La Corte conferma: lo Stato parte civile contro il Mar di Giuliano Marchesini

La Corte conferma: lo Stato parte civile contro il Mar Respinte le eccezioni della difesa La Corte conferma: lo Stato parte civile contro il Mar Il processo ai dinamitardi del manipolo nero di Fumagalli riprende oggi - Gli imputati devono rispondere di tentativo di eversione (Dal nostro inviato speciale) Brcsria, 10 marzo. Con i toni dell'indignazione, i difensori attaccabo la costituzione di parte civile del governo italiano contro i fascisti del «Movimento di azione rivoluzionaria»: per l'intera udienza di oggi, si sono susseguiti i tentativi degli avvocati di cacciar fuori dal processo la presidenza del Consiglio dei ministri e i dicasteri che chiedono il risarcimento dei danni al manipolo nero di Carlo Fumagalli. La prima offensiva è condotta dall'avvocato Di Maio, che difende Kim Borromeo, una delle figure di rilievo nella fitta schiera degli imputati. Quando il rappresentante dell'Avvocatura dello Stato, domanda il legale, ha presentato la costituzione di parte civile nell'interesse del governo, il dibattimento era dichiarato aperto oppure no? Lo scopo del discorso è questo: se non si era ancora dato l'avvio ufficiale al dibattito, l'inserimento dello Stato nel giudizio dovrebbe ritenersi nullo. Ma il pubblico ministero, Francesco Trovato, rassicura sulla piena validità dell'azione intrapresa dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Ecco comunque, gettarsi nella mischia oratoria il difensore di Carlo Fumagalli, avvocato Capone, che mette nel suo intervento un impeto particolare. «La richiesta di risarcimento da parte dello Stato — grida il legale — è un intollerabile atto di intimidazione politica. Si vuole esercitare un'indebita pressione sulla Corte, anche se sono sicuro che i giudici non permetteranno che i partiti ed il governo facciano in Questo processo i padroni di casa». E aggiunge che qui, per la prima volta in Italia, si è contestata la «grottesca accusa» di guerra civile. L'avvocato Capohe non dice come si dovrebbe chiamare, secondo lui, un tentativo di provocare con atti terroristici l'intervento dell'esercito per instaurare una repubblica presidenziale. Dopo una breve permanenza in Camera di consiglio, la Corte d'Assise respinge la prima istanza di annullamento dell'atto di costituzione di parte civile del governo. Subito, però, l'avvocato Capone ritorna all'attacco: «In questo processo accadono cose sin golari. Io ripeto che si intende influenzare la giuria popolare: non so se sia compromesso storico o che altro», Poi prorompe: «Dovrebbe essere il popolo italiano a costituirsi parte civile per quella catena di scandali che da an ni opprimono il Paese». L'avv. Tassi, che difende Adalberto Fadini, dice che attorno a questo processo « s'è scatenata una furibonda bagarre» e definisce il suo assistito un « perseguitato politico ». Poi si alza il difensore di Alessandro D'Intino, aw. Sbaraglino, il quale esclama, rivolto ai giudi ci: « Staremo a vedere se An dreotti dovrà essere convo cato qui da parte vostra » Il legale insiste nel sostenere che per la costituzione di par te civile del governo nei confronti degli uomini del Mar occorre la ratifica del Parlamento, e quindi solleva questione di illegittimità. D'altro lato, l'avv. Piscopo si mostra ironicamente mosso da una curiosità: dato che il docu¬ mento presentato nell'interesse della presidenza del Consiglio dei ministri non le contiene, chiede che siano precisate le generalità complete di Giulio Andreotti. «Voglio sapere — esclama — a chi è figlio costui ». A tutti risponde, pacato ma con fermezza, il rappresentante dell'Avvocatura dello Stato, Gozzi: « Si è detto che s'è voluto far entrare la politica in questo processo. Ma nella nostra azione, signori giudici, non c'è alcuna volontà di discriminazione: c'è soltanto la pretesa, perfettamente legittima, del governo italiano dì far valere i suoi diritti di risarcimento per questa angosciosa vicenda ». La Corte respinge le eccezioni dei difensori, escludendo la costituzione di parte civile dei ministeri dell'Interno e della Difesa soltanto per la tragica sparatoria di Pian del Rascino. La presidenza del Consiglio dei ministri e quattro dicasteri restano come parti lese dentro questo processo contro i fascisti del Mar. Il dibattito riprende domani. Giuliano Marchesini

Luoghi citati: Italia, Pian Del Rascino