Non c'è fatalità nucleare interpelliamo gli esperti

Non c'è fatalità nucleare interpelliamo gli esperti Non c'è fatalità nucleare interpelliamo gli esperti Leggo con sgomento le strane e funeste notizie che trapelano a proposito del «Piano energetico nazionale-Pen», che prevede l'installazione di una ventina di immense centrali nucleari sul territorio italiano, per sopperire a presunti futuri bisogni energetici. I testi parziali pubblicati della «Indagine conoscitiva parlamentare sulle fonti di energia» danno la netta impressione che uomini politici, presidenti di enti pubblici e persino i cosiddetti «esperti» non sappiano bene che cosa vogliono né perché: espressioni vaghe, contraddittorie o volutamente elusive caratterizzano le loro affermazioni intese a minimizzare i rischi potenziali; per di più, si cerca di tacitare chi propone soluzioni alternative alla «fatalità nucleare». Avvocati parziali Si parla di investimenti per 12 o 24 o 36 mila miliardi di lire (nessuno può fare concrete previsioni) senza sapere dove andarli a trovare, e tutto ciò per arrivare a fornire il 13 per cento circa dei consumi globali di energia del paese, per via nucleare. Nessuno sa (in Italia come nel resto del mondo) come disfarsi in maniera sicura delle scorie radioattive a lungo tempo di dimezzamento. I soli «avvocati» presi in considerazione sono funzionari dell'Enel o del Cnen, i quali, ovviamente, non possono far altro che difendere il proprio mestiere e interessi di parte. La Regione Lombardia si dichiara favore vole alla localizzazione di due centrali nucleari; si dice che il Cnen abbia indicato tre aree, ma che la Regione abbia avanzato controproposte che «intende mantenere segrete — riferisce il Corriere della Sera del 10 febbraio — per non dare esca all'opposizione ecologica». Quella medesima Regione Lombardia che dopo aver accolto centrali nucleari sul suo territorio chiede all'Enel che gli impianti siano dotati di torri di raffreddamento, essendosi tardivamente accorta degli effetti negativi del riscaldamento delle acque del Po. La Federazione nazionale dei dirigenti industriali dice: o si fanno presto le cen¬ trali nuderai o restiamo al buio. E cronisti di vari giornali magnificano la gloriosa impresa della costruzione della centrale nucleare di Caorso. Tutto ciò diviene ancor più tragico e grottesco quando si sa — ed i nostri governanti ed esperti dovrebbero saperlo, anche se non sanno leggere la lingua inglese — che nel corso degli ultimi mesi numerosi autorevoli articoli sono comparsi su riviste specializzate americane i quali esortano governo federale ed autorità statali a conservare al massimo l'energia, a passare a tecnologie decentralizzate per produrla, largamente basate sull'energia solare. Il più recente documento in proposito costituisce una sorta di messaggio al presidente Carter, in cui lo si esorta a prendere le misure necessarie per eliminare gradualmente, nel corso dei prossimi dieci anni, tutti gli impianti nucleari esistenti e, naturalmente, a non metterne alcun altro in cantiere. In esso si afferma: «L'utilizzazione dell'energia nucleare per produrre elettricità sta morendo. Sta morendo non soltanto perché, in termini economici, essa richiede capitali eccessivi per divenire una valida alternativa energetica sui tempi lunghi, ma perché quanto più si prolunga la discussione su questo tema, tanto più l'energia nucleare perde di validità come realtà politica. I sostenitori dell'energia nucleare vincono alcune battaglie, ma stanno perdendo la guerra». Non pretendo che il nostro ministro per gli Affari Esteri si preoccupi di tali quisquilie, impegnato com'è nella faccenda della Biennale di Venezia. Ma i suoi collaboratori, diplomatici di professione, leggeranno sicuramente la rivista «Foreign Affairs»: mi sembra che essi dovrebbero attirare l'attenzione del Primo Ministro e dello stesso Presidente della Repubblica sull'articolo del fisico Amory B. Lovins, comparso sul numero di ottobre, 1976, della rivista. S'intitola: «Strategia energetica: la strada non scelta?». L'autore, con precisi dati fisici, economici e finanzia ri, dimostra come anche per un paese immensamente ric- I co e vasto come gli Stati Uni- ti la scelta nucleare, ed in genere quella delle super-tecnologie altamente centralizzate, sia errata perché implica problemi economici e socio-politici immensi e forse, alla lunga, insuperabili. Ci troviamo dinanzi a tecnologie del futuro, il cui tempo è già passato. E' comprensibile che rispettabilissime persone che hanno scelto anni or sono di divenire ingegneri nucleari siano oggi riluttanti ad ammettere che la loro scelta è senza futuro, anche perché invidiano (probabilmente a torto) quanto vedono accadere in Francia, in Germania ed in altri paesi. Per i nostri uomini di governo, per lo più ignoranti, irresponsabili e corrotti, la prospettiva di controllare somme immense, nell'ordine di decine di migliaia di miliardi, dev'essere allettante, considerate le immense prospettive di intrallazzi di sottogoverno che esse schiudono. Non ci sarebbe quindi da stupire se il nostro Parlamento approvasse senza tante storie il Pen, nel corso delle prossime settimane. Tale «affare del secolo» potrebbe ben trasformarsi nella peggiore sciagura di tutte le già numerose che colpiscono il nostro paese. Come fidarci? Ricchi di svariate e tristi esperienze, come quella di Seveso, come possiamo noi cittadini fidarci di un'immensa e costosissima impresa ad elevatissimo contenuto tecnologico, quando sappiamo che il livello tecnico italiano sta rapidamente scadendo e le autorità centrali e regionali mancano di capacità di comando? Prima di accettare la funesta proposta dobbiamo esigere — noi cittadini — che il complesso problema delle esigenze energetiche d'Italia nei prossimi anni e del come soddisfarle venga sottoposto all'esame di un gruppo di esperti prevalentemente stranieri, onde evitare quanto più possibile perniciosi settarismi ed inconfessabili interessi mercantili o monetari. A. Buzzati Traverso

Persone citate: Amory, Buzzati Traverso, Lovins

Luoghi citati: Caorso, Francia, Germania, Italia, Lombardia, Seveso, Venezia