Manicomio denunciato per un malato suicida

Manicomio denunciato per un malato suicida Contestato Fuso dei psicofarmaci Manicomio denunciato per un malato suicida (Nostro servizio particolare) Milano, 10 marzo. Un fratello e due sorelle di Mario Barlassina 30 anni, suicida il 3 febbraio scorso nell'ospedale psichiatrico di Mombello, dov'era ricoverato per sindrome schizofrenica, hanno presentato stamane denuncia alla procura della Repubblica «contro il dottor Ambrogio Donati, direttore dell'ospedale e qualunque altra persona che dovesse risultare responsabile dei fatti esposti, per il reato di cui all'articolo 591 C.P. e per ogni altro reato ravvisabile dall'autorità giudiziaria». La storia di Mario Barlassina è questa. Abitante a Monza in via Metastasio 7-A, a dieci anni entra in seminario e ne esce a venti, dopo la maturità classica. Scappa, un mattino, lasciando un biglietto: «Credo sempre in Gesù Cristo ma non più in voi». L'anno accademico '67-'68 vede Mario Barlassina matricola di lettere antiche alla «Cattolica»: avrebbe dato sei esami, in nove anni, fra un ricovero e l'altro, fra un periodo di malattia e uno di miglioramento, fra la speranza di diventare professore e l'umiliazione di continuare a gravare su un bilancio familiare che con due stipendi (il padre operaio e una figlia maestra d'asilo) manda avanti sei persone. Pochi mesi dopo l'iscrizione all'università, il primo ricovero alla Clinica psichiatrica universitaria di via Besta, ad Affori. La diagnosi di schizofrenia induce i medici a trasferirlo a Mombello. Adesso la famiglia afferma che di quella destinazione non era stata nemmeno informata. E' di allora il primo tentati¬ vo di suicidio: all'interno dell'ospedale, con dei cocci di vetro raccolti chissà dove, il giovane si ferisce alla carotide. Si riprende, pare migliorare. Dimesso dall'ospedale psichiatrico, torna in famiglia: e non potrebbe essere diversamente, visto che «strutture intermedie», per casi come il suo, non ne esistono. Nel luglio '70 secondo tentativo di darsi la morte: a Trezzo d'Adda, mentre girovagava in campagna, Mario si siede su un muretto e si taglia i polsi con una lametta. Il 3 febbraio 1977 viene internato al padiglione «Biffi» di Mombello; diagnosi di depressione acuta. Tre giorni dopo, il giovane si impicca a un cancello in fondo al parco del nosocomio. I familiari contestano la quantità di psicofarmaci prescritti, sottolineano le contraddizioni delle testimonianze e dei ricordi del personale, traendone motivo per rafforzare l'accusa di assistenza carente. o. r.

Persone citate: Ambrogio Donati, Gesù, Mario Barlassina, Mombello

Luoghi citati: Affori, Milano, Monza