IL LUNGO RAID NEI CIELI DI DUE CONTINENTI di Luciano Curino

IL LUNGO RAID NEI CIELI DI DUE CONTINENTI IL LUNGO RAID NEI CIELI DI DUE CONTINENTI Un vagabondo alla ricerca dei brandelli di un passato Una delle più lunghe e più drammatiche storie di pirateria aerea è finita bene. Tutti gli ostaggi salvi, il dirottatore arrestato. Prima dei giudici, saranno gli psichiatri a occuparsi di lui. E' un bel caso per uno psichiatra, che si troverà a dover rispondere a questa prima domanda: chi è veramente Luciano Porcari? Nei tre giorni che è andato vagando per i cieli d'Africa e di Europa, durante gli scali nei molti aeroporti. Porcari si è comportato nei modi più diversi. La prima cosa che ha fatto dopo avere ordinato al pilota di cambiare rotta, è stato chiedere scusa ai passeggeri e tranquillizzarli. Pareva un uomo mite e gentile, sinceramente dispiaciuto del disagio che arrecava agli altri. Martedì mattina, nella tappa di Siviglia, ha chiesto il pieno di kerosene e anche dodici bottiglie di champagne per «brindare con i suoi ospiti». I quali sono seccati per gli appuntamenti mancati, stufi di essere portati in giro per il mondo, pieni di sonno e affamati, però non impauriti, e quelli che vengono liberati a Torino dicono che «el senor Porcari es muy gentil», molto cortese. A ognuno degli ostaggi liberati a Torino e a Zurigo egli dà una banconota da 500 franchi con la propria firma «per ricordo e per scusarsi dèi disturbo». Megalomania? Un gesto da Fra Diavolo? Quelli che hanno ricevuto questo «ricordo» sono convinti di no: il pirata pareva ansioso di offrire qualcosa, quello che poteva, era come un «messaggio di simpatia» ha detto uno degli ostaggi. In più riprese ha liberato una quindicina dei passeggeri. Bambini, donne, anziani, gente che soffriva. E fin qui risulta più umano di quasi tutti gli altri banditi dell'aria. Ma quando si accorge che le cose non vanno per il verso voluto, si rivela cinico e spietato. Non esita a trascinare nella propria disperazione gli ostaggi che gli restano. Sordo a ogni appello. Via radio la madre lo supplica: «Luciano, libera la gente che hai it sopra. Liberala, per piacere. Al loro posto vengo io». L'ambasciatore spagnolo: «Signor Porcari, sta facendo del male a delle lamiglie spagnole, ma il mio paese non le ha mai fatto del male». Non vuole sentire ragioni. Ha davanti a sé i passeggeri inchiodati alle poltroncine dal terrore. Questa gente, calma il giorno prima e perfino comprensiva, adesso è soffocata dall'angoscia. Tutti sentono di essere preda di un pazzo. La tragedia incombe. Porcari, roso dalla tensione e dalla stanchezza e dalla collera, sta lì con il mitra che gli trema nelle mani. Basta niente, durante uno scalo, perché il dirottatore cominci a sparare. Ma c'è dell'altro. C'è che i piloti sono al limite della resistenza. Non ne possono più. E Porcari ordina di decollare per nuove rotte. Si sta con il cuore in gola ad aspettare la catastrofe. Porcari potrebbe lasciare liberi i passeggeri: gli basta l'equipaggio per il suo ricatto. Invece, se deve andare all'inferno, vuole tutti con sé, e il signore «muy gentil» adesso appare agli sventurati come un folle sterminatore. Ma questi — gentile e spietato — sono soltanto due aspetti della complessa personalità di Luciano Porcari. Un uomo che si è cacciato in un'avventura senza vie di uscita, già sconfitto in partenza, imprevedibile, cambiando continuamente idea. L'idea originale è quella di andare a prendersi i figli qua e là, ma per portarli dove e che cosa farne lo sa cielo. Ad Abidjan si prende Margheritina di tre anni. A Torino il suo ricatto non fun- ziona e non riesce a ottenere Consuelo di sei anni. Il piano è dunque fallito. Visto che non può avere tutto, chiede di meno: che almeno gliela lascino vedere, Consuelo. No. Allora minaccia strage, insulta moglie e autorità, tutti. Ormai gli sono saltati i nervi. Ordina al pilota di partire, «ma questa storia finirà a Torino». Se ne va, ritorna, offre un baratto: tutte le vite di cui è padrone se gli portano Consuelo sull'aereo, gliela lasciano per un quarto d'ora, dieci minuti. Ancora no: come fidarsi di un folle? Se ne parte rabbioso, «vado a Mosca e non mi vedrete più». Ma dopo la sosta a Varsavia vuole ritornare a Torino per ricominciare, ostinato. E' bloccato a Zurigo. Perché ha fatto tutto questo? Ecco un'altra domanda cui dovrà rispondere lo psichiatra. Non basta dire: voleva riprendersi i figli. Porcari sapeva che in nessuna parte del mondo avrebbe potuto vivere con i figli «rubati». Folle, forse, ma non al punto da non sapere che non aveva un futuro con i propri figli. Ma è forse questa consapevolezza che spiega il suo delirio e la sua vocazione al disastro. Margheritina l'ha vista appena in tre anni. Consuelo l'ha avuta con sé pochi mesi. Per le due bimbe egli è un estraneo o quasi. Perché allora questo finimondo? Luciano Porcari in un momento amarissimo e disperato è andato a cercare le cose buone della sua esistenza. I figli erano le cose buone. Lo si capisce dal memoriale, di cui abbiamo pubblicato ieri un estratto. Un documento che sei mesi fa aveva consegnato al giornalista-scrittore Ugo Moretti. E Moretti ci ha detto: «I figli sono il chiodo fisso di Luciano Porcari. Una volta mi disse: "Io ho cercato di avere una vita giusta. Per questo ho messo al mondo dei figli, lo avevo un lavoro che avrebbe permesso ai miei figli di avere tutto quello che non ho avuto io». Aveva i figli e aveva intelligenza, intraprendenza, coraggio. Un meccanico geniale che ha girato mezzo mondo e ovunque arrivava subito trovava chi gli faceva ponti d'oro. Ma «sono un tipo irrequieto» si legge nel suo memoriale. E' passato da un paese all'altro dell'Africa, è stato in Spagna, Portogallo e Francia, è andato a lavorare nel Ca nada, ancora in Africa, è ritornato alla sua città, Orvieto. Irrequieto, ma spesso anche violento fino a sparare alla moglie. I tre giorni del «pirata aereo» Porcari ricalcano il suo avventuroso passato. L'uomo è lo stesso. Instabile, sempre in movimento, sempre alla ricerca di qualcosa che non sa bene, generoso e violento, avido di affetto e mite, ma anche cinico e perii no spietato. Luciano Curino Zurigo. Margherita Beatrice, la figlia che il Porcari si è fatto consegnare ad Abidjan, prima tappa del dirottamento, in braccio ad una passeggera del Boeing (Ansa)