Quanto cambierà oggi la Francia di Alberto Cavallari

Quanto cambierà oggi la Francia Amministrative, 2° turno Quanto cambierà oggi la Francia (Dal nostro corrispondente) Parigi, 19 marzo. Secondo turno elettorale domani in Francia, sentenza definitiva sulla politica giscardiana, inizio immediato di quelle legislative che parevano lontane e che invece (dopo inutili giochi di copertura) il governo stesso ammette «già cominciate». Proprio Barre, che aspirava alla neutralità, e credeva di riservarsi il ruolo di spettatore, è stato obbligato venerdì a scendere nella mischia. Ha tenuto un comizio infuocato a Parigi, per spalleggiare D'Ornano, e ha detto che domani «si tratta di un combattimento d'avanguardia prima della battaglia decisiva». La vecchia favola del voto amministrativo è finita. Quella della neutralità governativa anche. Si ammette che il secondo turno amministrativo è il primo turno delle politiche. In effetti, il 13 marzo ha già segnato un'ecatombe di città passate alla sinistra unita che da 96 è passata a controllarne 116 su 121. Le previsioni più prudenti e i Jv.llottaggi favorevoli lasciano pensare che domani sera due to»zi delle città medio-grandi della Francia saranno an: ministrate dai social-comunisti. Con un simile risultato le politiche sono in parte compromesse e si capisce che Barre giudichi «combattimento d'avanguardia» quello di domani. Ogni città salvata in extremis diventa un punto d'appoggio per il contrattacco. Ma quante roccaforti possono restare alla maggioranza? Lione è certa, Tolosa forse. Ma Lilla, Marsiglia, sono certe per la sinistra, che ha speranze abbastanza sicure a Le Mans, Nantes, Macon, Bourg en Bresse, Montpellier, e persino a Rennes. Resta, beninteso, Parigi: la città-simbolo, la città-bandiera, la Bastiglia che può essere salvata nella frana generale. L'accordo tardivo tra giscardiani e Chirac, riduce le possibilità della sinistra in una città svuotata d'operai, che già viene assegnata alla maggioranza. Ma non si può ignorare che la situazione è comunque a Parigi molto complessa. La vittoria di Chirac rappresenta intanto ima sconfitta di Giscard. Può essere poi una vittoria molto risicata perché gli astenuti, i voti a dispetto, gli ecologisti, danno alla sinistra una possibilità di progredire in misura che sarebbe imprudente svalutare. Pertanto, si profila una Bastiglia coabitata da tre forze avverse (gollisti, giscardiani, sinistra) che possono non essere maggioritarie. Che accade se Chirac non ottiene più di cinquanta seggi? Se i giscardiani gli fanno mancare i voti come sindaco? Non ha torto Sanguinetti, vecchio leader gollista, quando sostiene che «Parigi può avere un terzo turno». Salvo un successo massiccio di Chirac, la capitale può diventare il laboratorio di strane coalizioni ancora imprevedibili. Ciò che conta, comunque, è che anche Parigi sarà lo specchio del vasto sommovimento in corso nella carta elettorale francese, diventata rossa persino nel nord-ovest, nella Vandea conservatrice, nelle sonnolente province cattoliche e lealiste. E lo sarà anche perché le «liste verdi» degli ecologisti si sono rivelate decise nel corso della settimana a riversare voti sulla sinistra, come a Lilla e a Nizza. Il silenzio che osservano a Parigi è un silenzio tinto di rosso, contestatore, ribelle alle amministrazioni di ieri. Né quest'ondata che favorisce Mitterrand può meravigliare. La maggioranza paga il massacro delle città francesi, colmate di cemento nell'epoca Pompidou, squarciate dalla speculazione, testimoni di migrazioni di massa dai centri alle periferie per far posto agli orrori tipo Beaubourg. Alberto Cavallari (Continua a pagina 2 in ottava colonna)

Persone citate: Barre, Chirac, Mitterrand, Pompidou, Sanguinetti