Accolta richiesta di estradizione di 2 francesi condannati a morte di Fabrizio Carbone

Accolta richiesta di estradizione di 2 francesi condannati a morte Dalla Cassazione: sono accusati di tentata rapina Accolta richiesta di estradizione di 2 francesi condannati a morte Roma. 24 marzo. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del procuratore generale della corte d'appello di Trieste a proposito della estradizione di due cittadini francesi, Christian Edmond Sagnard, 30 anni, e Eliane Giraud, 25 anni, condannati a morte in contumacia dalla corte d'assise dell'Alta Garonna il 13 dicembre del '73. La condanna alla pena capitale fu emessa in base agli articoli 381, 59 e 2 del codice penale francese. I due imputati non erano presenti perché si trovavano in Belgio e non furono assistiti da avvocati di fiducia. I fatti si riferiscono ad una tentata rapina compiuta da alcuni banditi presso l'ufficio postale di Tolosa. Secondo le indagini, il Sagnard vi avrebbe parteci¬ pato. I banditi entrarono nel locale ma, quando un funzionario fece scattare il segnale d'allarme, essi fuggirono. Christian Sagnard e Eliane Giraud, quando la sentenza della Corte di Cassazione verrà notificata alla corte d'appello di Trieste, dovranno essere accompagnati alla frontiera francese e consegnati alle autorità. Saranno quindi condannati a morte, a meno che non intervenga la grazia del presidente della Repubblica, Giscard d'Estaing. Il caso è clamoroso, ma in linea con le leggi della Repubblica francese, che punisce con la pena di morte (articolo 381) il colpevole di furto che rechi indosso arma apparente o nascosta, e che estende la stessa pena al complice (articolo 59) e la prevede anche in un tentativo di furto (articolo 2). Se all'opinione pubblica italiana sembra inconcepibile che qualcuno possa essere condannato a morte per una tentata rapina, ancora più sorprendente è l'imputazione che riguarda Eliane Giraud. La ragazza è stata riconosciuta colpevole di concorso in quanto si recò «in altra località» per avvertire un «coautore» della tentata rapina. La storia di questo caso giudiziario comincia, per quanto riguarda l'Italia, il 16 ottobre dell'anno scorso. Christian Sagnard e Eliane Giraud sono a Trieste e in albergo lasciano alla portineria le loro complete generalità. Interviene così l'Interpol, che segnala alla polizìa che i due sono colpiti da mandato di cattura perché condannati a morte. Sagnard e la Giraud vengono arrestati e l'ambasciata di Francia a Roma chiede l'estradizione (25 ottobre) al ministero degli Esteri, la Farnesina trasmette la richiesta al ministero di Grazia e Giustizia che, a sua volta, si rivolge alla corte d'appello di Trieste, chiedendo al presidente che conceda l'estradizione. Il 2 febbraio scorso, la corte d'appello di Trieste respinge la richiesta di estradizione e il procuratore generale ricorre in Cassazione. Ieri la Suprema Corte (prima sezione penale, relatore Mussa) ha accolto l'appello e concesso l'estradizione. Il caso dei due francesi condannati a morte si è saputo solo oggi perché il difensore di Sagnard e della Giraud, l'avvocato Roberto Maniacco, di Gorizia, aveva inviato stamane a Roma un legale perché presentasse ricorso, credendo che non fosse scaduto il tempo utile. Si apre però un capitolo legato alle leggi che regolano l'estradizione fra Italia e Francia. Esiste un caso analogo in cui sempre la corte di appello di Trieste ha sollevato la questione di illegittimità costituzionale della legge di ratifica Regio Decreto 1870 n. 5726. La questione di illegittimità è stata presentata il 17 febbraio scorso, ed è firmata dai magistrati Eugenio Zunin, Leone Ambrosi e Silvano Lugnani. Il fatto riguarda ancora un cittadino francese, Georges Guy Cuiller, parigino, 27 anni, detenuto a Udine e colpito da mandato di cattura (15 giugno '76) per reati punibili con la pena di morte. Nel documento, oltre a rifare la storia della convenzione tra Italia e Francia, si fa riferimento alla convenzione europea di estradizione, firmata a Parigi il 13 dicembre del '57, anche da Italia e Francia. In quell'occasione il nostro rappresentante formulò una duplice espressa riserva, secondo cui l'Italia non avrebbe accordato in futuro l'estradizione: 1) ad individui ricercati per l'esecuzione di misure di sicurezza, se non a certe condizioni legali; 2) in nessun caso per reati puniti dalla legge dello Stato richiedente con la pena di morte. La riserva italiana non fu contestata e quindi accettata. Ma la convenzione del '57 non è stata ratificata ancora dalla Francia e quindi è tuttora in vigore quella del 1870. Fabrizio Carbone