Biennale, che cosa fare?

Biennale, che cosa fare? Un articolo di Ripa di Meana presidente dimissionario Biennale, che cosa fare? La settimana dal 14 al 19 marzo sarà cruciale per la Biennale di Venezia: Forlani risponderà in Parlamento alla valanga di interrogazioni provocate dalla minaccia sovietica; le commissioni inizieranno il loro lavoro alla Camera sulla proposta di legge; il consiglio direttivo è stato convocato. Tutto sarà seguito con grande attenzione dall'opinione pubblica, dalla stampa, dalla radiotelevisione nazionale ed internazionale. Credo che si debbano attendere i risultati del vasto chiarimento in corso in un clima di serenità e vigilanza. Certo, il «caso Biennale» per i problemi che coinvolge supera la Biennale. Devo però ricordare a tutti che è anche in gioco il futuro del nostro istituto che in questi ultimi tre-anni si è rialzato in piedi e con un intenso lavoro e alcuni importanti risultati si è portato al centro del dibattito culturale internazionale, con caratteristiche di novità e vitalità. Spegnere la Biennale sarebbe un delitto imperdonabile dopo la ripresa del '76. In concreto, che cosa si potrà fare nel 1977 se, come spero, il ministro degli Esteri tornerà a riconoscere a nome del governo nazionale l'assoluta autonomia del nostro ente, respingendo con chiarezza in Parlamento la pressione e le minacce diplomatiche sovietiche? In concreto, che cosa si riuscirà a realizzare di programmi ed iniziative nel corso di quanto rimane del '77 se, come immagino, le commissioni della Camera inizieranno finalmente uno spedito e positivo esame delle tre proposte di legge per il rifinanziamento? Provo a dare una risposta realistica basata sulla conoscenza, dall'interno, delle possibilità di recupero contro il tempo della Biennale di Venezia. Il ritardo del finanziamento, come abbiamo sempre denunciato, è disastroso. Nel caso migliore la Biennale potrà disporre dei suoi mezzi non prima dell'estate, cioè in tempi tecnici organizzativi ormai «saltati» per un ente che sviluppa la parte più intensa del proprio programma internazionale tra giugno e ottobre: un ritardo quasi incolmabile. Sottolineo quasi, perché si potrebbe con un impegno generoso di tutti concentrare i nostri sforzi soltanto su poche, importanti iniziative, non a ridosso della prima estate, salvando in tal modo la continuità, anzi la vita, della Biennale. Ma quali iniziative, quali progetti? Rispondo che nonostante l'unanime decisione del consiglio direttivo di non annunciare il programma generale 1977 fino a quando non risulterà chiaro su quale reale nuova disponibilità finanziaria fondarlo, i responsabili dei nostri grandi settori di attività, con le relative commissioni, cinema e spettacolo televisivo, arti visive e architettura, teatro e musica, i gruppi di lavoro per la scuola, l'informazione e i convegni, il nostro importante nuovo archivio storico, hanno preparato numerose e interessanti ipotesi per il 1977. Con intransigente volontà può essere quindi preparato un programma di poche e importanti iniziative. Questo vale anche per il progetto sui dissensi culturali all'Est, che è parte molto significa¬ tiva del programma generale e alla cui messa a punto lavora un gruppo consiliare eletto all'unanimità. Naturalmente non si tratta di applicare a una realtà che impegna mezza Europa criteri, sempre discutibili, di graduatoria qualitativa, di solo valore estetico; si dovrà invece dare del fenomeno tutta la complessità, il retroterra ampio che trova le sue radici nel primo dissenso culturale, quello cioè delle avanguardie storiche travolte anche fisicamente intorno all'inizio degli Anni 30. Si dovranno presentare dunque i dissensi culturali , er quello che sono, nelle loro diverse ispirazioni e nelle loro contraddizioni, andando senza timore a ricercare i perché oltre che degli alti esiti culturali, artistici e scientifici, anche i perché di quelli mediocri e incerti, di puro riporto. Insomma, una iniziativa che apra con serietà e intelligenza un vasto campo di conoscenze e provochi una utile riflessione. Il consiglio direttivo è riuscito in questi tre anni a superare altre dure prove. E' vero che questa volta le ragioni delle difficoltà sono improvvisamente e minacciosamente sorte all'esterno della Biennale e dall'esterno devono giungere le risposte decisive. Tuttavia, se i fatti esterni, come io continuo a sperare, assumeranno una piega diversa da quella iniziale e si sbloccherà il «surplace» parlamentare per il finanziamento, la barca della Biennale potrà essere tratta fuori dal pelago dalla sua stessa volontà unitaria. lo mi sono dimesso per una questione di principio che ri¬ chiedeva, per essere assunta dalla vasta opinione pubblica, una risposta fulminea proprio per impedire che il trascorrere del tempo risucchiasse tutto nelle reticenze, mezze verità e smentite, tipiche del costume ufficiale italiano. Ho sentito che era mio dovere rispondere con le dimissioni all'aut-aut sovietico formulato con ottimistica arroganza verso tutti, aut-aut particolarmente bruciante per la sinistra italiana che ha alla Biennale dieci consiglieri socialisti e comunisti su diciannove componenti il consiglio direttivo. Non ritengo difatti casuale la coincidenza di date tra il passo dell'ambasciatore Ryjov e la riunione comunista di Madrid, bensì mi pare trasparente l'intenzione spregiativa. Ho agito ben consapevole di tutti i rischi, anche personali, che la mia decisione solitaria comporta, in particolare in questo Paese dove insieme all'abbecedario ti insegnano che in Italia le dimissioni non si danno mai perché le accettino. Penso che la Biennale uscirà dal difficile passaggio che attraversa e aggiungo che se questa ultima battaglia sarà vinta nella chiarezza, non solo essa sarà servita a schiodare una situazione di ambiguo stallo per il finanziamento, ma assicurerà alla Biennale futura uno spazio di autonomia e libera sperimentazione oggi senza confronti tra gli istituti culturali pubblici in Europa. Naturalmente, perché questo accada occorrono scelte di coraggio e tutti devono pagare dei prezzi. Carlo Ripa di Meana

Persone citate: Carlo Ripa, Forlani, Ripa Di Meana

Luoghi citati: Europa, Italia, Madrid, Meana, Venezia