Infelice "creazione,, di Visconti di Mirella Appiotti

Infelice "creazione,, di Visconti Infelice "creazione,, di Visconti Martin Essenbeck, ricordate?, avevo un paio di «hobbies», amava la Crèpe georgette e i sautoirs di perle nere per addolcire le proprie giornate di ghiaccio, insidiava teneramente le bambine lasciando che, poi, per la disperazione s'impiccassero. Gli capitava di andare a letto con sua madre. Bianco, pietrificato, ferocemente innamorato di sé Helmut Berger pareva venuto dal nulla apposta per infilarsi nella pelle di questo cadavere vivente nella cancerosa famiglia-Stato della Caduta degli dei. Austriaco di Salisburgo, figlio di albergatori, appena cooptato dalla corte viscontiana e già seduto alla destra del «padre», il ragazzo poco più che ventenne sembrava portarsi addosso, con la sua bellezza ammutolita, le disperazioni mitteleuropee che il regista, di film in film, stava aggirando per arrivare infine a toccarne il cuore. Il primo passo coincise con ['«incoronazione». Luchino lo teneva stretto ma magnificente capo della singola re famiglia che, a stratificazioni, si era costruito, lasciava affiorare e dipanare il temperamento del «pupillo» guidandone, come d'uso, le mosse più difficili o rischiose con l'occhio attento anche alle successive tappe professionali. Helmut potè così essere cattivo e dissoluto, incostante e infelice, malinconico, timido, gelido e implorante, fuori della regola, ma con eleganza e soprattutto con la misura dettata dall'intelligenza. Caso mai lui non l'avesse trovata, c'era quella del duca. Così la coppia potè arrivare al Ludwig, alla storia più «bergeriana» che Visconti potesse immaginare per consolidare la gloria del ragazzo. Bello, almeno quanto il Luigi di Baviera che impersonava, gli fecero un volto sempre più intagliato nel marmo, i capelli ad ali di piccione sopra la divisa splendida e tragica da re. In un film «alquanto disabitato», pur non riuscendo a dare carne alla follia di un personaggio che «non si evolveva, investito d'autorità della doglia romantica», Helmut sembrò per nulla intristito dal mezzo suc¬ cesso dell'opera quanto invaghito dalla apoteosi personale. Se ne inebriò sino al vaneggiamento. Ci furono i primi «fatti di cronaca», le manifestazioni rumorose nella Roma notturna: le piccole malinconiche cose di alcool e di amori, forse di droga. Visconti lasciava fare. Florindan Bolkan e Marina Cicogna, parte autorevole del clan, divennero le accompagnatrici assidue dell'amico-attore. Dopo la malattia, fermo sulla sedia da invalido, riprendendo le fila del suo lacerante discorso e le briglie della regia, Luchino costrinse Berger ad una nuova interpretazione di alta classe nel Gruppo di famiglia in un interno, facendogli impersonare il dannato Konrad, una sorta di «figlio perduto» e unanimemente fu data al difficile personaggio la dovuta parte di elogio. Dopo la morte di Visconti, Berger ha partecipato a Salon Kitty di Tinto Brass, si disse entusiasta perché gli era stata assegnata la parte di un nazista in cui compariva totalmente nudo. Intanto girava sempre meno in Rolls Royce, ma veniva ospitato con troppa frequenza su ambulanze che lo trasportavano in cliniche romane. Uscito, riprendeva le proprie storiche dichiarazioni sull'amore totale. Venne coinvolto in risse, in Brasile, l'anno scorso, riuscì ad esibirsi in una clamorosa rottura con Florinda e Marina. Fu perdonato. Ieri è stato di nuovo caricato in lettiga, a sirene spiegate è arrivato all'ospedale. Vivrà per fortuna. Senza vedere mai nulla attorno a sé, altro che le proprie paure. Per concludere questa storia più da feuilleton che da « tenera è la notte », pare che da Visconti Helmut abbia ricevuto in ultimo l'invito « a volare von le proprie ali ». Ma come? Chic con grandezza, ribaldo con magnificenza gli hanno insegnato ad esserlo soltanto sulla scena. Mirella Appiotti ps

Luoghi citati: Baviera, Brasile, Salisburgo