Università: verso un accordo per il personale di Giancarlo Fossi
Università: verso un accordo per il personale Durante la notte le ultime serrate trattative al Ministero Università: verso un accordo per il personale Roma, 19 marzo. Si è delineato questa sera, dopo quasi 20 anni, al Ministero della Pubblica Istruzione, un accordo soddisfacente per l'università. La trattativa, particolarmente serrata negli ultimi giorni tra il ministro Malfatti e i sindacati, si è prolungata per ventiquattro mesi in una sequela estenuante di riunioni plenarie e di incontri ristretti, turbati più volte da contrasti vivaci, interruzioni, scioperi. La conclusione del negoziato segnerà la nascita di una struttura nuova dello stato giuridico del personale docente e non docente degli atenei e pone le basi per la riforma di questo importante settore dell'istruzione. Sia pure con molto ritardo sulle effettive esigenze didattiche, organizzative e funzionali, l'intesa contribuirà all'avvio di condi¬ zioni di efficienza, presupposto essenziale per il ripristino della normalità. La riforma dovrebbe seguire rapidamente: Malfatti si è impegnato a presentarla al Consiglio dei ministri entro il mese di marzo, al massimo nella prima decade di aprile. I punti fondamentali del- l'accordo di questa sera sono cinque e prevedono: 1) Eliminazione del precariato: avverrà attraverso l'istituzione del ruolo unico del personale docente, articolato nelle due fasce degli ordinari e degli associati. Con questo provvedimento troveranno sistemazione giuridica ed economica oltre trentamila docenti precari, incaricati stabilizzati e non, assistenti ordinari e incaricati, assistenti volontari, contrattisti, assegnisti, borsisti, tecnici laureati. In cinque anni, a partire dalla data di entrata in vigore della riforma universitaria, i nuovi posti in organico saranno 6500 per la prima fascia e 13.500 per la seconda. 2) Incompatibilità: è stabilita quella con gli incarichi politici e libero-professionali, salvo deroghe che possono essere concesse dal consiglio di amministrazione entro i limiti fissati dal consiglio nazionale universitario. 3) Tempo pieno: il docente sarà tenuto al tempo pieno (nella fase transitoria potrà optare per il part-time) consistente in 12 ore settimanali dedicate all'attività didattica e a quattro giorni di presenza. 4) Ristrutturazione: nell'ambito di una ristrutturazione centrata sui dipartimenti, già indicata nella bozza di riforma, modifiche sostanziali sono previste per quanto riguarda le cattedre, gli istituti e le facoltà. 5) Democraticità delle strutture: a conferma dell'unicità del ruolo e della parità tra le due fasce di docenti, si realizza ima partecipazione paritetica negli organi di governo dell'ateneo dei rappresentanti delle due fasce, oltre alla rappresentanza di tutte le altre componenti presenti nell'università, compresi gli studenti (un terzo gli ordinari, un terzo gli associati, un terzo le altre componenti). Anche per il personale non docente, l'intesa prevede concessioni interessanti: il riconoscimento delle anzianità pregresse da attuarsi in tre anni, l'eliminazione del precariato mediante inquadramento del personale in fasce funzionali, l'accettazione delle mansioni effettivamente svolte, la reale possibilità di mobilitazione verticale e orizzontale dei dipendenti attraverso corsi di aggiornamento e di qualificazione. Per la prima volta, come abbiamo detto, i «non docenti» parteciperanno alla gestione collegiale dell'università, attraverso ima loro rappresentanza negli organi. Giancarlo Fossi
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