A COLLOQUIO CON LO SCRITTORE SPAGNOLO di Angela Bianchini

A COLLOQUIO CON LO SCRITTORE SPAGNOLO A COLLOQUIO CON LO SCRITTORE SPAGNOLO Sastre, un testimone Dopo le censure, le carcerazioni, gli esili subiti dal franchismo, vivere in Spagna è per lui anche oggi impossibile - "Se in Italia non mi vogliono, andrò in Svezia" Marzo, una giornata ventosa. Alfonso Sastre si trova nella casa romana di amici fraterni e fedelissimi. Il suo arrivo non è stato privo di difficoltà: trattenuto a Fiumicino per varie ore perché considerato « indesiderabile », il drammaturgo e saggista spagnolo stava già per ripartire alla volta di Barcellona, dove il giorno prima aveva subito altri disguidi, questa volta per via del passaporto. — Credo che la faccenda di Fiumicino sia una questione di polizia internazionale — dice Sastre. — Infatti, il 5 febbraio scorso sono stato sorpreso a Saint-Jean-de-Luz dalla polizia francese, ed espulso dalla Francia perché, con la mia presenza, risiedendo a Bordeaux, potevo disturbare l'ordine pubblico. Lo guardo, stupita. Sastre, con voce quasi monotona, offre la spiegazione che deve avere offerto già molte altre volte. — Credo che anche questo dipenda da un equivoco, da attribuirsi allo sciopero della fame che ho fatto con altre persone, a Natale, nella cattedrale di Bayonne, per richiamare l'attenzione del mondo sulla situazione dei baschi deportati e per sollecitare l'amnistia per i prigionieri politici in Spagna. Non conoscevo Sastre, non immaginavo questo viso scuro e dolce, incorniciato da barba e capelli neri, ormai solcati di bianco. Esso contrasta, nella chiusa rassegnazione, con il nitore neoclassico della Villa Albani, dei suoi parterrer e dei suoi portici, che, incorniciati dalle grandi finestre, gli si spalancano accanto. Proprio perché Sastre si dimostra cosi paziente, si ha quasi vergogna di insistere sui disguidi della sua vita, tutta trascorsa nelle strettoie del regime franchista, costellata da censure, carcerazioni, esili, culminati nell'arresto, suo e della moglie, Eva Forrest, nel 1974. Eva Forrest è autrice di quel Diario e lettera dal carcere, diretto ad Alfonso e ai tre figli (Juan e Pablo, venti e diciotto anni, sono ora a Cuba, Eva, quattordicenne, e a Madrid con la zia, sorella di Sastre) che, uscito clandestinamente dalla prigione, fece il giro del mondo. Ora, mentre la speranza dell'amnistia si fa più reale, sta per uscire un altro libro di Eva, Testimoniarne di lotta e di resistenza, dialoghi di carcerate basche, riprodotti integralmente, che dovrebbero veder la luce nelle Edizioni Mugalde, un'editrice della sinistra basca (poiché muga, vuol dire frontiera, il nome, appunto, significa al lato della frontiera) che pubblica nel- le due lingue, basco e casigliano. Eva non è basca, tuttavia: è catalana, e questo suo libro l'avrebbe dovuto presentare Alfonso stesso a Bordeaux, per smascherare una volta di più le contraddizioni del momento politico attuale in Spagna dove, accanto a nuove aperture, permangono in vita istituzioni medievali, ad esempio quella sede della Guardia Civil di San Sebastian, che rappresenta uno dei centri di tortura più raffinati del mondo. Cosi, senza vera intenzione, qualsiasi discorso letterario si fa politico. Per le conferenze dell'A.C.1., Sastre parlerà di uno degli argomenti che gli sono più cari, il Teatro politico, appunto, e, per l'Italia, sta preparando quella che egli chiama una Rivisitazione della Celestina. Qui, la famosa ruffiana della commedia cinquecentesca, Calisto e Melibea, dovrebbe trasformarsi in una strega bruciata dall'Inquisizione; sempre che, nel preparare quest'opera che sembra destinata a Squarzina, Alfonso non le faccia subire un'altra trasformazione, più vicina airultimissima realtà di oggi. In un certo senso, tutto nella vita di Sastre sembra dover mutare, mentre muta, sia pure in forma così faticosa, la vita di Spagna. Comunista nella clandestinità, membro del Comitato Centrale, poi non rieletto, Sastre si è allontanato dal partito, dopo quello che egli considera un vero e proprio abbandono comunista al momento dell'arresto suo e della moglie. Oggi è più vicino a gruppi a sinistra del Pce, (non « gruppettari », però, come egli si affretta a specificare, bensì costituitisi spontaneamente nella clandestinità), e opera in collaborazione con il Teatro Unitario de la Revolución Socialista, Turs, organizzato da un comitato di tutti i partiti democratici, compreso il Pce. La vera novità è poi costituita da una rivista, che ha, per noi italiani, un nome nuovo e divertente, Pipirijaina: esso designa un antico gruppo teatrale itinerante, una specie di Carro di Tespi, e, proprio su questa scia, anche la rivista accoglie testi diversi, ora comici ora tragici. Nel primo numero, è uscito, per la prima volta, in spagnolo. Il sangue e la cenere: dialoghi dì Miguel Servet, che vide la luce in Italia, presso Feltrinelli, ben dieci anni fa. E, prossimamente, si potrà leggere un'opera di Sastre veramente inedita, II camerata oscuro, scritta nel 1972, nella nuova linea inaugurata con Sangue e cenere. « Una tragedia dove si ride molto», spiega sorridendo Sastre. La Spagna, del resto, è sempre stata un luogo tragico dove si ride molto, e gli spagnoli hanno un modo loro, personale, perfezionato da secoli, di sventare, attraverso l'ironia, il peso della realtà. — E ora, Sastre, se tutto andrà bene, vi riunirete. Ma dove? In Spagna, pare che sia impossibile: minacce continue, una bomba mezz'ora prima della rappresentazione del Servet nel teatro Villaroel: «no hay condiciones para vivir », non è vivibile, la Spagna, per la famiglia di Sastre, ancora. Gli hanno offerto di lavorare in Svezia: sembra che ci pensi seriamente, forse per reazione a tante angosce e agitazioni trascorse. — In Svezia, Sastre? Ma la lingua, gli amici? Non vorrebbe vivere qui, in Italia? Risponde serio: — Prima di questo ultimo episodio, pensavo proprio di sì. Ma poi, a Fiumicino, ieri, mi sono detto: «Se non mi vogliono, io non entro ». Angela Bianchini