Castelvecchio di Angelo Dragone

Castelvecchio MUSEI □ Castelvecchio Il museo veronese di Castelvecchio — anticamente detto « di San Martino in Acquaro», dal nome della contrada e della chiesetta che vi era compresa — sorge sulle rovine della fortificata dimora che Cangrande II e Consigliorio s'erano fatti costruire fra il 1354 e il 1375, poi completata da Guglielmo Bevilacqua col poderoso maschio e col rosseggiante ponte merlato, a tre arcate, che scavalcando l'Adige raggiunge l'opposta sponda. Castello signorile degli Scaligeri, fortilizio e collegio militare di Venezia, caserma francese e austriaca prima di accogliere i bersaglieri italiani, Castelvecchio era stato infine restaurato nel primo dopoguerra (1924) e trasformato nella sede museale destinata a riunire i diversi nuclei di opere d'arte pervenuti al Comune di Verona per doni e legati che comprendevano ormai importanti dipinti e sculture, mobili, armi, terracotte, bronzi, miniature ed oreficerie. A dar loro il maggior rilievo è valso tuttavia il radicale riordinamento operato tra il 1958 e il '59 da un architetto della sensibilità di Carlo Scarpa, che, lavorando dentro e fuori l'elastica e mossa struttura monumentale valorizzata con rara sapienza, vi ha poi collocato nella maniera più felice i più significativi capolavori appartenenti alle raccolte civiche veronesi, a cominciare dai sarcofaghi e dalle statue in tufo del Duecento e del Trecento, tra le quali il famoso monumento equestre di Cangrande I della Scala, proveniente dall'arca di S. Maria antica. Ad accogliere i visitatori son naturalmente gli affreschi dei primitivi locali come quelli con le Storie della Bibbia già del Convento di S. Caterina accanto ai quali, oltre ad un gruppo di trecentesche oreficerie veneziane venute al¬ la luce una quarantina di anni fa a Verona durante uno scavo edilizio, son da ricordare alcuni dipinti che riflettono influssi giotteschi: dal romagnolo autore del Paliotto dei sette Santi al Turone che alle lezioni di Giotto aveva saputo dare un'interpretazione legata alla tradizione locale, affermandosi cosi come il più importante pittore veronese prima di Altichiero. Dello spirito gotico internazionale appare permeato Stefano da Verona presente con una ornatissima Vergine, S. Caterina e angeli mentre alle minuzie decorative di uno splendido gruppo di fogli miniati da maestri veronesi e francesi, si richiamano anche le due Madonne quattrocentesche, l'una del veneziano Giambone, l'altra tutta preziose, fluenti, eleganze proprie del Pisanello riconoscibile anche soltanto nel particolare della quaglia dipinta ai piedi della Vergine sul bel prato fiorito. Del Pisanello, a Castelvecchio, si conserva anche il famoso affresco con S. Giorgio e la principessa dal purissimo profilo (mentre in lontananza si delinea sull'orizzonte il drammatico inserto della scena coi due impiccati). Queste ed altre gemme del museo di Castelvecchio erano appartenute ad alcune delle più cospicue quadrerie veronesi di cui le collezioni civiche poterono arricchirsi, soprattutto al confluire delle raccolte Pompei (1853-1892), Bernasconi (1873) e Monga (1911). Di esse avevano fatto parte, fra l'altro, il cassone dei Trionfi, dipinto da Liberale da Verona, due Crocifissi di Gentile e di Iacopo Bellini, il Cristo portacroce e la Sacra famiglia del Mantegna, la Madonna della Passione del Crivelli, il Gentiluomo di Tiziano. Angelo Dragone

Persone citate: Bernasconi, Carlo Scarpa, Del Pisanello, Giambone, Guglielmo Bevilacqua, Mantegna, Monga, Turone

Luoghi citati: Acquaro, Comune Di Verona, Pompei, Venezia, Verona