Delitto diMirafìori: due famiglie distrutte per un insensato odio dopo anni di lavoro

Delitto diMirafìori: due famiglie distrutte per un insensato odio dopo anni di lavoro Il caposquadra ucciso con un cacciavite piantato nel collo Delitto diMirafìori: due famiglie distrutte per un insensato odio dopo anni di lavoro Ricostruiti il concitato dialogo tra i due e l'improvvisa esplosione di violenza - L'omicida ripete: "Mi perseguitava" - Il ferro è penetrato nel polmone provocando la mortale emorragia Una stilettata alla nuca ha ucciso l'altra notte l'operatore Romolo Peverelli nell'officina 88 del reparto presse alla Fiat Mlrafiori. Inferta con violenza, per rara fatalità ha leso un polmone. Un delitto assurdo tra persone che, come ha detto l'assassino, Mario Zanellato «da tredici anni lavoravano insieme». Un odio senza ragione maturato nel rumore delle macchine forse giorno dopo giorno o più semplicemente risultato di un attimo di follia. Ricordiamo In breve l'episodio. Verso le 22 Peverelli incarica lo Zanellato di pulire un bancone. Un'occupazione non umiliante, consueta, ma che fa però scattare la protesta: poche parole di battibecco, la vece sale. Poi torna la calma, tutto sembra dimenticato, superato. L'operaio si accinge al lavoro e 11 capo si allontana per discutere con Domenico Malnardi le fasi di un'operazione. Qualche secondo, foise un minuto e si arriva al delitto. Romolo Peverelli resta solo, le mani appoggiate ad un tavolo. Mario Zanellato gli piomba alle spalle, armato ccn un lungo cacciavite a stella e lo uccide. Finisce cosi una vita dedicata al lavoro. Di colpo due famiglie piombano nella tragedia. Al di là delle conclusioni dei verbali questa è la realtà più dura che viene fuori dalla vicenda. Il pianto di chi non sa darsi pace della scomparsa del proprio congiunto e lo smarrimento di chi scopre nel marito, nel padre, un assassino. I personaggi. Romolo Peverelli, 51 anni, abitava con la moglie Elena e 11 figlio Emilio in un modesto ma decoroso alloggio al secondo piano di via Capriolo 38. Una figlia, Silvana, è sposata. Le stanze sono affollate di amici, compagni di lavoro, conoscenti, tutta gente che non trova le parole giuste per esprimere il proprio dolore, parla a mezza voce, poche parole, tanti silenzi significativi. «Lo famiglia ha sempre lavorato nella Fiat — dicono —-. Il pa¬ dre era un anziano, così la moglie di Romolo. Gli mancavano tre o Quattro anni alla pensione». Sono orgogliosi di questa dedizione. Ricordano alcuni brani della vita della vittima, l'attività di partigiano nella brigata Garibaldi, la breve parentesi di poco più di un anno nella pubblica sicurezza, quindi l'abbraccio con l'industria torinese. «Non aveva passatempi particolari — mor¬ mora la figlia —. Ascoltava musica classica, passava ore ed ore a studiarsi problemi tecnici da applicare in fabbrica». Romolo Peverelli non è proprio il capo burbero che lascia Intendere Mario Zanellato. «Serio, questo si — Interviene un nipote — ma comprensivo. Non avrebbe punito nessuno, anzi, quell'operaio l'aveva anche aiutato in più occasioni». Un uomo che amava 1 bambini, ripeteva: «E' impossibile vivere a Torino, appena posso scappo in campagna». Una famiglia piemontese tradizionalmente legata a se stessa e al lavoro. L'omicida, Mario Zanellato, 48 armi, abita invece a V gii aria In viale Buridanl 50 con la moglie Isabella e la figlia Paola, Insegnante elementare. L'altra notte In questura non si rendeva conto di quanto aveva commesso. In un angolo fumava una sigaretta, stretto nell'impermeabile: «Vorrei tornare indietro, ma cosa volete, è la vita». SI conoscono i particolari della lunga deposizione, la difesa. «Mi perseguitava, era pignolo, mi umiliava». Non ha voluto neppure vedere i congiunti schiacciato dal peso del delitto. Un uomo che viveva per la figlia, in una continua esaltazione. Le sue poesie le portava al lavoro, pronto a leggerle ai compagni. In lui il sogno di una vita diversa, senza le fatiche della fabbrica, diventava giorno dopo giorno 11 pensiero fisso, lo stimolo per continuare a sopportare 1 sacrifici. Adesso è tutto rovinato, sconvolto. La fredda logica degli interrogatori, la ricostruzione, i verbali mettono a nudo una vicenda insensata, le fanno assumere un aspetto ancor più agghiacciante. Un uomo ha ucciso il suo compagno di lavoro e distrutto se stesso e ciò in cui credeva.

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