Gli spaventosi mostri inventati

Gli spaventosi mostri inventati Gli spaventosi mostri inventati Provare, per credere, i bestiari medioevali - Il conte Dracula e il suo antenato trevisano Libro delle mirabili difformità, a cura di Corrado Bologna, Ed. Bompiani, pag. 221, lire 4000. P. Gerardo: « Vita et gesti d'Ezzelino terzo da Romano », introd. di Dante Bovo, Ed. Matteo, pag. 255, lire 3000. Bratr. Stoker: « Dracula », annotato da Léonard Wolf, illustrato da Satty, Ed. Longanesi, pag. 299, lire 8000. La lettura dei libri terrifici rinsalda il proprio malfermo possesso del reale, fa da tonico alla nostra identità insicura, digestimola il nostro incerto equilibrio. Così mi è accaduto di rileggere, con un senso di ritrovata tranquillità Dracula di Bram Stoker, romanzo di vampirismo che mi lasciò rabbrividito sul far dei diciott'anni. Dracula compie quest'anno ottantanni (dico il libro, non il suo protagonista, che per definizione si sottrae all'anagrafe): lo scrisse, in un furore creativo che par gli derivasse da una scorpacciata di granchi in insalata, un irlandese, Bram Sto¬ ker, segretario, impresario e confidente del celebre attore inglese Henry Irving. Stoker, morto nel 1912, autore di altri due romanzi che di bello hanno solo il titolo (La signora del sudario e La tana del verme bianco), non è uno scrittore di prima classe: e urlare per Dracula al capolavoro è uno di quegli atti di pio, quotidiano snobismo cui si lasciano andare con compunzione quegli stessi « chierici » che proclamano Metastasio il miglior poeta della letteratura italiana. Dracula non è un capolavoro e neppure un bel romanzo: però « funziona »: Stoker sa rendere verisimile, cioè perfettamente verificabile e mirabilmente congegnata, una storia che in mano ad altri ci strapperebbe crasse risate per la sua assurda goffaggine. Stoker aveva la stoffa del romanziere che sa documentarsi: lavorò lunghi mesi al British Museum a schedare tutto quanto rinveniva sulla Transilvania, sul celebre personaggio storico detto Vlad Dracula l'Impalatore, e sull'intero folklore dei vampiri. Per questo, nel suo romanzo, quanto attiene al gentiluomo transilvano, al castello e dintorni, alle sue macabre usanze, è semplicemente perfetto: mentre ciò che riguarda i dubbi, le esitazioni, le angosce, i terrori mortali delle vittime è stucchevole perché patetico: e suscita spesso il riso, stuzzica facili ironie. Il suo mostro (oltre alla Transilvania) ce l'aveva anche la Marca Trevisana, nel secolo decimdterzo, e si chiamava Ezzelino da Romano; terzo di quel nome, nato nella primavera del 1194 dalla famiglia degli Onora, feudatari del castello omonimo, ad una quindicina di miglia da Bassano. Ezzelino è figura avvolta da una fosca leggenda di soprusi, delitti, eccidìi collettivi: ma di mostruoso non aveva altro che una fredda determinazione ad agguantare il potere su una vasta fascia del Veneto e della Lom¬ bardia e farsi signore di Milano, sotto la protezione dell'imperatore. A fermarlo ci si mise il papa Alessandro IV, che bandì contro di lui una specie di crociata. La Vita scritta da Pietro Gerardo, che si proclama contemporaneo del tiranno (ma lessico, sintassi e stile mi sembra lo escludano recisamente), è una cronaca in crescendo delle nefandezze di Ezzelino, con tanto di catalogo delle varie forme di tortura in cui il nostro eccelleva: un racconto così ingenuo e al tempo stesso così partigiano che induce in noi contemporanei, avvezzi alla quotidiana registrazione della violenza, un moto di istintiva simpatia. I più inquietanti — a confronto di questo nostro consimile tanto malvagio da suscitare una inconsulta solidarietà — sono i mostri che non esistono e che la fantasia collettiva partorisce per un atto dì pura, disinteressata creatività. Provate a leggere il Libro delle mirabili difformità, che Corrado Bologna ha curato come quinto volume della collezione «Nuova Corona» diretta da Maria Corti per Bompiani. E' un bestiario, composto da un erudito, Aldelmo di Malmesbury, uno dei primi caposcuola della cultura anglosassone, intorno all'ottavo secolo dopo Cristo (ma data e attribuzione sono oggetto di sottili dispute tra specialisti). Lasciamo loro di appagarsi delle dotte querelles attrìbuzionistiche; complimentiamoci col curatore per la dottrina, l'acribia e l'impegno profuso a piene mani nell'introduzione e nel commento: ma godiamoci poi liberamente quella sfilata di meravigliose stranezze — dall'uomo bisessuato a quello raddoppiato, dai cinocefali agli antìpodi, dai cani azzurri alle bestie della notte: una parata di invenzioni figurative così ghiribizzose da far la gioia di un Hyeronimus Bosch. Guido Davico Bonino I |

Luoghi citati: Bassano, Milano, Transilvania, Veneto