La lotta tra i nordisti ed i sudisti ostacola la legge di riconversione di Emilio Pucci

La lotta tra i nordisti ed i sudisti ostacola la legge di riconversione Vicenda che nuoce alla nostra credibilità internazionale La lotta tra i nordisti ed i sudisti ostacola la legge di riconversione Roma, 18 marzo. /I disegno di legge sulla riconversione e la ristrutturazione industriale è nato sotto una cattiva stella: ideato per ridare slancio e vitalità alle imprese, soffocate da una crescente « stretta creditizia », finora è riuscito soltanto ad accendere, prima, la scintilla per la crisi di governo del gennaio 1976 (con conseguenti elezioni anticipate) e poi a riportare a galla mal sopiti campanilismi tra gli esponenti di diversi partiti, democristiani in prima fila, e tra gli stessi ministri del gabinetto Andreotti. La spaccatura fra « nordisti » e « meridionalisti » nella ripartizione degli interventi finanziari è talmente profonda da mettere in dubbio la conversione in legge del provvedimento che, già votato dal Senato nel dicembre scorso, dopo una serie di battaglie notturne, attende ora il difficile « sì » della Camera. Tutto sommato, un ulteriore esempio di confusione politica, di gioco delle parti, proprio nel momento in cui le condizioni poste dal Fondo monetario internazionale per il prestito di 530 milioni di dollari ci impongono una patente di credibilità. « La riconversione è ormai una favola », commentano sconsolati diversi osservatori che hanno seguito passo passo la vicenda del disegno di legge. Nessuno ha mai contestato la necessità di una programmazione industriale in Italia, capace di eliminare lo squilibrio tra Nord e Sud, ma, puntualmente, i nodi sono venuti al pettine ogni volta che si è tentato di articolare il principio. La prima versione del disegno di legge fu curata nel dicembre 1975 da Ugo La Malfa, allora vicepresidente del Consiglio del governo Moro. I socialisti boc¬ ciarono il progetto, perché, a loro giudizio, altro non era che « un modo clientelare di distribuire il denaro ». Dopo le votazioni del 20 giugno, il provvedimento venne « rispolverato», sia pure con qualche modifica, da Andreotti e il Senato incominciò a discuterlo nel dicembre scorso. Subito scoppiarono le polemiche. Motivo: il comma b dell'articolo 4, quello riguardante le agevolazioni per le grandi imprese in difficoltà, meglio conosciuto come « comma Montedison ». Il comma b passò ma provocò incrinature tra i partiti della sinistra. L'esame del disegno di legge da parte del comitato ristrotto delle commissioni Industria e Bilancio della Camera è storia recente. Aggirato lo scoglio dell'articolo 4, con lo stralcio del « comma Montedison », il comitato ha sospeso ieri definitivamente i suoi lavori non essendo riuscito a comporre, dopo quasi due mesi di sedute, il •Holento scontro tra i « nordisti », guidati dal ministro Donat-Cattin e i « sudisti », capeggiati dal ministro De Mita sull'articolo 3. Il partito dei « meridionalisti » (che, oltre ad esponenti democristiani, conta tra le sue file anche socialisti e socialdemocratici) chiede che ogni nuova iniziativa industriale — vale a dire la riconversione — venga fatta al Sud. I « nordisti » replicano sostenendo che la norma penalizzerebbe in maniera eccessiva le industrie settentrionali, con il rischio di perdere competitività sui mercati esteri. Risultato di questa spaccatura: un carosello di emendamenti presentati e frettolosamente ritirati, di contìnue stesure di articoli di legge, di capovolgimenti di alleanze. Martedì prossimo nell'assemblea delle commissioni riunite Industria e Bilancio si farà un ultimo tentativo di rappacificazione, prima del dibattito in aula che incomincerà il 29 marzo. Alla vigilia della discussione che segnerà la sorte del disegno di legge sulla riconversione e la ristrutturazione industriale, riassumiamo le posizioni dei diversi schieramenti. Governo e democristiani «nordisti» — Il presidente della commissione Bilancio, La Loggia, che è anche relatore del provvedimento, ha difeso ancora oggi il nuovo testo predisposto dal governo e sostenuto dal ministro dell'Industria DonatCatiin. Nell'ultima formulazione del disegno di legge, ha osservato La Loggia, « si è stabilito che la politica industriale del Paese è soggetta al vincolo di creare occupazione aggiuntiva nel Meridione, vincolo garantito attraverso la necessaria intesa del ministro per il Mezzogiorno ». Quindi, non è vero che la legge privilegia le imprese settentrionali, anche perché « le riconversioni industriali, se ubicate nel Nord, possono usufruire complessivamente di contributi che in valori attuali rappresentano il 13 per cento circa dell'investimento globale (poco meno di 8 mila miliardi, n.d.r.), mentre, se ubicate nel Mezzogiorno posj sono usufruire di un contributo ragguagliato in valore capitale pari ad un massimo del 49 per cento ». Comunisti — Allineati alle posizioni del governo. Il provvedimento, dicono, non è certamente perfetto, ma è pur sempre un sostanziale passo in avanti per l'avvio di una politica industriale in Italia. Particolarmente apprezzata dal pei è poi la parte del provvedimento che riconosce « più penetranti poteri di intervento alle Regioni, sia nella formulazione dei piani di settore e di comparto, sia nella fase gestionale ». Democristiani «sudisti» — Secondo l'onorevole Sanza, portabandiera dei « meridionalisti », l'ultima formulazione dell'articolo 3 si muove nella vecchia logica dei due poli: quantificare gli interventi al Mezzogiorno senza tener conto della qualità dello sviluppo industriale da favorire per questa area del Paese. Meglio sarebbe quindi lo scorporo del provvedimento in tre leggi distinte: una per la riconversione nel Sud; una per la ristrutturazione nel Nord; una per gli interventi urgenti. Socialisti — Anche da questo versante, « pollice verso» all'articolo 3, poiché esso « ricalca la logica della erogazione dei fondi all'impresa senza alcuna strategia industriale». Il psi suggerisce, invece, la definizione di un piano annuale delle agevolazioni finanziarie e l'aggancio di tali agevolazioni per promuovere la riconversione alla legge 183, quella per il Mezzogiorno. In pratica, una proposta vicina a quella dei « sudisti » de e dei socialdemocratici. Repubblicani — Sono fuori dalla mischia. Da tempo hanno chiesto il ritiro e la riformulazione del provve¬ dimento, giudicato un pericoloso doppione di quello sulla fiscalizzazione degli oneri sociali. Per di più, con l'attuale meccanismo, la fase esecutiva dell'erogazione dei fondi non potrebbe avvenire prima di un anno e mezzo, troppo tardi per qualsiasi politica di rilancio. Emilio Pucci

Persone citate: Andreotti, De Mita, Donat-cattin, Sanza, Ugo La Malfa

Luoghi citati: Italia, Roma