scozia, Strasburgo, Usa