Marina Mazzottì sconvolta in aula davanti agli uccisori della sorella di Remo Lugli

Marina Mazzottì sconvolta in aula davanti agli uccisori della sorella Novara: iniziate le arringhe di parte civile Marina Mazzottì sconvolta in aula davanti agli uccisori della sorella E' ritornata dall'Argentina per trascorrere un periodo di tempo con la madre e il fratello - I rappresentanti della famiglia hanno chiesto la condanna di tutti gli imputati (Dal nostro inviato speciale) Novara, 22 marzo. «Alla crudeltà della delinquenza si è voluta aggiungere anche l'ignominia». L'avvocato Roberto Di Tieri, il primo difensore di parte civile che prende la parola aprendo la discussione al processo Mazzottì, si riferisce a Giuliano Angelini, il principale imputato, «che ha creduto di essere un personaggio ed era la figura più. squallida, l'unico che non ha rispettato le regole del gioco: ha avuto il coraggio di ricusare le facoltà giurisdizionali di questa corte e del suo presidente». E aggiunge: «Un'inutile e stupida vigliaccheria». Il compito di Di Tieri non è quello di discutere analiticamente la causa (da domani a venerdì parleranno altri cinque suoi colleghi di parte civile), ma solo quello di richiamare alla memoria le principali tappe e la successione dei tempi della vicenda, nonché l'inconsistenza degli alibi degli imputati che non hanno confessato. Ne esce un grande quadro, tragico, che rappresenta l'impatto tra una degnissima famiglia e un'organizzazione criminosa. Cento cose stanno a dimostrare l'associazione a delinquere e, in questo ambito, la potenza specifica dell'organizzazione dei meridionali la quale si manifesta soprattutto nella ritrattazione di Angelini, quando dice di essere stato indotto dalla polizia ad accusare Giacobbe e Gattini, e nel bailamme del carrozzone di Girifalco, il manicomio che ospitò lo stesso Giacobbe dal 23 luglio 1975, quando le condizioni di Cristina incominciavano ad aggravarsi. L'avv. Di Tieri si sofferma sulle posizioni di Francesco Gattini, che per far credere di non essere stato all'uliveto di Catanzaro Lido la sera del 7 agosto 1975 inventa il viaggio in Sicilia per l'acquisto di un'auto; di Francesco Gaetano, che dice di essere stato a Gizzeria Lido ai primi di luglio, ma gli crollano le testimonianze basate sulla vendita del pesce e sull'operazione anagrafica; di Alberto Menzaghi che, vista la mala partita, dopo il suo interrogatorio, richiede la parola per dire che era un sequestratore poten- ziale, disposto ad un rapimento, ma che poi ha desistito prima che entrasse in scena Cristina Mazzotti. Il difensore di parte civile parla anche di Giuseppe Milan, riconosciuto dagli amici di Cristina e dagli agenti che fotografarono il telefonista Sebastiano Spadaro, e delle due donne: Rosa Cristiano, che partecipa al delitto per avidità e immoralità, e Loredana Petroncini, una figura agghiacciante, che non ha mai battuto ciglio in tutto il processo, solo attenta alla sua gonna che non facesse una piega. «Siete chiamati a giudicare su una delle vicende più repugnanti, più tristi, più sconcertanti — dice l'avvocato Di Tieri ai giudici —. Ricordate la buca di Castelletto Ticino e la discarica di Galliate, massima ignominia e bassezza cui possono arrivare i criminali». E ancora: «Perché vi sia responsabilità per un fatto volontario è sufficiente che si verifichi un fatto che era stato previsto e per il quale era stato accettato il rischio» . Prima che Di Tieri prendesse la parola, il collega avvocato Smuraglia aveva presentato le conclusioni della parte civile che sono queste: la richiesta alla corte di affermare con adeguate condanne la responsabilità degli imputati Spadaro, Milan, Angelini, Petroncini, Francesco Gaetano, Ballinaii, Geroldi, Achille Gaetano, Gnemmi, Cristiano, Carpino, Menzaghi, Abramo, Russello, Giacobbe, Gattini, Rosea; di condannarli alla restituzione del denaro incassato per il riscatto, da liquidarsi in separata sede, e al pagamento di una lira a titolo di risarcimento dei danni materiali e morali per la morte di Cristina Mazzotti; di condannarli al pagamento delle spese e onorari di costituzione di parte civile. La parte civile si riserva di agire in un secondo tempo contro Peppino Falvo, Giovanni e Antonio Talarico, Ugo Scalercio, Vittorio Passafari ed eventualmente altri, per gli stessi reati preferendo ora evitare un dibattito attorno al problema di una loro più diretta complicità ai fatti. In apertura di udienza si erano avute le ultime fasi dell'istruttoria dibattimentale, inerenti Francesco Gattini. Il professor Gino Sacerdote, perito nominato dalla corte, è venuto a riferire sulla perizia fonica eseguita sulla voce del Gattini e su quella del secondo «marsigliese». La conclusione è questa: «Sì esprime giudizio positivo sulla probabilità che le voci a confronto provengano da persone diverse». Aggiunge a chiarimento il professor Sacerdote che «da un punto di vista scientifico nessuno può affermare che due voci siano della stessa persona». All'udienza di oggi era presente in aula, visibilmente commossa, Marina Mazzotti, sorella di Cristina. E' una signora di 27 anni, abitante in Argentina, che nei giorni scorsi è venuta in Italia per trascorrere un breve periodo con la madre e il fratello. Era rimpatriata anche in occasione del sequestro della sorella: accorsa dall'Argentina assieme al padre, aveva vissuto con la famiglia tutto il dramma di Cristina. Remo Lugli Novara. La sorella di Cristina, Marina Mazzetti