Il processo a Celentano rinviato: si sono scordati di citare un coimputato

Il processo a Celentano rinviato: si sono scordati di citare un coimputato Pavia: omicidio colposo Il processo a Celentano rinviato: si sono scordati di citare un coimputato (Dal nostro inviato speciale) Pavia, 22 marzo. Doppia delusione, quest'oggi, a Pavia, per quanti affollavano l'aula del tribunale. Doveva comparire dinanzi ai giudici Adriano Celentano, chiamato a difendersi dall'accusa di omicidio colposo per la morte di un attrezzista durante la lavorazione di «Yuppi du». Il cantante, passato con successo al mondo del cinema come attore prima e come regista poi, non si è presentato in aula preferendo evidentemente evitare questo tipo di pubblicità. Inoltre, per un errore del cancelliere, che aveva scordato di citare uno dei coimputati di Celentano, il processo, dopo poche battute, ha dovuto essere rinviato a nuovo ruolo. Qualcuno sperava anche di poter vedere da vicino la bella attrice inglese Charlotte Bampling, protagonista del film e coinvolta nella vicenda che vede Celentano imputato, ma neppure lei si è vista. Adriano Celentano, 39 anni, abitante a Milano, via Orio Vergani 12, è imputato nella sua qualità di regista; con lui sono accusati il direttore di produzione della «Clan Celentano Film», Placido Di Salvo, 33 anni, lo scenografo, Giantito Burchiellaro, 37 anni, e Pietro Galli, 51 anni, tutti da Roma. L'accusa per tutti è di omicidio colposo. Il pomeriggio del 14 maggio '74, durante la lavorazione di «Yuppi du», la troupe cinematografica di Celentano stava girando alcune scene nella tenuta di proprietà di Carlo Ponti e Sophia Loren, a Parasacco di Zerbolò, nel Pavese Sulle acque del torrente Scavizzola era uno zatterone con a bordo l'attrice Charlotte Rampling, trentenne, che doveva essere ripresa durante una scena. Poi c'erano, con Adriano Celentano e l'aiuto regista Sofia Scandurra, altre dieci persone, tra le quali l'attrezzista romano Graziano Alonzo, 45 anni. Ad un tratto la cinepresa sistemata su un carrello sfuggiva al controllo mettendo in forse la stabilità già precaria dello zatterone. Tutti finivano in acqua. A nuoto, con l'aiuto anche del maresciallo dei carabinieri Dotti, che seguiva le mosse della troupe, i naufraghi riuscivano a raggiungere sani e salvi la riva. Mancava il Graziano Alonzo. Veniva ripescato poco dopo: ormai cadavere. Celentano, come regista e responsabile della lavorazione, Di Salvo, come direttore della produzione, Burchiellaro, per aver progettato come scenografo lo zatterone, e il Galli, per averlo costruito, devono rispondere per colpa — negligenza, imprudenza e inosservanza alle norme di prevenzione degli infortuni — della morte dell'Alonzo. Aperto il dibattimento, è stato scoperto che il Burchiellaro non aveva ricevuto la citazione. Mentre il dottor Rafia proponeva, inutilmente, di stralciare la posizione dello scenografo e procedere per gli altri imputati, gli avvocati guidati dal difensore di Celentano, Giovanni Bovo, sostenevano la nullità e ottenevano il rinvio del processo a nuovo ruolo. f. m.

Luoghi citati: Milano, Pavia, Roma, Zerbolò