I giscardiani riconoscono l'affermazione di Chirac di Alberto Cavallari

I giscardiani riconoscono l'affermazione di Chirac Si ritirano dai settori gollisti di Parigi I giscardiani riconoscono l'affermazione di Chirac (Dal nostro corrispondente) Parigi, 15 marzo. I giscardiani hanno firmato stamattina la resa ai gollisti nella battaglia di Parigi, ac• cettandò di ritirarsi negli undici settori dove Chirac ha prevalso. Essi si presenteranno quindi al secondo turno solo nei sette settori dove si sono piazzati davanti ai gollisti. Chirac aveva proposto questa formula («I vinti devono desistere») sia prima delle elezioni che dopo. Il capolista giscardiano D'Ornano, ministro dell'Industria, l'aveva respinta continuamente. Ma stamattina egli ha dovuto accettare l'appuntamento fissato all'Assemblea Nazionale da Chirac, e capitolare senza condizioni. Ha tentato di ottenere da Chirac alcuni impegni preventivi, chiedendo di lasciare al gruppo più importante della maggioranza la scelta del candidato sindaco, al gruppo minoritario la scelta del primo vicesindaco, e un accordo di massima sugli incarichi di responsabilità da suddividere. Chirac ha rifiutato in blocco ogni cosa, limitandosi al «mutuo patto di lealtà» sul ritiro delle liste perdenti. In questo modo si è conclusa ciò che i giornali americani chiamano la «doppia disfatta di Giscard». Il candidato presidenziale ha dovuto farsi da parte, e lasciar passare in prima linea l'uomo che l'Eliseo ha con tutti i mezzi cercato di ostacolare. E' stato persino respinto un tentativo di salvare il destino politico della signora Giroud, ministro alla Cultura, battuta al primo turno dalla sua rivale gollista signora Hautcloque, firmataria della famosa denuncia sulla «falsa medaglia» della Resistenza. D'Ornano ha chiesto a Chirac di sconfessare lUautcloque, e quindi di provocare una crisi nelle liste golliste che avrebbe consentito alla Giroud di cancellare la sconfitta che può costarle il posto al governo se Barre mantiene il programma di cambiare i ministri privati di «legittimità popolare». Chirac ha rifiutato ogni sconfessione. Né si può dire quindi che l'accordo abbia anche sigillato una vera pacificazione. Subito dopo sono ricominciate le polemiche. Ai commenti di Chirac sulle proposte rifiutate, D'Ornano ha risposto che «tutte le risposte derisorie alle nostre offerte contrastano la ricerca sincera dell'unità maggioritaria». La conclusione dell'accordo rappresenta comunque un fatto positivo per la maggioranza, che in questo modo offre agli elettori per domenica, a Parigi, un'immagine di conciliazione che le consente di puntare sulla vittoria. Difficilissimo è infatti che la sinistra possa avanzare troppo nella capitale svuotata in questi anni di popolazione operaia, sociologicamente diventata una riserva quasi esclusiva della maggioranza. Per quanto D'Ornano si sia detto ancora scettico («Nulla è deciso, l'opposizione ha ancora delle possibilità a Parigi»), Chirac è sicuro di riuscire. I dati completi sul primo turno a Parigi, diffusi oggi, danno infatti questo quadro. La sinistra unita ha raggiunto il 32,9 per cento. Chirac il 26,23; D'Ornano il 22,02; la sinistra estrema il 2,88; gli «ecologi» il 10,13; Jobert il 2,29; la destra estrema il 2. La maggioranza ha partita vinta anche se tutti gli ecologi riversassero a sinistra i loro voti (essi possono presentarsi infatti solo in tre settori, perché altrove non raggiungono il 12,5 pe'- cento necessario alla presentazione di una lista). Essa può solo perdere se l'elettorato giscardiano e quello gollista rifiutano la conciliazione Naturalmente la sinistra, galvanizzata dalla vittoria di domenica, prepara anche su Parigi un attacco senza precedenti. Essa può vincere in molte città, dove ha costretto la maggioranza al ballottaggio, come a Tolosa, St-Etienne, Nizza, Rennes, Le Mans, Montpellier. Ma si mobilita «al massimo di vigore» anche a Parigi, annunciando per ve¬ nerdì uno spettacolare meeting unitario con Mitterrand, Marchais e Fabre. Giungesse al quaranta per cento in una città dove non ha mai superato il 30 significherebbe un successo simbolico di grande valóre. Sulle dimensioni della vittoria della sinistra il ministero dell'Interno continua la sua polemica, pubblicando statistiche basate su curiose extrapolazioni. Esse sommano per esempio i voti degli ecologisti a quelli dei gollisti jobertiani; raccoglie voti di sinistra sotto la definizione di «contro-sinistra». In questo modo riesce a collocare la sinistra sotto il 50 per cento. Ma ricostruendo i dati di do¬ menica, tutti i giornali (inglesi, americani, olandesi) concordano con la versione data dall'agenzia France Presse e dalla televisione domenica notte. Pare indiscutibile che l'opposizione abbia realizzato il 52 per cento dei voti. La stampa americana parla di «un'avanzata della sinistra che ha superato ogni previsione e che pone gravi interrogativi politici». Non è questo il parere de) primo ministro Barre che, dopo un lunghissimo incontro con Giscard, ha rilasciato stasera una lunga intervista. Calmo, lucido, coerente, Barre ha dichiarato che «c'era da attendersi il progresso della sinistra, in ascesa dopo il pat¬ to unitario del '72, e favorita dalla crisi economica». Barre ha detto che «non intende minimizzare questo progresso» ma che «il governo non inten de modificare la sua politica sulla spinta dei dati elettorali». Il primo ministro ha escluso di voler cambiare politica o governo nel corso del '77, e che la strategia resta quella fissata in vista delle legislative: prima raddrizzamento economico, poi com battimento politico. Si tratta di affermazioni politicamente importanti, in un momento in cui l'Eliseo sconfitto tace, e tutti s'Interrogano sulle conseguenze del terremoto elettorale. Alberto Cavallari

Luoghi citati: Nizza, Parigi, Tolosa