La Regione ha "assolto" gl'imputati di S. Stefano di Paolo Lingua

La Regione ha "assolto" gl'imputati di S. Stefano Genova; lo scandalo edilizio La Regione ha "assolto" gl'imputati di S. Stefano Per il consiglio nessun amministratore e funzionario ha agito scorrettamente - Finirono in carcere Machiavelli, il suo segretario Renzi, due professionisti genovesi ed un ex consigliere (Dal nostro corrispondente) Genova, 16 marzo. La vicenda dello «scandalo» di Santo Stefano Mare, il piccolo comune marinaro della provincia di Imperia che doveva diventare teatro d'una vistosa speculazione edilizia, è giunta stasera al suo ultimo atto, almeno amministrativo, in sede di consiglio regionale. L'anno scorso, gli sviluppi dello «scandalo» avevano portato all'arresto dell'ex presidente dell'assemblea regionale Paolo Machiavelli, del suo segretario Alberto Renzi e dei professionisti genovesi ingegner Paolo Negroponte e geometra Cosimo Cusato, per sospetta concussione, ed infine dell'ex consigliere regionale Corradino Zanazzo, per millantato credito aggravato. Sono stati riferiti in Consiglio i risultati ai quali è pervenuta, nell'autunno dell'anno scorso, la commissione consiliare di inchiesta. Le conclusioni della commissione sono state, per certi aspetti, sibilline. Il senso del documento, che è stato letto dal capogruppo comunista Magliotto, è che gli uffici e gli organi della regione non hanno commesso alcuna violazione delle leggi, ma si sono mossi nell'ambito delle norme e dei regolamenti regionali. Nessun amministratore e nessun funzionario, quindi, hanno agito scorrettamente. Per la Regione, la vicenda è chiusa. Questa conclusione, che è stata accolta dalla maggioranza pci-psi, ha suscitato, come del resto in sede di commissione, qualche riserva da parte dell'opposizione, ed in particolare della democrazia cristiana. Il capogruppo de, professor Fausto Cuocolo, ha infatti svolto un intervento nel quale ha tenuto a precisare che «il lavoro della commissione presentava il fianco a gualche critica, e che comunque il discorso poteva essere riaperto da eventuali conclusioni dell'azione penale che la magistratura genovese sta autonomamente portando avanti». In effetti, si attende entro la fine dell'estate il risultato dell'istruttoria e la fissazione della data del processo nei confronti di Machiavelli, Zanazzo, Negroponte, Cusato e Renzi. Questo processo, quasi certamente, sarà celebrato nel prossimo autunno o forse ancora più in là nel tempo. I fatti, che provocarono una vera e propria «frana» politica nel psi, alla vigilia delle «politiche» dell'anno scorso, sono rapidamente riassunti. La pratica del nuovo piano regolatore di Santo Stefano al Maie (che prevedeva una lottizzazione per oltre 8 mila residenti, tanti quanti sono gli abitanti attuali del comune) venne approvata nel luglio del 1975, durante il periodo di « terra di nessuno » (quando era ancora in carica la giunta « centrista » guidata dal de Verda, ma già erano noti i risultati delle « regionali» del 15 giugno che assegnavano la vittoria a comunisti e socialisti) dal comitato tecnico urbanistico. Il presidente Verda, però, non volle firmare il decreto definitivo e il nuovo assessore all'urbanistica, Meoli, tenne ferma la pratica, anche perché il comitato tecnico urbanistico aveva avanzato dei suggerimenti e modifiche al progetto di lottizzazione, la cui accettazione da parte dell'amministrazione comunale di Santo Stefano al Mare era la condizione risolutiva per l'ottenimento del « sì » definitivo della Regione. In autunno, l'assessore Meo- li venne a sapere che la società « Marisol », che doveva realizzare il progetto, era stata avvicinata da un « intermediario» per ottenere un'accelerazione ed un esito positivo della pratica. Meoli presentò un esposto alla procura della Repubblica contro ignoti e portò il progetto di piano regolatore (nel frattempo a Santo Stefano al Mare avevano accolto i suggerimenti del Ctu) in giunta, con parere contrario. La giunta regionale, per la prima volta, decise contro il parere del Ctu e respinse il piano regolatore. La magistratura nel frattempo proseguì le sue indagini e giunse all'arresto di Alberto Renzi, segretario di Machiavelli, ritenuto l'intermediario «misterioso». Secondo l'accusa, Renzi, in cambio di 500 milioni, avrebbe garantito ai responsabili della «Marisol» la rapida approvazione della pratica, grazie all'influenza d'un «potente» perso¬ naggio (identificato poi con Paolo Machiavelli): la «Marisol » inoltre avrebbe dovuto affidare i calcoli del cemento armato per la realizzazione del complesso residenziale allo studio genovese dell'ing. Negroponte e del geom. Cusato. Nella primavera del 1976, scattarono le manette per Cusato e Negroponte, i quali, in carcere, dietro serrato interrogatorio, confermarono le responsabilità di Machiavelli, che finì a sua volta a Marassi e vi rimase per oltre un mese. Contemporaneamente, ma per una vicenda collaterale, venne arrestato, per millantato credito aggravato, anche l'ex consigliere regionale del psdi Corradino Zanazzo. Tutti gli imputati ottennero poi la libertà provvisoria e Machiavelli, costretto a dimettersi da presidente dell'assemblea, lasciò poi definitivamente nell'autunno dell'anno scorso il Consiglio regionale. Paolo Lingua

Luoghi citati: Genova, Imperia, Santo Stefano Al Mare