Ucciso Kamal Jumblatt L'Olp riunita d'urgenza di Igor Man

Ucciso Kamal Jumblatt L'Olp riunita d'urgenza Imboscata al leader della sinistra libanese Ucciso Kamal Jumblatt L'Olp riunita d'urgenza Beirut, 16 marzo. Kamal Jumblatt, leader della sinistra libanese, è stato assassinato oggi sui monti di Chuf, mentre si recava in auto a Mukhtara, la sua città. Il cinquantanovenne dirigente druso è caduto in un'imboscata presso Kharhlm, 24 chilometri a Sud-Est della capitale. Con Jumblatt sono stati uccisi l'autista e la guardia del corpo. Due auto hanno teso l'agguato: una si è messa di traverso sulla strada, bloccandola; da bordo dell'altra è stato aperto il fuoco con le armi automatiche, e i tre uomini sono stati uccisi. I soldati del contingente di pacificazione arabo sono stati immediatamente posti in «allarme di massimo grado». Jumblatt, nella sua duplice veste di capo dei guerriglieri drusi e dei socialisti libanesi, era divenuto il leader dell'alleanza di sinistra tra musulmani libanesi e guerriglieri palestinesi contro i cristiani di destra, nella recente guerra civile. Jumblatt sfuggi ad un attentato lo scorso dicembre, quando una auto carica di esplosivo fu fatta saltare davanti alla sua abitazione. Si salvò solo perché si trovava fuori casa. Una sorella di Jumblatt, Linda, fu uccisa in un attentato nel luglio 1976 nella -uà residenza nel quartiere .ristiano di Beirut. Due sue fi glie rimasero ferite. Ascetico, milionario, die adottò il socialismo come unica soluzione per unificare la società divisa del Libano, Jumblatt è stato un'eminente figura politica nazionale dalla prima guerra civile libanese nel '58. (Ansa-Afp) nale «in tutta la Palestina liberata». Lotta armata ad oltranza, dunque, nessun negoziato politico? «Noi non rigettiamo la trattativa in linea di principio. Ma essa dovrà effettuarsi in condizioni agevoli, quando cioè l'attuale equilibrio delle forze si sarà modificato in nostro favore». Come sarà possibile modificare l'equilibrio delle forze? «Attraverso la lotta su due fronti: contro Israele e contro i regimi arabi reazionari. Certo, ci vorrà del tempo ma noi siamo pazienti. Per liberare anche un solo lembo della Palestina bisognerà attendere che il mondo arabo sìa cambiato, che le forze progressiste prendano il sopravvento in Egitto, in Siria e altrove. Dobbiamo lavorare dunque a stretto contatto di gomito con i progressisti dei Paesi arabi e con gli stessi ebrei antisionisti. Il nostro obiettivo finale rimane, lo ripetiamo, uno Stato democratico in Palestina». La «manovra tattica» del Fronte Popolare si propone di bloccare il giuoco dei moderati (che sono in maggioranza nel «parlamento palestinese»). O quanto meno di avere una solida contropartita. I moderati, sotto la spinta di Arafat, vogliono consolidare le relazioni con l'Egitto, con | la Siria (che pure li ha macellati nel Libano), con l'Arabia Saudita: vogliono stringere «legami» con la Giordania, secondo il suggerimento di Sadat. Al tempo stesso vogliono cooptare nel comitato esecutivo dell'Olp i rappresentanti del cosiddetto «fronte del rifiuto». Ci sarà tuttavia un prezzo da pagare: nessuna modifica della «carta» nazionale. Gli osservatori a questo punto danno per scontato che pur di ricreare l'unità' dei ranghi, i moderati riaffermeranno — e con forza — come il fine ultimo della Resistenza palestinese rimane quello di creare uno stato laico e democratico in tutta la Palestina. Tutto questo con il placet dei Paesi Arabi che fino a ieri esercitavano pressioni in senso contrario sui palestinesi. Come si spiega il cambiamento di marcia? E' semplice: i Paesi Arabi vedono sfumare sempre più la possibilità che la conferenza di Ginevra abbia luogo. E se pure si terrà «entro l'anno» — è questa la convinzione di un'alta personalità egiziana che desidera mantenere l'incognito — «non ne verrà fuori nulla». La grande imputata è l'America che ha deluso le aspettative dei Paesi Arabi moderati. Poiché il ridimensionamento della Resistenza palestinese — con il massacro libanese — non è servito a modificare la «politica filoisraeliana del presidente Carter», tanto va¬ le ridar fiato al movimento palestinese. L'intransigenza palestinese potrebbe servire infatti come moneta di scambio quando e se si comincerà a negoziare. «Non vogliamo commettere l'errore di dar subito tutto senza ricever nulla», dice l'esponente egiziano. In questo giuoco tipicamente mediorientale, si inserisce lTJrss. Sostiene i palestinesi, tende la mano alla Siria e all'Egitto. Breznev ha annunciato una visita a Damasco, Assad si accingerebbe a recarsi a Mosca. Una delegazione commerciale sovietica, presieduta da Victor Grichin, ministro del Commercio estero, è giunta ieri al Cairo, accolta con molto calore. E' il primo segno di disgelo dopo la violenta campagna antisovietica lanciata in Egitto subito dopo la «sommossa del pane», nel gennaio scorso. Insomma, nella valigia di Sadat, quando ai primi di aprile si recherà a Washington per incontrare il presidente Carter, ci saranno due «argomenti di peso»: l'irrigidimento della Resistenza palestinese, il possibile riawicinamento tra Mosca e II Cairo. Due carte che Sadat intende giocare per convincere l'America che il ruolo di arbitro della crisi mediorientale presuppone «una più attenta considerazione degli interessi arabi» da parte degli Stati Uniti. Igor Man