Musica per la Spagna libera

Musica per la Spagna libera Il concerto di Cristobal Halfter all'Auditorium Musica per la Spagna libera Dopo tre corroboranti Canzoni o Sonate di Giovanni Gabrieli, per doppio coro di ottoni, Cristobal Halffter, un protagonista della nuova musica spagnola, ha diretto una splendida esecuzione di quel bellissimo e fondamentale pezzo che è il Quinto Concerto per orchestra di Petrasssi: una specie di avvincente Itinerario nel mistero, dove II materiale compositivo è fornito in gran parte dalla rimeditazione strumentale su una frase rivelatrice del precedente Coro di morti (le parole leopardiane «lieta no, ma sicura», riferite alla condizione dell'uomo dopo la morte), e l'alone quasi soprannaturale sta nella magia del timbro. I tremoli degli archi, I pizzicati sonori del contrabbassi, gli accordi prolungati delle trombe con sordina compongono un quadro sonoro che pare un messaggio da un mondo invisibile. Un caposaldo della musica moderna, e non soltanto italiana, che in vent'anni e passa non ha perduto niente della sua raccol ta efficacia espressiva e del suo altissimo magistero formale. Hai ffter ha servito II collega italiano con una dedizione e una bravura fuor del comune: l'esecuzione fornita dall'orchestra della Rai è stata perfetta, da far rimpiangere che non possa venir fissata in un disco. Poi Halffter ha diretto un suo lavoro sinfonico, Eleglas a /a muerte des tres poetas e spano! e s che. scritto nel 1975, soltanto ora, fra qualche mese, potrà avere la sua prima esecuzione in Spagna. Sono tre pezzi dedicati a Machado, a Miguel Hernandez e a Garcia Cor¬ ca, poeti perseguitati, esiliati, e l'ultimo ammazzato dalla criminale tirannia franchista. Il primo pezzo ha per oggetto la desolata monotonia e stanchezza dell'esilio, e serve musicalmente quasi come una lenta Introduzione del materiale compositivo e proposta della serie principale, a note lente, dolorosamente staccate e lontane, che determinano uno stato di tensione quasi insostenibile. Nel secondo pezzo — il carcere — subentra un'agitazione, un movimento quasi frenetico, come per raffiche di vento, onde agitate e spuma di mare in tempesta. Il terzo pezzo — il sangue — è ovviamente il più drammatico: la violenza omicida della dittatura esplode In apocalittiche conflagrazioni della grande orchestra, i cinque timpani della percussione scatenano sparatorie furiose (un poco come in un pezzo di Nono, la Composizione N. 2 o Diario polacco 1958). C'è in tutta la composizione una specie di furia sorda e di cupa rabbia, che fa pensare a Goya, anche per la nettezza Incisiva del segno sonoro, quanto mal spagnola: come quella dell'ultimo Manuel de Falla, anche questa è musica di un paese dal clima pereqtorio, dove i raggi del sole cadono a picco, spartendo nettamente la luce e l'ombra. L'«impegno» di Halffter non è quello di un professionista della politica o della rivoluzione: è quello dell'uomo giusto, che alla protesta ci è tirato per I capelli dallo spettacolo bruciante dell'ingiustizia e dell'oppressione. E' la ribellione di quello che Vittorini chiamava -il mondo offeso». Ciò la rende tanto più commovente e sincera. Halfftor da giovane scriveva messe, antifone pasquali, musica sacra. Gli piacerebbe poter continuare in pace a piegare la tecnica della musica post-dodecafonica nei giochi magici, quasi illusionistici, di specchi, di anelli, di Immagini riflesse l'una nell'altra, che l'estrosa eleganza della sua fantasia predilige. Ma ha aperto gli occhi sulla tragica realtà del suo paese, e ha dovuto prendere parte, testimoniare, creando cosi alcune opere di forza inconsueta, come queste Elegie e il Requiem per la libertà immaginata. L'augurio è, naturalmente, che l'avviato recupero della libertà nel suo paese possa restituirlo alle sue aeree ed astrali fantasmagorie, di ironia calviniana; ma la dura esperienza dell'impegno civile è stata artisticamente feconda ed ha segnato utilmente l'uomo e il compositore. ni. m.

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