La Fiat in Cina: per ora una semina ("Il raccolto non è in primavera,,) di Renzo Villare

La Fiat in Cina: per ora una semina ("Il raccolto non è in primavera,,) L'ingegner Gioia ha illustrato la missione a Pechino La Fiat in Cina: per ora una semina ("Il raccolto non è in primavera,,) « La Cina è un Paese a tempi medi e lunghi. Pensare di andare, parlare e tornare con ordini in tasca, con trattative già concluse, sarebbe un grosso errore, significherebbe non conoscere la Cina e i cinesi ». L'ha affermato ring. Niccolò Gioia, consigliere d'amministrazione Fiat e Incaricato dei rapporti Internazionali, tornato da pochi giorni dalla Cina ove ha guidato una delegazione di dirigenti del Gruppo, Insieme con il presidente della Cogis Dino Gentile, una importante Compagnia commerciale che lavora da tanti anni con i Paesi orientali. Il motivo è semplice, ha detto Gioia: rientra nel sistema di questo grande Paese (oltre 800 milioni di persone) ohe, proprio recentemente, ha dovuto affrontare il travaglio d'un terremoto tremendo e un momento politico estremamente delicato dopo la morte di Mao. Oggi la nuova situazione politica dovrebbe essersi stabilizzata ed il governo, disposto ad aprire una collaborazione con 11 mondo occidentale, sta rivedendo 11 suo piano di sviluppo, ancora legato al «tanto si importa, tanto si esporta». Chiedere tempi immediati sarebbe assurdo anche per un'altra ragione. « Da gualche anno, noi come Fiat, non eravamo più presenti in Cina. In questo periodo ci siamo trasformati come struttura aziendale e come prodotti. Occorreva, quindi, far conoscere al cinesi cosa siamo ora, cosa produciamo, cosa abbiamo in nuovi prodotti ». La Fiat — ha precisato Gioia — è stata Invitata ufficialmente dal governo cinese attraverso la ambasciata di Roma, dopo un lungo lavoro di preparazione, durante 11 quale sono stati Individuati 1 settori di produzione che maggiormente potevano Interessare Pechino e nei quali era possibile concludere accordi. La presa di contatto c'è stata e proprio in quei settori da loro richiesti. Quali sono? Anzitutto — Gioia l'ha definito «prioritario» — quello del trattori agricoli e della meccanizzazione agricola in genere; quindi quello delle macchine utensili e del sistemi di produzione, pensando, probabilmente, di poter produrre in proprio In un secondo tempo. Terzo settore In ordine d'importan¬ za quello degli autocarri, poi 11 movimento terra, 1 carrelli elevatori e i motori sciolti per applicazioni industriali varie. Negli ambienti diplomatici della capitale cinese, l'arrivo e la permanenza della delegazione 1tallana sono stati Interpretati come un sintomo concreto del « nuovo corso economico » che li governo vuole Imporre al Paese, aprendolo — sia pure con cautela — al commercio e agli accordi internazionali. Quali gl'Incontri della delegazione italiana? « Abbiamo visto i dirigenti di due Enti economici e un uomo politico. I due Enti sono la "China Machines Corporation", l'istituto che sovrintende all'import-export di tutti i prodotti meccanici e che è stato l'Ente che ci ha invitati e con il quale abbiamo avuto la maggior parte dei contratti e il China Couneil Forelgn Trade che può essere considerato come la somma del nostro Istituto del commercio estero e le Camere di commercio. L'uomo politico che abbiamo incontrato è stato il viceministro del Commercio estero Chat Chu-fen. La missione — ha però precisato Gioia — è stata esclusivamente tecnica». Cosa intende fare la Fiat in Cina? « Approfondire le reciproche conoscenze tecniche, mandando nel Paese missioni particolarmente specializzate nel vari settori e, se gradito, mezzi in dimostrazione. Una cosa, infatti, è conoscere sulla carta, ad esempio, le prerogative d'un veicolo industriale o d'un trattore o di una macchina movimento terra, altra è adoperarli sui posti di lavoro. Inoltre continuare il discorso a livello di ambasciate — a questo proposito ring. Gioia ha sottolineato la particolare e determinante assistenza fornita dall'ambasciatore Italiano a Pechino, Franclsci — per rapporti sempre più stretti ». « Ora — ha proseguito Gioia — occorre dar tempo al cinest di mettere a fuoco il loro programma, dopo quanto abbiamo fatto loro vedere. Conterei di tornare in Cina da metà novembre in avanti (dopo la fiera di Canton) per concretizzare quanto è stato seminato ». L'ing. Gioia ha ricordato quanto gli è stato detto a conclusione della sua missione da un rappresentante cinese: « Ingegner Gioia, è primavera. Il raccolto non si raccoglie in primavera, ma la primavera dà le premesse per il raccolto ». L'impressione è che, almeno per ora, la primavera sia buona. Ma — ha ribadito Gioia — i tempi non sono brevi. Pechino guarda con simpatia all'Europa e In particolare all'Industria Italiana. «Non • per nulla siamo stati fra i primi in Europa ad essere stati chiamati in Cina. Del resto proprio l'industria italiana aveva fatto una positiva impressione, quando una delegazione della Confindustria si era recata in Cina, guidata dall'allora presidente della Confederazione Giovanni Agnelli ». La missione è servita a far conoscere in modo più approfondito i diversi settori di produzione in cui si articola la holding Fiat e 1 più recenti sviluppi produttivi. E" stato di grande interesse il contatto con gli utilizzatori diretti che hanno cosi potuto esaminare le produzioni delle sei società del Gruppo che hanno partecipato all'iniziativa: Fiat Trattori, Comau, Iveco, Fiat-AJlls, OM-Oarrelli e Aito. Fino ad ora gli scambi tra Fiat e Cina si sono limitati, a quanto risulta, alla vendita di un certo numero di attrezzature industriali e a qualche modello di vettura o di camion che Pechino aveva pagato cedendo prodotti agricoli e alimentari. Il problema del cambio della moneta, del finanziamento, del credito restano, pertanto, lo scoglio da superare. SI tratta d'un problema comune a tutte le trattative di questo genere con 1 Paesi dell'area comunista. L'ing. Gioia non ha potuto dire ancora nulla di tale problema. Si saprà qualcosa In autunno. Renzo Villare