Richiesti 4 ergastoli per l'agente ucciso nell'assalto al treno

Richiesti 4 ergastoli per l'agente ucciso nell'assalto al treno Richiesti 4 ergastoli per l'agente ucciso nell'assalto al treno Roma, 21 marzo. Quattro ergastoli e tre condanne minori sono stati proposti nel processo per l'uccisione dell'appuntato di pubblica sicurezza Giuseppe Verducci. Il p.m. dottor Nicolò Ama-" to ha chiesto l'ergastolo per Antonino Di Guardo, Gianfranco Squillace, Raffaele Cartago e Stefano Orsini. Sono accusati di omicidio aggravato a scopo di rapina, furto aggravato, rapina, detenzione, porto ed uso di armi. In giudizio compaiono altri tre imputati: Vincenzo Cartago, padre di Raffaele, per il quale sono stati chiesti tre anni di reclusione, Franco e Giuliana Mutti, per i quali il pubblico ministero ha sollecitato rispettivamente cinque e tre anni di reclusione. Sono accusati di minacce aggravate. Il delitto avvenne nella notte tra il 25 e 26 giugno 1974. Un gruppo di rapinatori prese d'assalto nei pressi della capitale il treno Napoli-Roma-Torino. I banditi, riusciti ad entrare nel vagone dove erano custoditi i valori, sorpresi da Giuseppe Verducci, che era di scorta al treno, lo ferirono con un colpo di pistola. Poi, aperto uno degli sportelli, lo scaraventarono sulle rotaie. Verducci venne maciullato dal convoglio, che si fermò dopo qualche chilometro poiché un ferroviere si era accorto che lo sportello del vagone per il trasporto dei valori era aperto. I rapinatori, approfittando di un rallentamento del treno, riuscirono a fuggire nelle campagne di Palidoro. Poi, rubata un'automobile, fecero perdere le loro tracce. II dottor Amato, dopo una premessa, ha preso in esame la vicenda, sottolineandone la gravità e ponendo l'accento soprattutto sulla ferocia dei quattro imputati, tutti giovani, per i quali ha chiesto la condanna a vita. E' stato durante la requisitoria del pubblico ministero che uno degli imputati, Orsini, ha chiesto di poter lasciare l'aula perché «stufo di sentire il cumulo di menzogne sulle quali è stata costruita l'accusa». A consentire la cattura dei banditi furono le dichiarazioni fatte alla polizia quattro mesi dopo il delitto da Gianni Musone, conoscente dei malviventi. Alla polizia Musone, che poi in giudizio ha ritrattato tutto in quanto sia a lui che ai suoi familiari furono rivolte gravi minacce, raccontò le confidenze fattegli, descrivendo anche i particolari dell'uccisione di Verducci, che sarebbe stato scagliato fuori dal vagone ancora in vita. Il p.m. ha svolto la requisitoria sottolineando l'impor¬ tanza di numerose 'prove ed elementi di accusa emersi sia in istruttoria sia in dibattimento. Il precesso continuerà domani con l'intervento degli avvocati difensori. (Ansa)

Luoghi citati: Napoli, Roma, Torino