Due generali diedero il visto ai danni-truffa della Caproni

Due generali diedero il visto ai danni-truffa della Caproni Spedite altre 8 comunicazioni giudiziarie Due generali diedero il visto ai danni-truffa della Caproni Non si accorsero che l'azienda chiedeva risarcimenti per 3550 aerei: con quel numero di velivoli gli Usa vinsero la guerra in Europa (Dal nostro corrispondente) Milano, 23 marzo. Il giudice istruttore dott. Gerardo D'Ambrosio, che si occupa dell'inchiesta sulla colossale truffa nei confronti dello Stato per i risarcimenti dei danni di guerra alla società aeronautica Caproni, ha spedito quest'oggi altre otto comunicazioni giudiziarie, che sono in realtà veri e propri avvisi di reato: due riguardano altrettanti generali dell'Aeronautica, una terza un alto dirigente dei servizi della Marina militare, mentre le altre interessano personaggi già coinvolti nell'inchiesta. Ad alcuni di questi ultimi il magistrato ha contestato un nuovo reato, quello di millantato credito che potrebbe provocare l'unificazione a Milano di tutti i procedimenti attualmente pendenti presso il tribunale di Busto Arsizio e relativi ad altre società coinvolte nello scandalo. I due generali per i quali si profila l'accusa di concorso in tentata truffa aggravata in danno dello Stato sono Bruno Zattoni e Mario De Nardis, entrambi in servizio presso l'ufficio «Costamareaereo» alle • dirette dipendenze del ministero della Difesa: tale ufficio dispone di un archìvio segreto sulla produzione bellica e i suoi responsabili devono esprimere il loro parere su ogni tipo di fornitura alle Forze armate. Accusato dello stesso reato contestato ai due ufficiali è il dott. Angelo Vocino, dirigente della sezione Armi e armamenti della Marina militare. II dott. D'Ambrosio, studiando tra i documenti relativi alla complessa inchiesta, ha stabilito che i due generali e l'alto funzionario non hanno fatto alcun controllo sulla reale capacità produttiva della Caproni. L'azienda, infatti, verso la metà del 1973, in base ad una legge del 1967, chiese il pagamento di 26 miliardi di danni di guerra sostenendo che, nel periodo tra l'8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945, le truppe di invasione germaniche si impadronirono di ben 3550 aerei prodotti dalla Caproni. Un mese dopo la presentazione della pratica i due generali espressero un giudizio positivo sostenendo che «la richiesta sembra fondata e nulla in contrasto è emerso dall'ufficio "Costamareaereo"». Dal canto suo il dott. Angelo Vocino si era limitato ad adeguarsi al parere dei generali Zattoni e De Nardis perché era nell'impossibilità di eseguire accertamenti: la sua responsabilità è pertanto minore. Davanti ad ogni richiesta di risarcimento di danni di guerra i competenti uffici erano infatti obbligati ad espletare ricerche presso gli archivi del ministero della Difesa e presso i vari comandi militari: nel caso in questione sarebbe subito emerso che la Caproni non era in grado di produrre 3550 aeroplani (lo stesso contingente aereo impiegato dagli Stati Uniti in Europa durante l'ultimo conflitto) nel periodo tra l'8 settembre 1943 fino al 25 aprile 1945. Un'altra delle comunicazioni giudiziarie per falsi vari, tentata truffa e corruzione riguarda Roberto Arrigoni, attualmente detenuto nel carcere di Busto Arsizio per i danni di guerra della Siai-Mar- chetti, pure coinvolta nello scandalo. Arrigoni era uno degli amministratori dellTci (Istituto consulenza industriale), la società fondata dal commercialista fiorentino Giancarlo Guasti (che ne deteneva il 70 per cento del pacchetto azionario) per il recupero dei danni di guerra, da parte delle industrie. La quinta «comunicazione», per falsa testimonianza, riguarda l'ex amministratore della Caproni durante la guerra, Pietro Rocca, morto proprio in questi giorni all'età di 90 anni: ovviamente nei suoi confronti ogni azione penale si è estinta. Rocca aveva avallato la cifra di 3550 aerei Le altre tre «comunicazioni» interessano il socio dei Guasti, Giovanni Battista Bianco, accusato di tentata truffa aggravata; l'avvocato Edmondo Forges Davanzali, legale della famiglia Caproni, che a sua volta si è adoperato per avallare la richiesta e l'avvocato Nicola Marcucci, che deve rispondere di falsa testimonianza in concorso con ignoti- per essersi recato in Germania a raccogliere deposizioni giurate da allegare alla documentazione per le nostre autorità. Il Marcucci è ima delle persone che hanno dato il via all'inchiesta. Cointeressato nell'affare quando furano liquidati i primi 10 miliardi, venne a suo giudìzio compensato inadeguatamente: risentito, presentò il primo esposto al sostituto procuratore della Repubblica dott. Guido Viola. Per quanto riguarda la nuova accusa di millantato credito pluriaggravato nei confronti del dott. Guasti, di sua moglie Mirella Biaggiotti, dì Roberto Arrigoni e di Pietro FUsaroli si è appreso che nel 1972 Guasti aveva avvicinato l'avvocato Giancarlo Ucelli, amministratore unico della società Riva Calzoni, alla quale la lei aveva fatto ottenere 5 miliardi in pagamento parziale di danni di guerra, chiedendo a nome di influenti personalità 2 miliardi per finanziare alcuni partiti. Gino Mazzoldì

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