C'era una volta il "boom,, di Giovanni Arpino

C'era una volta il "boom,, A San Siro, nostalgico derby tra Mazzola e Rivera C'era una volta il "boom,, C'era una volta il "boom ". E la grassa culla di questo " boom " era, in quel tempo, Milano. Felice di se stessa, bonariamente vanagloriosa, gonfia di beni e speranze, di ' dané » e commerci, la capitale morale mieteva allori. GiOan Brera, descrivendo le tribù meneghine avviate a San Siro, si compiaceva per la buona stoffa dei loro abiti, per le guanclotte ben pasciute, per l'aria beneficata da risotti e affari, da cotolette e portafogli. Vedendo certi salotti del neo-ricchi, gli osservatori più attenti parlavano di stile assiro-milanese: tanta era la ridondanza, il superfluo, l'esposizione fatta per sbalordire. C'era anche il derby meneghino, allora: con gli Schiaffino e poi Rivera, con Suarez Luislto e poi Mazzola. Il derby era un 'gala », un appuntamento che Imponeva alle migliori « damazze » di Lombardia particolari pellicce invernali, leggeri completi nuovissimi in primavera. Il sinistro di Corso, gli slalom di Jair, il sempiterno tocco in più del Giannino d'oro volevano una cornice da Scala. E San Siro si autodefinì, infatti, la Scala della pelota: anche I caratteri più lucidi e I cervelli più singolari della ricca metropoli dovevano, più o meno forzatamente, occuparsi del derby tra Inter e Milan: non solo il critico Glansiro Ferrata, accanito tifoso rossonero, ma Camilla Cederna che intervistava Rivera, e poi I soliti stuoli di architetti, psicologi, Intellettuali radunati e sparsi, costretti a interpretare il fenomeno offerto da signori che, persa la tradizionale scommessa, giravano in mutande oppure in smoking e dipinti come indiani, offrivano cene mostruose nella notte della domenica, facevano volare montagne di bigliettoni. C'era una volta II derby, ahimè. Ora Milano l'ha perduto, anche II « vecchietto » Mazzola impettlsce e fa: non siamo ridotti a zero; anche se l'altro • vecchietto », Rivera, tace secondo suo ormai annoso costume e seguita a profilarsi come bandiera del Milan. Ma San Siro non traboccherà di tifosi, le signore in pelliccia o in completi primaverili sono scomparse, I battaglioni di • ultras » e • commandos » sono formati da ragazzi della cintura, che non conobbero quel calcio, quel momento, quel 'boom'. Troppo facile definirlo il derby della nostalgìa. E' — ancora una volta — uno spettacolo sportivo che rispecchia il decadimento della nostra società. Perché, senza scherzi, quando Milano declina è tutta l'Italia che declina. Con classica giravolta dialettica, il GiOan Brera cerca oggi di sostenere che le grandi metropoli moderne non ' possiedono » più football: avrà ragione — e non basta — se // Monza diverrà un Borussia Moenchengladbach. Chi arbitrerà II derby meneghino? Una gozzanlana Felicita? La partita è una « milanese » fredda, con troppo pan grattato sopra e sotto, e II solo osso da rodere. Che tristezza. Però rimangono loro due, I simboli, flgurette smilze e quasi eroiche del calcio che fu, del calcio d'un ieri che sembra lontano mlll'annl: Rivera e Mazzola, Giannino e Sandrino. I « tristi capitani » come Il definirebbe il poeta Tom Gunn. Oggi uno ha I baffi e I capelli ritoccati col colore per motivi caroselleschi, l'altro, taciturno, ha riccio/etti sulla nuca. Ieri erano quasi rapati, gracili « marlnes » di un football che vìveva di legione straniera. Fu contro questa legione che presero forza. Impararono da argentini, uruguagl, svedesi, poi si misero « In proprio ». // calcio Italiano, giustamente autarchico, In quegli anni li elesse a simboli di una rinascita rossoneroazzurra e poi azzurra. In Nazionale I due, che erano amici, divennero aspri rivali, quasi plagiando, con I loro ragionamenti sofisticati, opposti clan critici. Ma nel derby seguitarono ad esercitare fascino e discussione Infinita. Nella tonitruante Milano dei Hocco, degli HH, del « dané » e delle scommesse faraoniche, Sandrino e Giannino sono stati per anni una cassa di risonanza e una cassaforte. Impersonavano il calcio, il ' fólber », il « balòn », la 'baia'. Oggi è tristezza, sì. E c'è da dubitare di qualche trucco dialettico, anche. Davvero credete che tutti e due attaccheranno le scarpe al chiodo? Attenzione, amici. Lo stipendio di un asso, anche anziano però emblematico, è assai superiore a quello di un dirigente. Nella prossima stagione almeno uno dei due, se non tutti e due, trotteranno ancora sull'erba domenicale. Ma lasciamo che II derby di domani abbia questo stimolo. Ne ha bisogno. Se non possiedi cotoletta, cerco almeno di sognarla. E del resto mille toreri, mille tenori, milioni di ' soubrettes » hanno annunciato il ritiro In successivi mille concerti, mille • bis », mille passerelle, mille corride. E' umano. Rimangono due atleti veri di quella generazione: loro però non fanno scandalo, non fanno polemica, si batteranno come sempre. SI tratta di un certo Giacinto Magno e di un cert'altro Ricky Albertosi, ultratrentennl che puntano ai quarantanni In brache corte. Sono prestigiosissimi, monumenti nazionali, ma Giannino S Sandrino formano una ditta da titoli a nove: sia che giochino o non giochino, sia che parlino o tacciano, sfa che decidano o smentiscano di ritirarsi. Oggi Milano ha paura. Ha paura persino di perdere il Milan, coinvolto nelle lotte dì coda. GII stessi nerazzurri sostengono: dobbiamo vincere (c'è un pacchetto di 20 milioni di premio da spartire; Ivanhoe Fralzzoll è un fedele figlio del « ooom ») ma desideriamo disperatamente che i rossoneri rimangano In A. Ad un certo punto, I giornali meneghini ebbero un brivido di terrore pensando al club di Rlvera in B. E fecero campagna per il vecchio • paron » e le sue ovvie barricate. Tardi avvertirono la caduta, dopo aver per anni e secoli parlato e sparlato solo di Sandrino & Giannino. Oggi Milano è triste. Neanche gli autoriduttori vanno allo stadio. Il secondo anello dello stadio è solitamente deserto. Sull'erba di San Siro vagolano I fantasmi delle grandi vittime, Borussia e Liverpool, mille altri animali totemici sacrificati al nume pallone dalla ditta Sandrino S Giannino nei loro anni aurei. Penso al due « eroi », variamente furbi, variamente amletici, che escono trotterellando dal solito angolino a sinistra della tribuna centrale. Una ruga in più, 30 mila tifosi in meno. Coraggio, o milanesi, datevi da fare. Siete voi a sostenere che Torino abita, pallonlstlcamente parlando, su un altro pianeta. Beh, ci sentiamo soli, su questo pianeta. Cercate di raggiungerci: dopotutto abbiamo • parlato football » in ugual lingua. Sia II vostro derby di domani una svolta: non smarritevi nella ricerca del tempo perduto. Giovanni Arpino Una curiosa foto di molti anni fa con Rivera e Mazzola: erano tempi più felici per Milan ed Inter e, forse, per i due