Una famiglia in sfacelo con l'odio di Strindberg

Una famiglia in sfacelo con l'odio di Strindberg ii Il pellicano,, in scena al Cabaret Voltaire Una famiglia in sfacelo con l'odio di Strindberg Da Trieste, dove ha fatto, per 10 Stabile, del teatro-laboratorio che non s'accontentava di mettere in vetrina gli spettacoli ma li provava e riprovava davanti al pubblico e, dopo la rappresentazione, 11 sezionava e li discuteva con gli spettatori, è tornata a Torino la cooperativa dei 4 cantoni con uno dei tre testi messi in scena laggiù (gli altri erano Fin de partie di Beckett e Le serve di Genet): // pellicano di Strindberg che è particolarmente adatto a un'operazione del genere, direi anzi che la sollecita, per la sua struttura a strappi e lacerazioni che anticipa la tecnica espressionista quando addirittura non le scodella bell'e pronte forme astratte o fantastiche. Rappresentato per la prima volta nel 1907, // pellicano è uno dei sei drammi di quel « Teatro da camera » che contiene ed esaspera tutte le ossessioni che il suo autore si portava dietro dall'infanzia, prima fra tutte un'acerrima avversione alla famiglia, della quale Strindberg rappresenta qui la dissoluzione e la fine o, meglio, porta sulla scena gli ultimi momenti di uno sfacelo che, prima che il sipario si apra, è già consumato: il padre è morto, la figlia ha sposato l'amante della madre e questa è stata spodestata dal nuovo venuto, il figlio è ormai un ragazzo inetto e malato. E' facile cedere alla tentazione di leggere nel Pellicano una sorta di Orestea borghese, e non sarebbe una lettura del tutto arbitaria, e magari di insinuarvi un po' di Amleto con tanto di spettro paterno che, per lettera, chiede vendetta al figlio. Oppure, ricordandosi che il dramma avrebbe dovuto intitolarsi / sonnambuli, usare il sonnambulismo come chiave di una rappresentazione quasi onirica. Ma Rino Sudano, regista dello spettacolo che si replica sino a domenica al Cabaret Voltaire, evita le interpretazioni troppo fantasiose tanto più che rischiano di diventare una manovra diversiva per distoglierlo da quell'attacco a fondo all'istituto familiare, come luogo di scontro e nucleo fondamentale della società borghese, che egli considera il vero oggetto del dramma. D'altro canto Sudano si guarda bene dal restare abbarbicato ai contenuti c di esaurire con essi il lavoro teatrale suo e dei compagni (Anna D'Uffizi, Maria Teresa Sonni, Alberto Di Stasio). Anzi questo diventa un'occasione di ampia riflessione sullo spettacolo e spinge a formulare quei dubbi sul teatro stesso e sull'arte in genere che anche Strindberg nutrì nelle ultime opere spianando la strada a quell'antiteatro, o non teatro che frequenta ed assilla gran parte del teatro moderno e contemporaneo. Perciò la rappresentazione sembra svolgersi su un grande tavolo operatorio più che su un palcoscenico e i vari momenti di essa (Strindberg non divideva il testo in atti e in scene, ma con pause che qui sono rigorosamente rispettate) so¬ no come tanti reperti anatomici. Su questi reperti il bisturi degli attori si accanisce con ogni tipo di recitazione, e questa a sua volta viene rallentata, accelerata e smembrata per favorirne l'analisi. Anche le musiche, i suoni, le luci sono sottoposti a questo processo di scomposizione e con tutti gli altri elementi della rappresentazione vengono usati per saggiare i più diversi procedimenti: il suicidio della madre, che si getta dalla finestra, è risolto con diapositive, l'incendio nel quale periscono i due figli è reso con un semplicissimo gioco luminoso, l'angoscia della conclusione è sottolineata dall'iterazione. A volte l'analisi è troppo minuziosa e insistita, ma la varietà e l'alternarsi delle tecniche evitano la monotonia e contribuiscono grandemente, con la strenua fatica e l'intelligente impegno degli interpreti, a sollecitare non tanto l'emotività dello spettatore, quanto la sua riflessione. a. bl. Pro Cultura — Oggi alle 17, in via Cernala 11, concerto di musiche di Olivier Messiaen nell'esecuzione del complesso strumentale del Circolo musicale ■ A. Toscaninl ». Presentazione di Gianfranco Vìnay. Kino Studio — Oggi alle 20,30 e alle 22,30, In via Principe Amedeo 5, proiezione del film « Pugni In tasca > di Marco Bellocchio. Cabaret Pellico — In via delle Rosine 16/A, stasera alle 22 • I dlsfartisti >.

Luoghi citati: Torino, Trieste