Questa violenza non ha uno sbocco democratico

Questa violenza non ha uno sbocco democratico Monito del pei ai giovani estremisti Questa violenza non ha uno sbocco democratico (Dalla redazione romana) Roma, 12 marzo. Con preoccupazione, ma anche con l'impegno di difendere la democrazia, i partiti e i sindacati seguono l'ondata di guerriglia che frange ribelli di giovani estremisti hanno scatenato fra ieri e oggi in Italia. Se l'organo della de parla domani di «sfida allo Stato», il giornale del pei denuncia resistenza di una «manovra antidemocratica». «Il Popolo» afferma che «siamo in presenza di un disegno preciso portato avanti da alcune forze estremiste minoritarie per radicalizzare la lotta politica e creare così le condizioni di una diretta aggressione alle istituzioni, alle forze dell'ordine e alla de». Il quotidiano de rileva «il nuovo comportamento ambiguo dei comunisti, che ancora una volta sembrano battere il doppio binario del legalitarismo da una parte e della ritornante condanna dell'operato della polizia dall'altra». «L'Unità» di domani, in un fondo di Luca Pavolinì, sostiene, come ha affermato la segreteria del pei, «l'esistenza di una vasta e torbida manovra di provocazione antidemocratica», che si innesta su «un reale stato di inquietudine e protesta» presente «tra gli strati giovanili». Secondo l'organo del pei, questa manovra avrebbe «diverse ispirazioni e diverse centrali», tra cui corpi dello Stato, dove si anniderebbero «elementi animati da spirito reazionario o apertamente complici e conniventi con le trame antidemocratiche». Viene citato «il ricorso ingiustificato all'uso delle armi come a Bologna, che rende leciti i più gravi sospetti». Il pei ammonisce i giovani che «se il clima di violenza dovesse degenerare in modo incontrollabile, lo sbocco, nessuno si illuda, non sarebbe certo né rivoluzionario, né democratico, né progressista». E conclude, pur ripetendo «solidarietà con le ragioni reali» della protesta, ribadendo la «ferma ripulsa per ogni forma di teppismo, di vandalismo, di intolleranza, per ogni tentativo di imporre con la forza il confronto delle idee». L'« Avanti! » di domani denuncia con sdegno gli atti di teppismo che creano un « baratro incolmabile con le forze della sinistra » e definisce l'attacco alla sede della de « una provocazione, un gesto delittuoso, un atto che innesca i meccanismi della strategia della tensione ». L'assalto all'armeria è « il segno che gruppi certamente minoritari sono pronti a percorrere le vie senza uscita dell'avventurismo folle e tragico dei movimenti armati ». E conclude: « Gli assalti, le violenze, le sparatorie fanno dimenticare la crudezza dei problemi e alimentano invece le spinte repressive e autoritarie, di cui solo i pazzi, i ciechi, gli irresponsabili non si avvedono ». « La Voce Repubblicana » chiedeva stamane «assoluta fermezza contro questo nuovo nichilismo qualunquista», esortava «a un ritorno alla ragione, che deve condurre tutti a lavorare per uscire dal buio della crisi», ma sottolineava che «la violenza studentesca non nasce per caso, ma è il frutto di scelte politiche sbagliate». L'onorevole Di Giesi, sul socialdemocratico «Umanità», scrive domani che «lo sappiano o meno, i giovani finiscono per favorire in concreto chi non vuole modificare nulla, anzi chi ritiene che la stessa libertà sia un diritto di cui il nostro popolo non ha ancora imparato a fruire». Per il segretario del pli, Zanone, la gravità e l'estensione a varie regioni e città degli scontri, con uso di armi e non di sole spranghe, « dimostra come essi non siano opera di pochi e isolati provocatori, ma che siamo di fronte a un'azione largamente organizzata sulla quale, il ministero dell'Interno dovrà comunicare senza ritardi ogni notizia in suo possesso ». Zanone ha espresso a Zaccagnini «completa solidarietà» per le agressioni alle sedi della de e del Popolo.

Persone citate: Di Giesi, Zaccagnini, Zanone

Luoghi citati: Bologna, Italia, Roma