ilesino (presto in tribunale) tace sul sequestro Botticelli di Giuliano Marchesini

ilesino (presto in tribunale) tace sul sequestro Botticelli Il silenzio agghiacciante di Graziano ilesino (presto in tribunale) tace sul sequestro Botticelli (Dal nostro inviato speciale) Trento, 19 marzo. Graziano Mesina non entrò nell'appartamento di Caldonazzo con i nervi distesi: nella notte di martedì scorso, poche ore prima di essere catturato dagli uomini della Squadra Mobile di Trento, il bandito di Orgosolo ebbe uno di quei gesti con cui ribadiva il suo ruolo di capo a chi forse stava per dimenticarsene: sparò due colpi di pistola nel soggiorno dell'alloggio, dove presumibilmente stava aspettandolo con comprensibile trepidazione Mario Pais, figu ra di secondo piano in quest'ultima storia violenta di «Grazianeddu». Durante un nuovo sopralluogo nel rifugio trentino di Mesina, gli inquirenti hanno infatti riscontrato i fori di due proiettili su una delle se- die del salotto. Che a sparare sia stato il bandito di Orgosolo non vi sarebbero dubbi: lo avrebbe ammesso egli stesso nel corso dell'interrogatorio cui è stato sottoposto ieri da parte del Sostituto Procuratore della Repubblica di Fermo, Pietro Baschieri, venuto a tentare di risolvere il mistero di Mario Botticelli, l'industriale di Ascoli Piceno finito nelle mani dell'«Anonima sequestri» e non ancora rimandato a casa, nonostante il pagamento di un riscatto di 750 milioni. In quella notte agitata, nella casa isolata sul lago di Caidonazzo. Graziano Mesina non ha comunque esploso i due colpi per uccidere, ma per intimorire. Ora si tratta di stabilire qual era lo scopo di questa intimidazione. Forse, sì dice, il bandito era arrivato nella località del Trentino per una specie di «regolamento di conti «senza spargimento di sangue. Di denaro, nella schiera di coloro che componevano il suo seguito, doveva circolarne parecchio: se davvero questa «Anonima sequestri» aveva lavorato molto anche in assenza dell'ex «re del Supramonte», chissà quante mazzette di banconote erano sparse qua e là. Dove era finita, poteva domandarsi Mesina, la parte più consistente del «raccolto»? Al suo sopraggiungere nell'alloggio di Caldonazzo, dove probabilmente si preparavano altri rapimenti nella zona di Bologna, il bandito di Orgosolo aveva in valigia circa 16 milioni: forse giudicava questa somma esigua, in rapporto alle sue esigenze dì latitante costretto a continui spostamenti (negli ultimi tempi aveva girovagato tra la Lombardia e il Piemonte) e soprattutto alla sua posizione al vertice dell'organizzazione. Cosi, avrebbe preteso altri incassi, ponendo mano alla pistola per incutere il dovuto rispetto. Ma la ricerca della verità su quegli spari notturni è estremamente difficile. Mesina, anche se incalzato dalle domande, non è disposto a la¬ sciarsi andare a confidenze: «Se volete, chiedetelo a Mario Pais. Ma di sicuro anche lui non vi dirà niente». Adesso, il bandito sembra più che altro impegnato nel tentativo di cavar fuori dalla rete dell'inchiesta Mario Pais e la sua amica Maria Luisa Campregher, fermata a Cornegliano Veneto e raggiunta da un or dine di cattura per concorso in detenzione di armi, favoreggiamento e ricettazione di denaro che si ritiene «sporco». Tenendo a conservare sino in fondo il suo ruolo di «uo mo d'onore», Mesina vorreb be riuscire a non trascinare nella condanna questi due personaggi. «Loro non c'entrano — ripete —. Io sono en trato in quell'appartamento con la forza: cosa poteva fare Mario Pais, se non obbedire ai miei ordini?». «Grazianeddu» dovrebbe es sere processato tra qualche giorno nell'aula del tribunale di Trento. L'accusa che lo porterà per «direttissima» da vanti ai giudici è quella di de tenzione di armi. Ma al dibattimento si dovrebbe parlare anche della sua evasione dal carcere di Lecce. A lui, probabilmente, non importa dell'una né dell'altra cosa: ha sulle spalle l'ergastolo, un altro processo non potrà pesargli Ma porterà con sé, comunque, quel mito di cui ancora si ammanta come ex «re del Supramonte» passato in con Unente. Intanto, cresce l'angoscia per la sorte di Mario Botticelli, di cui si sta andando alla disperata ricerca. Gli inqui renti sperano che Graziano Mesina ne sappia qualcosa, che l'industriale di Ascoli Piceno sia rimasto tra le mani di carcerieri ora tagliati fuori Riversano sul bandito di Orgosolo una pioggia di domande. Quando fu catturato in Sardegna, «Grazianeddu» non «sitò a lanciare un appel lo agli uomini che tenevano in ostaggio due possidenti: «Lasciateli tornare a casa». Potrebbe farlo anche per Botticelli. Ma lui tace. Giuliano Marchesini