Ginecologi a giudizio per la collega morta

Ginecologi a giudizio per la collega morta Dopo intervento all'utero Ginecologi a giudizio per la collega morta L'episodio risale al 1973 - "Gravi imprudenze e superficialità" dei due specialisti (Dal nostro corrispondente) Napoli, 19 marzo. Due ginecologi napoletani sono stati rinviati a giudizio sotto l'accusa di omicidio colposo per avere provocato la morte di una paziente, loro collega, titolare di un gabinetto d'analisi, che si era sottoposta a intervento chirurgico. Il giudice istruttore del tribunale di Napoli, dottor Alessandro Criscuolo, al termine dell'istruttoria portata avanti per quattro anni, ha concretizzato le imputazioni nei confronti dell'ostetrico Vincenzo Abate e del suo assistente dottor Giuseppe Scaramellino. Nella sentenza il magistrato, dopo avere ampiamente valutato le responsabilità dei due sanitari, accenna a «gravi imprudenze e superficialità, a incongrue manovre rianimatorie, a un errato massaggio cardiaco con lacerazioni della milza, devastazioni, scoppio dello stomaco...». Vittima della drammatica operazione fu la dottoressa Filomena Pisanti, 44 anni, sposata e madre di un ragazzo di 16. La poveretta si spense all'indomani dell'intervento, tra atroci sofferenze. I fatti si riferiscono al 16 agosto 1973, quando la dottoressa Pisanti, sofferente da tempo per una cisti al collo dell'utero e in cura presso il ginecologo Abate, affrontò il bisturi in una clinica di Vico Equense, sulla costiera sorrentina. Qualche ora dopo l'inter¬ vento vennero le prime complicazioni: l'inferma divenne cianotica, l'addome gonfio e teso. Il figlio, che vegliava la madre, preoccupato dello stato di salute che andava via via peggiorando, chiese l'aiuto del sanitario di turno. Il medico, di fronte alla gravità del caso, fece accorrere anche il ginecologo Abate. Nel giro di poche ore la situazione si aggravò. Nell'ansia di fare qualcosa per salvare la collega — il giudice parla di colpevoli imprudenze — il dottor Abate e il suo assistente praticarono alla sventurata un massaggio cardiaco tanto energico da causare lacerazioni e lesioni irreversibili. Estremi rimedi che aggravarono le disperate condizioni della paziente. Falliti tutti i tentativi, la dottoressa venne trasferita all'ospedale S. Leonardo di Castellammare di Stabia e ricondotta nuovamente in sala operatoria. Si ebbe così la diagnosi esatta per la sventurata donna, in preda a una peritonite diffusa. Nonostante le cure, il giorno dopo la Pisanti morì. L'inchiesta della magistratura, a cui si è rivolto il marito della donna con un angoscioso esposto, ha portato dopo quattro anni al rinvio a giudizio dei due ginecologi. La perizia necroscopica e altri accertamenti hanno permesso di individuare le cause della tragica fine della dottoressa. Sembra che Filomena Pisanti la sera precedente l'intervento chirurgico avesse ingerito un abbondante pranzo, non affatto digerito al momento dell'operazione. Un particolare che suscita perplessità data la sua esperienza professionale. «E' impensabile — osserva nella sentenza il giudice istruttore — che la donna, esortata a restare digiuna, si fosse concessa la pesante cena ben conoscendo i rischi cui andava incontro». Altro inquietante interrogativo permane sull'anestesia cui venne sottoposta la Pisanti prima di finire sotto i ferri. I familiari sostengono che la loro congiunta uscì dalla sala operatoria ancora addormentata, i chirurghi negano e parlano di un'anestesia parziale. Anche su questo particolare dovrà far luce il processo. a. lu.

Persone citate: Abate, Alessandro Criscuolo, Filomena Pisanti, Giuseppe Scaramellino, Pisanti, Vincenzo Abate

Luoghi citati: Castellammare Di Stabia, Napoli