Francia, ultime battute di un'aspra campagna

Francia, ultime battute di un'aspra campagna Domenica le elezioni amministrative Francia, ultime battute di un'aspra campagna (Dal nostro corrispondente) Parigi, 9 marzo. Mancano quattro giorni alle elezioni amministrative e due sono i problemi che inquietano maggioranza e opposizione. La maggioranza non riesce a concludere ancora il «patto» offerto da Chirac nella battaglia di Parigi e che consiste nello stabilire anticipatamente che se le liste di Chirac avranno più voti a Parigi delle liste di D'Ornano, queste ultime desìsteranno in favore delle prime (e viceversa). I giscardiani infatti non rispondono all'offerta, avanzano la proposta che tutto sia discusso dopo il primo turno, e che il problema sia risolto con un arbitraggio. Naturalmente Chirac risponde con una domanda: chi sarà l'arbitro? Che tecnica si userà per giudicare? E lo stesso Figaro stamattina giudica che non sarebbe accettabile un arbitraggio del governo, cioè un intervento dell'esecutivo. Il quotidiano si chiede poi in base a quali calcoli si possa domani decidere che una lista che ha realizzato più voti desista in favore di un'altra che ne ha realizzati meno perché l'arbitro giudica che le potenziali capacità di vittoria sono di quest'ultima al secondo turno. Pertanto, la polemica si trascina, le «due destre» rischiano di non riunirsi nemmeno al secondo turno. L'opposizione ha invece il suo grande problema a Parigi nelle liste degli «ecologi». Il movimento ecologico si è infatti presentato nella «battaglia di Parigi» col favore della sinistra, supponendo che al secondo turno esso riversasse la maggioranza dei propri voti sull'opposizione. Ma il fenomeno è ingigantito, e i cosiddetti «candidati verdi» fanno sapere che se giungeranno a raccogliere il 12 per cento dei voti non li cederanno a nessuno, e si presenteranno da soli anche al secondo turno. Dal momento che il numero dei «candidati verdi» ha raggiunto l'incredibile cifra di mille e duecento in tutta la Francia, e che mai si era visto un simile balzo in avanti, la sinistra (che si credeva beneficiaria della protesta) si sente mancare una massa decisiva di voti a Parigi, e non soltanto a Parigi. In una quindicina di grandi città gli «ecologi» si presentano con liste indipendenti: da Strasburgo a Lione, da Tolosa a Lilla. La cosiddetta «marea verde» interessa 32 dipartimenti. Il fenomeno viene segnalato dai cronisti politici più attenti che ricordano come in Francia certi movimenti «apolitici» siano cresciuti lentamente, diventando a un certo punto determinanti. La protesta contro l'eccessiva fiscalità, nata come movimento d'opposizione nel '54-'55, sfociò nel .1956 nell'elezione di cinquantadue deputati poujadisti che spostarono a destra l'equilibrio politico. La creazione di un'opinione pubblica favorevole alla pace in Indocina, sollevata del '53-'54 dai mendesisti, si riversò in una crescita di voti favorevoli al disimpegno in Algeria, che so. stennero De Gaulle nel '60-'61. Oggi l'ecologia, coi suoi simboli verdi, sta propagando un «messaggio» che può tagliare le gambe alla sinistra vincente al primo turno. Se al secondo turno non desiste, si avrà un'opposizione spaccata in due in molte città-chiave. a. c.

Persone citate: Chirac, De Gaulle, Figaro