Il calendario di Mino Maccari
Il calendario Giochi di parole FURIO COLOMBO Schieramenti si spaccano in gruppi, i gruppi si dividono in bande, alcuni mantengono un ordine di valori assoluti, altri vagano mutando secondo l'occasione e il momento. Ogni gruppo può essere nemico o alleato. Uomini si buttano contro le donne. Le donne si uniscono, poi si separano in altre bande e attaccano per difendersi. Pericoloso essere colti da soli, senza uno che faccia luce, davanti, e una piccola scorta alle spalle. La descrizione vale come metafora (per esempio la situazione degli intellettuali: senza scorta troverai sempre un fra' Cristoforo che non è stato ancora toccato dalla conversione) ma è anche una rappresentazione dei fatti. Se non sta scendendo a valle con il forcone, nell'entusiasmo di una sollevazione, il contadino mette una trave alla porta, sta attento ai rumori e vuole avere i figli sott'occhio. Potrebbero arrivare sconosciuti o soldati. Se sono soldati, bisogna sapere di quale esercito. Racconta un corrispondente dall'Irlanda che anni di terrorismo e omicidi hanno creato una civiltà dello sguardo. Ognuno ha imparato a scrutare l'altra persona secondo certi segnali. Delle parole non si fiderebbe nessuno. L'Italia (lo dimostra la nostra pittura) è sempre stata una civiltà dello sguardo. Dunque il paesaggio è questo. Vita di gruppi, vita di bande, terrore di restare da soli. Si alzano stendardi e bandiere. Bisogna fare la scelta? Cavalieri senza macchia e senza paura ancora non sono venuti. Forse non ci sono mai stati. Accusatori giungono al palazzo con liste nuove di teste che devono assolutamente cadere. E' un'epoca di condanne. Lealtà tra feudi e castelli si rompono all'improvviso travolgendo nel crollo quelli che non avevano un piano e stavano in mezzo, tra gli uni e gli altri, fidando in un amichevole approccio. Ognuno può avere sotto il mantello una spada. Possibile che la punti contro un amico? Ma in questo paesaggio la parola amico è sostituita dalla parola alleato. Alleato o nemico. Fedele o infedele. Che sia una delle epoche oscure? Ci hanno detto che le epoche oscure in realtà sono fertili, piene di cose che nascono, come le radici di un sottobosco. Brutte da vivere ma cariche di frutti per il futuro. Però bisogna adattarsi. Bisogna sa¬ pere che le epoche oscure non durano poco. Per arrivare al «dopo» non si può fare un taglio, come nei film. La censura della violenza nella vita non è possibile. Bisogna passarci. Alle spalle i chierici della sociologia dicono le ragioni, i conventuali delle scienze sociali distillano altre erbe, altre formule. Quello che il prontuario del nuovo medioevo insegna è che non si torna mai indietro, come i piccoli eroi delle fiabe che attraversano il bosco. Per quanto sia pauroso bisogna andare avanti, fra draghi, veleni, gnomi, giganti e paludi. Di là c'è dell'altro. Ma camminare all'indietro, in cerca dell'ordine e della pace che c'era prima (se c'era) questo no, è impossibile. Un'altra cosa che il prontuario del nuovo medioevo insegna è che i travestimenti vengono sempre scoperti e che non serve tentare di giocare il gioco di un altro. Inutile che l'intellettuale pensi di partire per la crociata. Sono rimaste più pergamene che spade dalle «epoche oscure». Inutile arruolarsi nella coda di un esercito che sembra vincente, o correre al riparo di una fede che ostenta potere. I veri credenti sanno sempre, al tempo debito, come scovare i neo convertiti e farli pagare per primi. Agli inermi conviene restare inermi. Sono rimasti più inermi che guerrieri sulla faccia della Terra, alla fine di ognuna di queste epoche. Sapere che c'è pericolo non consola, ma bisogna saperlo. E' un paesaggio duro ma non è disumano. Ci sono grandi chiese, grandi conventi. Si salva chi fa la scelta «giusta»? La sicurezza non è una formula né una regola, anche se i sogni di una soluzione magica si fanno febbrili. Il medioevo è sempre la frontiera fra epoche paurosamente diverse. Un tormento è la paura fisica, che a momenti può crescere troppo, diventare una malattia. Un conforto è la sensazione che intanto tutto va avanti, come quando il cielo appare in movimento perché è pieno di vento e di nuvole. Un compenso è sentir dire che più duro è un passaggio più è probabile che sia interessante e ricco e nuovo e diverso quello che viene dopo. Un rammarico è non sapere — proprio come nel vecchio medioevo — se c'è un rapporto fra la durata della propria vita e Io svolgersi di queste grandi, tremende stagioni. La democrazia ja in tutto il mondo grandi passi in avanti (Disegno di Mino Maccari)
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