i libri di Giorgio Bocca

i libri i libri La "Storia,, di Giorgio Bocca I giorni di Salò Giorgio Bocca: « La repubblica di Mussolini», Ed. Laterza, pag. 391, lire 6500. A. De Ambris - L. Campolonghi ■ M. Girardon • IVI. Rygier: « Benito Mussolini - Quattro testimonianze », a cura di R. De Felice, Ed. La Nuova Italia, pag. XVII-203, lire 3200. A pochi mesi dal Salò di Silvio Bertoldi (Ed. Rizzoli), da noi già presentato in questa stessa sede, ecco un altro studio organico sull'ultima incarnazione del fascismo, pure esso frutto del lavoro d'un giornalista dedicatosi all'indagine storica. Al pari del Bertoldi anche il Bocca prende in esame, di quei venti tragici mesi, solo le vicende interne del fascismo di Salò, però dopo avere già esplorato il versante opposto nella precedente Storia dell'Italia partigiana, uscita presso Laterza nel 1966. E' convinzione dell'autore, infatti, che «il fascismo, anche nel suo momento crepuscolare, fa parte della storia patria e rientra nei legami e nelle complicità del sistema borghese». Il primo merito del libro è appunto quello di inserire Salò nella continuità storica, di dimostrare come, se da una parte v'era una minoranza di partigiani combattenti e di antifascisti, dall'altra v'era una certa Italia che considerava «interlocutori quasi normali e certamente obbligati... Mussolini, i suoi fedeli, i suoi fiancheggiatori». Sarebbe stato strano che così non fosse in un paese che aveva espresso il fascismo e vi si era assuefatto in vent'anni di regime; e tuttavia parlare di «rapporto organico» tra fascismo, anche quello di Sa. lò, e sistema borghese evoca una interpretazione meccanicistica, che la stessa critica marxista più progredita ha abbandonato. Prendiamo dunque atto, su questo pienamente d'accordo col Bocca, che «la destra, anche la destra fascista, non è un fatto occasionale della nostra storia e del nostro costume ma una loro costante» e che esiste inoltre «una continuità nella cultura di questa destra e nella sua formazione»; e passiamo a ripercorrere la storia dei seicento giorni della repubblica di Mussolini sotto la scorta d'una guida così informata e di vivace, scorrevo¬ le lettura, quale quella apprestata dal Bocca. Nonostante il «tono volutamente distaccato, volutamente freddo» che egli esplicitamente dichiara di avere adottato, il giudizio globale, di fondo, su Salò è inevitabilmente severo: un tramonto avvenuto nelle peggiori e più umilianti condizioni, fra crimini ed infamie, dei fascisti, caratterizzati da «aspetti demoniaci». Questo non autorizza però a scaricare tutte le nostre debolezze su un «fascismo demonio», nel modo «alibistico ed esoreistico di certo antifascismo». L'indagine storica su Salò serve precisamente a demistificare, come usa dire, comode credenze, a cominciare da quella che il fascismo fosse di colpo svanito col crollo ignominioso del 25 luglio, mentre invece la sua resurrezione riuscì ad attrarre non solo avventurieri e fanatici, ma anche non pochi, specie giovani, in buona fede. Mentre a questi, agli sconosciuti che pagarono per tutti, dedica umana pietas, il Bocca 6 invece impietoso con gli «uomini importanti», che se la cavarono impuniti. Quanto alla vita interna del regime di Salò, quadro dipinto dall'autore è quello ormai ben conosciuto, ma vale sempre la pena di contemplarlo ancora una volta, di coglierne i particolari, tragici o grotteschi. Di speciale interesse sono il capitolo sulla socializzazione e quello sul «partito dell'industria», dal quale risulta che i Valletta, i Pirelli e gli altri grandi imprenditori non erano certo così stolti da puntare su Salò, quando, già prima dej 25 luglio, questo settore fondamentale del «sistema borghese» si era dissociato dal fascismo. Resta infine confermato che Mussolini era ben conscio di essere ormai in balia del padrone tedesco, ridotto al rango di «primo attore di una vasta commedia», come egli stesso ebbe a dire. Per quanto si applicasse col massimo zelo al lavoro burocratico, gli restava sempre troppo tempo vuoto, che riempiva con l'antica attività giornalistica: in sostanza il perìodo di Salò, dice conclusivamente il Bocca, «conferma... la sua precedente esperienza umana e politica». Perciò è di grande interesse, appunto per meglio osservare questa persistenza della personalità di Mussolini nel tempo, fare un passo indietro, vedere come lo descrissero e giudicarono avversari suoi contemporanei, quali gli autori delle quattro testimonianze che l'infaticabile solerzia di R. De Felice ha portato alla luce o almeno rimesso in circolazione. E' un Mussolini presentato nel decennio circa, 1926-36, che va dall'effettivo stabilimento del regime alla guerra d'Etiopia, da autori che tutti l'avevano conosciuto personalmente più o meno bene: De Ambris, il sindacalista rivoluzionario, il socialista Campolonghi, il giornalista Girardon, l'anarcosindacalista Maria Rygier. A parte il breve scritto di quest'ultima, che sostiene essere stato Mussolini, nella prima gioventù, un informatole della polizia francese, e le pagine del Girardon, che pure esse si soffermano su un momento particolare, le monografie del De Ambris e del Campolonghi «svelano» sia la personalità di Mussolini sia la falsa immagine che il fascismo accreditava all'estero di se medesimo: aspetti ormai divenuti di dominio storico, ma non per questo meno interessanti da cogliere sul vivo, per così dire allo stato nascente. Ferdinando Vegas

Luoghi citati: Etiopia, Italia, Salò