Ucciso perché stava per scoprire che il papà detenuto è innocente?

Ucciso perché stava per scoprire che il papà detenuto è innocente? Ripiomba nel buio la morte d'un ragazzo Ucciso perché stava per scoprire che il papà detenuto è innocente? L'episodio a Bagheria, vicino Palermo - Gli zii della vittima, accusati di aver strangolato il nipote per "motivi d'interesse", sono stati assolti (Dal nostro corrispondente) Palermo, 10 marzo. Ripiomba nel mistero l'omicidio di Bagheria dove sei anni fa Agostino Sorci, un ragazzo di 14 anni, fu strangolato e gettato in un pozzo forse perché voleva «sapere troppo» su un delitto per il quale suo padre, Domenico, sta scontando l'ergastolo. I tre parenti della vittima sono stati assolti per insufficienza di prove, ieri pomeriggio, dalle assise di Palermo, dall'accusa di essere stati proprio loro ad assassinare il nipotino. I veri autori dell'omicidio di Agostino dunque, almeno per il momento, rimangono impuniti. I fratelli Salvatore e Rosa Sorci e il marito della donna Antonino Mineo, gli zii, hanno già lasciato il carcere Ucciardone. Dopo la lettura del dispositivo della sentenza, la folla che si accalcava nell'aula è esplosa in un lungo applauso. Qualcuno ha gridato ai giudici: «bravi». Quando Domenico Sorci fu condannato all'ergastolo perché riconosciuto colpevole dell'omicidio della guardia campestre Salvatore Ducato (uccisa nel '57 con due colpi di fucile caricato a lupara), Agostino era nato da qualche mese. La prima volta che il ragazzo vide il padre e praticamente lo conobbe, fu nel penitenziario di Porto Azzurro dove andò a trovarlo assieme alla madre che si è risposata e vive in America. Fu un incontro commovente, padre e figlio si guardarono negli occhi e scoppiarono a piangere silenziosamente l'uno sulla spalla dell'altro. Quando Agostino tornò a Bagheria, decise di indagare per conto suo sulla morte della guardia campestre. In quell'epoca il ragazzo era aiuto cameriere in un piccolo ritrovo sulla spiaggia di San Nicola e gli era abbastanza facile avvicinare persone, interrogarle su tutto quello che oredeva utile potesse servire alla sua ricerca. Nelle indagini lo aiutava anche Salvatore Sorci, fratello di suo padre, un sorvegliato speciale. Cosa seppe oppure cosa intuii Agostino, non si è mai scoperto. Il 27 agosto 1971, il ragazzo non tornò più a casa. Si pensò a una fuga e; soprattutto, si credette che egli avesse abbandonato Bagheria schiacciato dal peso morale d'essere figlio di un ergastolano. Il cadavere ormai scarnificato di Agostino fu trovato per caso soltanto tre mesi dopo in un pozzo in contrada «Porcara» da un contadino. Seguirono le indagini e venne fatta l'ipotesi che ad uccidere il ragazzo fossero stati fratello, sorella e cognato del padre perché Agostino avrebbe preteso di entrare subito in possesso di due fazzoletti di terra del padre che erano gestiti dagli zii. I tre furono accusati formalmente di avere sequestrato, soppresso e gettato nel pozzo il nipote per «motivi abietti». Al processo il p.m. Francesco Scozzari, giorni fa, aveva chiesto la condanna di Salvatore Sorci a 30 anni, e dei coniugi Mineo a 24 anni ciascuno. Però, i giudici non erano molto persuasi e decisero di riaprire il dibattimento. Rosa Mineo, interrogata, scoppiò in pianto e accusò altre persone. «S090 stati loro», urlò, ma non fu creduta. Però è su queste persone chiamate in causa dalla donna, dal fratello e da suo marito che adesso si sta orientando l'interesse dei carabinieri. C'è, a questo punto, un interrogativo di fondo: posta la «verità» sostenuta dal ragazzo Agostino che cioè il padre è innocente, i veri assassini di Salvatore Ducato potrebbero anche essere gli assassini di Agostino. Antonio Ravidà

Persone citate: Agostino Sorci, Antonino Mineo, Antonio Ravidà, Domenico Sorci, Francesco Scozzari, Rosa Sorci, Salvatore Ducato, Salvatore Sorci

Luoghi citati: America, Bagheria, Mineo, Palermo, Porto Azzurro