Imputati in barella o finti moribondi al processo per il sequestro Antonioli

Imputati in barella o finti moribondi al processo per il sequestro Antonioli S'è aperto il dibattito davanti al tribunale di Vercelli Imputati in barella o finti moribondi al processo per il sequestro Antonioli Sono De Biase e Vacca, luogotenenti degli organizzatori del rapimento: il primo ha rinunciato a presentarsi; l'altro è giunto in ambulanza - Gli accusati minori rifiutano di rispondere (Dal nostro inviato speciale) Vercelli, 28 marzo. Il processo ai rapitori dello studente Roberto Antonioli, 17 anni, figlio dell'industriale torinese delle serrature di sicurezza (sequestrato 1*11 novembre 1976 mentre si recava a scuola e liberato otto ore dopo in una baita in Valsesia) è cominciato oggi al tribunale di Vercelli, malgrado i principali accusati, Michele De Biase e Giuseppe Vacca — abbiano fatto il possibile per impedirlo. La cronaca della prima giornata di udienza è costellata di bollettini medici, animata da trasporti in ambulanza e volonterosi infermieri presenti in aula: tutti tentativi di bloccare il dibattito con l'assenza giustificata per «legittima» malattia di due degli otto imputati. Giuseppe Vacca ha recitato sino in fondo la sua parte di «barellato»; Michele De Biase, invece, ha rinunciato a comparire al processo. Si sospetta che possa avere ingerito qualche droga che ha fatto precipitare la pressione ad un livello insostenibile (50 di massima; minima non apprezzabile) facendo temere per la sua vita, tanto che gli è stato somministrato l'ossigeno. Alla fine, il presidente del tribunale Zeoli (giudici Amore e Sandrelli, pubblico ministero Brancaccio, cancelliere Maggi) ha dichiarato aperto il dibattimento e il processo si è «radicato» come si dice tecnicamente. Vale a dire che successive malattie degli imputati o altri impedimenti lo faranno slittare di qualche giorno ma non obbligheranno ad un rinvio a nuovo ruolo. Del rapimento di Roberto Antonioli devono rispondere, oltre a Michele De Biase e Giuseppe Vacca — ritenuti i luogotenenti degli organizzatori del sequestro — Salvatore Scaterita, 32 anni; Giorgio Td2abeglpiusld Tinti, 26 anni, Antonio Logiudice, 25 anni, Lorenzo Fiarè, 24 anni, Mario Cannellino, 51 anni, Filippo Gasparro, 29 anni. La mattina dell'll novembre '76 Roberto Antonioli esce di casa alle 8 e sale sulla « Volkswagen » dell'operaio Paolo Origlia, che da tre anni gli fa da autista e discreta guardia del corpo (è «cintura nera» di judo). A tre chilometri da casa l'imbottigliamento tra le due Bmw dei rapitori. Si può prevedere tutto in un sequestro ma non che un metro di neve blocchi la strada che conduce alla cella del prigioniero. La prima segnalazione della Bmw in difficoltà fa orientare i carabinieri sulla giusta direzione. Alle cinque del po- meriggio si fa irruzione nella baita. Il ragazzo, incatenato per un piede al muro, è sano e liberato. Buona parte della banda è catturata anche se manca qualcuno all'appello. E veniamo alla cronaca della malattia di De Biase e Vacca. Proprio mentre stanno per ordinare il suo trasferimento dalle «Nuove» a Vercelli, Michele De Biase è preso da violenti attacchi di vomito. Questa la cronaca attraverso i bollettini medici. Ore 8, pressione 110, minima 70, polso cento battiti, 37,1 gradi di temperatura. Ore 10: pressione 50 di massima, minima non apprezzabile, polso 130 al minuto. «Non può essere tradotto», è la diagnosi del perito Baima Bollone, convocato d'urgenza alle «Nuove». Alle 12 il tribunale comunica ai difensori e agli imputati che si attendono ulteriori informazioni sulla salute del malato. Alle 15 il perito comunica che la pressione si è riportata a 90, il ritmo del polso è ancora concitato e la temperatura intorno ai 38 gradi. L'altro ammalato, Giuseppe Vacca, arriva in barella. Comincia lo scontro tra p.m. e difensori (avvocati Certa, Salaroli, Dal Fiume, Cocco, Albanese, Foti, Nucci, Gabri, Mazzone). Il professor Ettore Morano, incaricato dal tribunale di sapere come sta l'ammalato, dichiara: «Ho riscontrato un leggero stato febbrile, ma per me può partecipare al dibattimento». «Misuriamogli la febbre con un termometro» chiede perentorio Nucci, di Cosenza. Il tribunale ci pensa un po' su e poi dice di no al termometro. Nel pomeriggio, il malato De Biase si riprende. Alle 19 il tribunale decide di mandarlo a prelevare alle «Nuove» e De Biase rinuncia volontariamente a presenziare al processo. Viene dichiarato contumace. Sono trascorse inutilmente dieci ore per una finzione che non ha retto ad una | attenta verifica. L'interrogatorio degli imputati è una sequela di «mi avvalgo della facoltà di non rispondere», «nego qualsiasi partecipazione al fatto». Il secondo ammalato, Giuseppe Vacca, ha sostenuto brillantemente l'interrogatorio dichiarandosi completamente estraneo al rapimento: «Andai soltanto a prendere De Biase a Boccioleto. Non mi diede spiegazioni, mi disse: "Meno ne sai e meglio è"». Il processo riprende domani mattina con l'interrogatorio di altri imputati. Vercelli. Giuseppe Vacca giunge al processo in barella (La Stampa - U. Liprandi)

Luoghi citati: Boccioleto, Cosenza, Vercelli