Roma e Madrid ora sono più vicine di Mario Salvatorelli

Roma e Madrid ora sono più vicine Roma e Madrid ora sono più vicine Una sorta di accordo economico "mediterraneo" non come alternativa, ma come elemento di equilibrio alla politica dell'Europa continentale - Buoni risultati, dice il ministro Ossola (Dal nostro inviato speciale) Madrid, 22 marzo. «La Spagna è un paese giovane, anche perché il 70 per cento dei suoi 36 milioni di abitanti hanno meno di 40 anni, quindi rappresenta un potenziale di energie e di entusiasmo che vorremmo mettere a disposizione dell'Europa», ha detto il primo ministro Adolfo Suarez, ricevendo Rinaldo Ossola nel secondo e ultimo giorno della visita del ministro italiano del Commercio Estero a Madrid. Il colloquio, che è durato 40 minuti, si è svolto nel Palazzo della Moncloa, una splendida costruzione settecentesca, decorata da stucchi e affreschi, alla periferia della capitale, dove da un mese e mezzo si è trasferito il capo del governo spagnolo, cogli uffici di presidenza e l'abitazione privata, per ragioni di spazio e di sicurezza. Suarez, che ha 45 anni, e può quindi rappresentare a giusto titolo la gioventù di questa nuova Spagna, che esce da quarantanni di dittatura, si prepara alle sue prime elezioni libere e a chiedere dopo di esse l'adesione alla Comunità europea, ha insistito sullo spostamento del centro di gravità verso il Mediterraneo che verrebbe provocato nella Cee dall'ingresso del suo Paese, della Grecia, del Portogallo e, forse, della Turchia. Ma il primo ministro spagnolo non ha mancato di sottolineare anche la funzione che questi Paesi potrebbero svolgere, con una politica economica e commerciale comune, nei confronti dell'America Latina, un continente tutto da scoprire. Le recenti dichiarazioni di Chirac, secondo le quali l'economia spagnola in genere, e la sua agricoltura in particolare, non potranno mai essere integrate nella Comunità europea, dichiarazioni che volevano rispecchiare, anche per il momento elettorale in cui sono state pronunciate, l'avversione delle campagne francesi all'ingresso della Spagna, non potevano non amareggiare Suarez, che non ha nascosto questa sua reazione ad Ossola. Si può facilmente supporre che all'amarezza si mescolino preoccupazioni politiche, dal momento che i «campesinos» spagnoli sono tendenzialmente orientati a sinistra, e alla vigilia delle elezioni politiche tutto ciò che può ostacolare l'ingresso della Spagna nella Comunità europea, una prospettiva sulla quale il governo spagnolo punta molto, non può non creare a Suarez nuovi problemi. Le preoccupazioni in questo Paese non mancano. La congiuntura economica non è delle più favorevoli. La Spagna sta pagando il "boom" di questi ultimi anni con un grosso disavanzo commerciale, con un alto tasso d'inflazione e un indebitamento verso l'estero pesantissimo. Il ministro delle Finanze, Eduardo Carriles, che nel suo dicastero riunisce le competenze spettanti, in Italia, ai ministri del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione, così da essere il vero e proprio ministro dell'economia, non ne ha fatto mistero nei suoi incontri con Ossola. In confronto all'Italia, che ha debiti verso l'estero per 17 miliardi di dollari, l'indebitamento spagnolo, che è di 12 miliardi di dollari, può anche non sembrare eccessivo. Ma si deve tener conto del fatto che il nostro corrisponde alla metà circa del valore delle nostre esportazioni nel '76, mentre quello della Spagna equivale al totale delle sue. Nei prossimi mesi, quindi, il problema più immediato di questo Paese, oltre alle elezioni, è la necessità di risanare l'economia. La Spagna si è ormai agganciata al gruppo dei Paesi industrializzati, e come gli altri ha risentito della crisi economica mondiale seguita all'esplosione dei prezzi petroliferi del '73-74. Ma ne ha risentito in ritardo, come accade all'ultimo vagone di un treno quando la locomotiva rallenta improvvisamente la marcia. Così mentre il resto dell'Occidente già nel '75 re¬ gistrava una ripresa, la Spagna in quell'anno ha dovuto accontentarsi di uno «sviluppo zero» e nel '76 di un incremento limitalo all'X,7 del prodotto nazionale, in termini reali. Ora si tratta di ripartire. Anche per la Spagna, come per l'Italia, il problema è di combattere l'inflazione, sema mortificare il sistema produttivo, e con esso l'occupazione. Una vigilia elettorale non è il momento migliore per attuare una politica di austerità. Si può ritenere, anche se nei colloqui di questi giorni non è stato detto ufficialmente, che dopo le elezioni di giugno e la formazione del nuovo governo, la Spagna chiederà un prestito al Fondo monetario. In quel Fondo Madrid è presente nello stesso gruppo di Paesi che è guidato dall'Italia, composto anche dal Portogallo e da Malta e che dovrebbe riavere presto anche la Grecia, uscitane al tempo del regime dei colonnelli. Nel Fondo oggi, e nella Comunità europea domani, si potrebbe creare, quindi, un gruppo di Paesi mediterranei di notevole peso e che dovrebbero agire con quella stretta collaborazione basata su comuni interessi, di cui un buon esempio è costituito, come ha fatto rilevare anche Suarez, dal gruppo dei Paesi scandinavi. Per il momento, quel rilancio dei contatti economici e commerciali, che il viaggio di Ossola a Madrid si proponeva e che, al termine dei colloqui, il nostro ministro ci ha detto di aver ottenuto, costituisce un buon avvio per una politica economica mediterranea, da sviluppare non come un'alternativa, ma come un elemento di equilibrio e di completamento alla politica economica dell'Europa continentale. Mario Salvatorelli

Persone citate: Adolfo Suarez, Chirac, Rinaldo Ossola, Suarez