Romania: centomila «senzatetto» guardano le loro case distrutte di Clemente Granata

Romania: centomila «senzatetto» guardano le loro case distrutte Si delinea il bilancio sui danni materiali del sismo Romania: centomila «senzatetto» guardano le loro case distrutte o tnr. a bdi eoo a n i a ) , a n a, eie i- i insostituibile. Ore e ore a scae | vare senza tregua tra le mace- (Dal nostro inviato speciale) Bucarest, 9 marzo. I senzatetto in tutta la Romania superano le centomila unità, la maggior parte è concentrato a Bucarest. La scena ora nella capitale è dominata dalla fila di autocarri che trasportano i profughi nei luoghi di raccolta ai quartieri Collentina, Trumultaberei e alla «casa dello studente» del politecnico, situata all'estrema periferia del lato ovest della città. I sinistrati si raccolgono sui marciapiedi davanti alle loro case inabitabili e lì attendono i soccorsi accanto alle masserizie. Tutto avviene con molto ordine, anche se pare che non tutte le quattrocento commissioni nominate dal governo per compiere le perizie negli appartamenti funzionino con la precisione cronometrica pretesa dalle autorità e che a volte alcuni tecnici lascino piuttosto a desiderare per quanto concerne la competenza professionale (esami peritali sbagliati, lacunosi, eccetera). Ma, occorre precisarlo, questi sono gli unici lati negativi che si riscontrano nell'attività di intervento del dopo-terremoto. Colte alla sprovvista dalle micidiali scosse sismiche di venerdì scorso, prive del loro capo e dell'intero staff dirigenziale che si trovavano all'estero, Bucarest e la Romania hanno brancolato nel buio per 24 ore. Poi l'arrivo di Ceuusescu ha impresso efficienza e razionalità all'opera di soccorso. La guardia patriottica, organismo paramilitare composto di un milione e cinquecentomila uomini, si è affiancata all'esercito e ha dato un aiuto ccnside-"vole, talora determinante e eoti e n o d ci un asit. li p la acle le o. a to ariel re ba la rie al limite della resistenza umana, anche durante la notte, tra il vento che spazzava le strade e sotto le sferzate di una pioggia gelida. Ceausescu ha lanciato l'appello alla mobilitazione generale e la gente ha risposto con uno slancio che non pare simulato. Radio e televisione hanno martellato con la loro propaganda incessante, «Scienteia» e «Romania Libera», i due quotidiani più diffusi del Paese, hanno fatto da cassa di risonanza e l'opera di soccorso ha assunto un ritmo quasi frenetico. Ceausescu, dotato di poteri dittatoriali, ha dimostrato ancora una volta di essere un capo carismatico e di saper raccogliere attorno alla sua persona l'unità della nazione. Ieri sera, il presidente romeno ha presieduto una nuova riunione del «comitato politico esecutivo » alla quale i mezzi di informazione hanno dato, come logico, un rilievo enorme. Nella mozione fi¬ nale si afferma che sono mobilitate tutte le organizzazioni provinciali delle costruzioni, tutti i « collettivi », i cui componenti dovranno prestare la loro attività al termine della normale giornata lavorativa in modo da promuovere « un'azione di massa perché scompaiano le tracce del disastro e la città riacquisti al più presto l'aspetto normale ». « Occorre — ha detto ancora il comitato — intensificare gli sforzi per la salvezza della patria socialista », è necessario che « tutti gli attivisti siano più vicini ai cittadini e li soccorrano con le parole e con i fatti». Dopo le premesse ideologiche e le parole d'ordine del regime, vengono le direttive più specìfiche e immediate per far fronte alla gravità della situazione. E' stata predisposta la costruzione di ot¬ tomila appartamenti, i quali dovranno aggiungersi agli edifici programmati nel piano quinquennale di sviluppo (scadenza 1980, obiettivo: la rivoluzione tecnico-scientifica della Romania). Saranno consegnati, inoltre, mille « lei » (corrispondenti a circa ottantamila lire) alle persone che hanno perduto tutto e, inoltre, due vestiti a testa, lenzuola, coperte e stoviglie. Le persone « traumatizzate o scioccate » dal terremoto usufruiranno di dieci giorni di ferie per « recuperare le forze », per alcuni è previsto un soggiorno nelle località balneari del Mar Nero. Secondo le informazioni che ci vengono fornite e sulla cui attendibilità non siamo in grado di raccogliere conferme, il settantacinque per cento gode di uria borsa di studio, se i genitori non guada¬ gnano complessivamente più di quattromila «lei» mensili (cioè trecentoventimila lire). I sussidi sono di cinquecento- trenta «lei» al mese investiti in vitto e alloggio più unapiccola parte di liquido dispo nibile, se lo studente supera gli esami annuali previsti dal piano di studio della facoltà con la media dell'8,5 (in Romania, all'untoersita i voti sono dati in decimi), e di seicento «lei» se la media è superiore. Naturalmente, se non si completa il piano di studio annuale si perde il diritto al sussidio. Se poi lo studente va fuori corso di due anni, perde il diritto di frequentare la facoltà (può iscriversi ad un'altra, ma a sue spese). Torniamo, comunque, ai terremotati. A loro sono stati riservati tre dei sei palazzi. Secondo le promesse del governo, dovrebbero rimanervi per un mese o due, poi sari trovata loro una nuova sistemazione. Parliamo con alcuni profughi, che ci forniscono j drammatiche testimonianze \ sulla sera di venerdì. In quel mentre giunge un giovinetto con la fascia rossa al braccio. Ha gli occhi scintillanti di entusiasmo per la missione che sta compiendo. Dice che no, con ì profughi non sì può parlare. Mostriamo il permesso di libera circolazione dell'«Agerpress», scuote il capo, chiama due miliziani che ci allontanano. Ma ecco giungere un funzionario in borghese, redarguisce i poliziotti, fa un ampio cenno con la mano e, aprendosi al più franco sorriso, osserva che possiamo vedere quello che vogliamo. Il giovinetto si profonde in scuse: «Capite, sono formalità». Nel frattempo, dall'estero giungono soccorsi. L'Italia ha previsto l'invio di sei Hercules. Ieri è giunto il primo aereo con lettini, coperte, materiale sanitario e un ospedale completo da campo (ne saranno mandati altri sei). Maria Pia Fanfanì, moglie del presidente del Senato, ha organizzato una serie di aiuti per la piccola nostra comunità di Bucarest. Gli organi d'informazione locali parlano di centoventi Paesi mobilitati per la Romani. Nell'elenco di quelli socialisti figurano Germania Est. Polonia e Bulgaria.. L'Urss, per ora, rimane a guardare. Clemente Granata

Persone citate: Ceausescu