Arriva il boss, regista dello sceneggiato con molti attori per mentire al giudice

Arriva il boss, regista dello sceneggiato con molti attori per mentire al giudice Da Riesi, dove è stato arrestato dai carabinieri Arriva il boss, regista dello sceneggiato con molti attori per mentire al giudice E' Di Cristina, che ordì la macchinazione per salvare, con false testimonianze, il cugino accusato di omicidio - Accanto a pregiudicati, coinvolti anche un legale e un usciere del S. Anna Giuseppe Di Cristina, 11 presunto big della mafia al centro dell'inchiesta condotta dal giudice istruttore Oggé per smascherare la catena di omertà che impedisce di far luce sull'omicidio dello zingaro Vleda Stoianovic, arriverà a Torino in giornata. Dopo la sua cattura a Riesl il magistrato ne ha ordinato l'immediata traduzione. E' il personaggio principale della vicenda e sarà subito messo a confronto con gli altri otto imputati arrestati l'altro giorno dal carabinieri. Dall'andamento degli interrogatori dipende la sorte del legale torinese, Sebastiano Lo Greco, colpito da mandato di cattura per favoreggiamento e tuttora sotto stretta sorveglianza al nucleo investigativo dei carabinieri in via Valfré. Nessuno ha potuto avvicinarlo, nemmeno il suo difensore, avvocato Monaco, se non alla presenza del magistrato. Nello studio del legale risponde la segretaria. E' impossibile per ora precisare le accuse che il giudice istruttore muove all'avvocato ma si sa per certo che esse sono connesse alle deposizioni rese da altri tre arre-1 stati nell'inchiesta, Salvatore Rie- ] cobene, Calogero Curto e Pompeo Moscaritolo. Attraverso la mediazione di una quarta persona, Giovanni Pipia, 4a anni usciere all'ospedale Sant'Anna, da lungo tempo amico del legale, si sarebbero presentati nello studio dell'avvocato Lo Greco, in via Della Consolata 5. « Possiamo testimoniare che quel giorno (il 31 luglio dello scorso anno quando fu ucciso lo zingaro) Giuseppe Marotta, il principale indiziato del delitto anch'egll in carcere alle Nuove, non era al bar "Pesca alla trota"». La versione, concordata in numerose riunioni con il cugino di Marotta, Giuseppe Di Cristina, avrebbe completamente scagionato l'imputato. Non è ben chiara quale sia stata la partecipazione del legale a questa macchinazione. L'impressione suscitata dal suo arresto è stata vivissima nell'ambiente del Foro torinese. Sono in molti a chiedersi dove finisce il compito di un avvocato e dove comincia l'attività di favoreggiamento nel confronti dell'as- i sisti to. Sia nel caso del legale, sia per gli altri arrestati il magistrato sarebbe in possesso di prove cir- costanziate: numerose bobine di registrazioni dei colloqui telefonici intrecciati dal presunto boss mafioso Giuseppe Di Cristina con i sette aderenti alla « anonima della falsa testimonianza » per tirare fuori dai guai il cugino Giuseppe Marotta. Una fitta, quasi inestricabile, foresta di frasi e mezze frasi, molte pronunciate in stretto gergo siciliano e calabrese, per concordare la « verità » che avrebbe fatto uscire dalle « Nuove » l'incauto Marotta. Per raggiungere lo scopo la banda della menzogna non ha lesinato le forze, ricorrendo a parecchie persone di fiducia. Sono llllllllllliillinii I ninnili mini cosi stati reclutati Individui dal passato inquietante, come Benito Paparo e Salvatore Riccobene, o che mai si sarebbe supposto avessero certe conoscenze come Giovanni Pipia, usciere del Sant'Anna. Benito Paparo fu arrestato nel 572 per il racket delle braccia. Gli inquirenti appurarono che era legato a doppio filo con Giuseppe Prochilo, uno dei ras della mafia dei cantieri, ammazzato con altri tre pari grado nella folle sparatoria del primo maggio 1970 in un bar di piazza Vittorio. Fini in galera con l'imputazione di estorsione, da allora non aveva iiiiiiiilliiliiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii più interessato la giustizia. Anche Salvatore Riccobene da oltre 15 anni non aveva più offerto motivi di curiosità alla legge, negli ultimi tempi era balzato di nuovo agli onori della cronaca soltanto perché il fratello era stato imbottito di piombo e abbandonato mezzo carbonizzato su una piazzola dell'autostrada per Milano. Giovanni Pipia, invece, non ha mai fatto parlare di sé: dipendente ospedaliero dal '72, era molto stimato dai colleghi che di lui adesso dicono: « Una gran brava persona, sempre pronto ad aiutare gli amici ». Dello stesso parere (ma con diversa intonazione) sono gli inquirenti che aggiungono: « Tra tutti gli arrestati, il Pipia pare sia quello che a Torino più si è impegnato per donare la libertà al Marotta. Se DI Cristina è lo stratega gene rate di questo complicato affare, il Plpta è il suo luogotenente ». Il magistrato ha scarcerato ieri mattina la moglie di Giuseppe Marotta, Rosa Fiore, per permetterle di accudire ai due Agli rimasti soli nell'alloggio di via delle Querce 65. L'avvocato Sebastiano Lo Greco, Salvatore Riccobene, Calogero Curto sono in arresto

Luoghi citati: Milano, Riesi, Torino