Torlonia: 1.943.975 lire l'anno (tenute e ville per miliardi) di Fabrizio Carbone

Torlonia: 1.943.975 lire l'anno (tenute e ville per miliardi) Torlonia: 1.943.975 lire l'anno (tenute e ville per miliardi) Roma, 10 marzo, iSta fallendo l'impero dei ITorlonia? E' una domanda legittima per il cittadino romano che da oggi ha libero accesso ai volumi dell'ufficio tributi del comune e che può conoscere quanto pagano di tasse i residenti nella capitale. I Torlonia, l'ultima e la più celebre delle famiglie dell'aristocrazia «nera», stando alle dichiarazioni di reddito di Don Alessandro e della principessa Maria, vedova Sforza Cesarmi, non hanno più soldi in cassa. Il capostipite Alessandro, che nel '73 aveva concordato con la commissione di prima istanza un imponibile di 150 milioni (il Comune ne aveva accertato d'ufficio 375), ha dichiarato nel 1974 un milione 943.975 lire. Una cifra irrisoria, ben al di sotto del tetto previsto dalla legge per l'assegnazione di una casa popolare. Donna Maria è andata più in là. L'imponibile è al negativo. Meno 86 milioni e rotti. E' clamoroso. In un primo elenco dei 33 romani più ricchi, da un anno all'altro, c'è stata un'autoriduzione drastica. In questo elenco i Torlonia sono scesi agli ultimi posti. Ma anche i «palazzinari» Lenzini, Marchini, Armellini, Vaselli, Tudini hanno perso di colpo quota. La signora Elena Parodi Delfino, che aveva concordato per 140 milioni, nel '74 ha dichiarato 3 milioni e mezzo di imponibile. L'elenco è senza fine. Ora i romani si chiedono: chi paga le tasse? E pensano ai Torlonia, sventurata famiglia in crisi. Con due ville e due palazzi a Roma e un impero di terre in provincia (tenute, casali, riserve di caccia, ville e castelli), don Alessandro Torlonia è alla bancarotta. Certo i suoi affari non vanno a gonfie vele. Un suo palazzo a via della Lungara è sotto sequestro: era un museo privato con una imponente collezione di statue e busti romani, ma è diventato, contro la legge, un residence di lusso (300-400 mila al mese l'affitto per mini appartamenti). Le sculture sono state ritrovate in uno sgabuzzino: alcuni «pezzi» sono rovinati, alcune opere addirittura spezzate. Così è arrivato il sequestro e già si parla di esproprio per ragioni di utilità pubblica. Seconda «grana» dei Torlonia è la villa sulla Nomentana. Il complesso sarà fra pochi mesi parco pubblico per decisione del Comune. Ai proprietari è sfuggito di mano un tentativo di lottizzazione interna al grande parco. Ma anche qui c'è uno scandalo: nella villa erano custoditi 2 bassorilievi romani di eccezionale importanza: unici resti dell'arco che Antonino Pio, imperatore, aveva eretto in onore di Adriano dove oggi c'è via di Pietra. Copie dei marmi ìurono fatte nel '37 e sono esposte al museo della civiltà roma na. Ma gli originali dove so- no? I Torlonia non hanno risposto agli interrogativi lanciati sui giornali, con giusta preoccupazione. Resta ai Torlonia lo splendido palazzo di via della Conciliazione, al numero trenta. Una facciata rinascimentale in travertino, un cortile, portici, arcate, statue, busti antichi, due fontane con grandi rilievi marmorei dell'800. Questo è quanto si può vedere dall'esterno. Ma non abbiamo trovato nessuno in grado di descriverci l'interno. Qui è la sede dell'amministrazione Torlonia, quella che in teoria dovrebbe accordare permessi per visitare il museo privato della famiglia e Villa Albani, una delle meraviglie di Roma. Ma i permessi sono solo sulla carta. Lo scomparso archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli raccontò di essersi travestito da spazzino per riuscire a vedere la collezione di statue romane a via della Lungara. Villa Albani, costruita nel 1743 dall'architetto Carlo Marchionni, per il cardinale Albani, amico del Winkelmann e collezionista d'eccezione, fu acquistata da Alessandro Torlonia il «vecchio» nel 1866 insieme alla collezione, incastonata nelle due palazzine che costituiscono un tutto armonico. Precedentemente era stata saccheggiata da Napoleone che si portò a Parigi ben 294 pezzi archeologici (in parte tornati a Roma). La questione, ora aperta al pubblico, dei redditi di Torlonia, delle tasse che pagano e quelle che non pagano, farà molto parlare. Restiamo colpiti dal sobbalzo economico che ha colpito la grande famiglia. Ci consola però che il Comune di Roma, per aprire al pubblico la loro villa sulla Nomentana, dovrà pagare centinaia e centinaia di milioni. Il comune più indebitato d'Italia darà ai suoi sudditi meno ligi al dovere una sostanziosa boccata d'ossigeno. Fabrizio Carbone

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